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Prysmian: analisti plaudono ad acquisizione Encore Wire

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A Piazza Affari la seduta odierna prosegue in territorio negativo anche per Prysmian, che perde terreno dopo due giornate consecutive in rialzo.

Prysmian frena dopo il rally

Il titolo ieri ha avviato la settimana con un rally di circa quattro punti percentuali e oggi presta il fianco ad alcune prese di profitto.

Mentre scriviamo, Prysmian passa di mano a 49,96 euro, con una flessione dell’1,46% e oltre 420mila azioni scambiate fino a ora, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 750mila.

Il titolo resta sotto la lente dopo che ieri il gruppo ha annunciato l’acquisizione di Encore Wire.

Prysmian: spunti dalla call sul deal Encore Wire

Quanto ai principali messaggi emersi nel corso di una conference call sul deal, si segnala in primis che le sinergie a regime a livello di EBITDA ammontano a circa 140 milioni di euro nei 4 anni successivi al perfezionamento dell’operazione, prevista nel quarto trimestre 2024, di cui si prevede che 100 milioni di euro saranno realizzati entro 2 anni.

Il 40% di queste sinergie è operativo, mentre il restante 60% commerciali, ovvero ricavi addizionali.

Il deal rafforza l’esposizione di Prysmian al mercato nordamericano, è altamente complementare con un modello verticalmente integrato e caratterizzato da un singolo sito produttivo in Texas.

Focus su Encore Wire

Encore Wire ha registrato un EBITDA margin del 20% nel 2023, livello definito sostenibile nel medio-lungo termine.

Wire ha registrato una normalizzazione dei prezzi più rapida e marcata rispetto al business simile di Prysmian negli Stati Uniti, tuttavia, le condizioni di mercato sono recentemente migliorate, con una stabilizzazione dei prezzi nel primo trimestre rispetto agli ultimi tre mesi del 2023 e miglioramento dei volumi.

Le stesse considerazioni valgono per il business legacy di Prysmian negli Stati Uniti.

La stima di accrescimento dell’EPS, pari a circa il 30% includendo l’impatto delle sinergie a regime, e circa il 20% senza considerare l’impatto delle stesse, è basata sui numeri 2025.

I capex di Encore Wire sono saliti a 150 milioni di dollari all’anno negli ultimi 2 anni per aumentare la capacità produttiva, ma scenderanno a circa 80 milioni di dollari all’anno.

La posizione finanziaria netta pro-forma post acquisizione sarà di circa 5,1 miliardi di euro o 2,4 volte il debito netto/Ebitda adjusted.

Prysmian prevede di ritornare, entro il 2027, a un debito /EBITDA simile al livello di dicembre 2023.

La transazione verrà finanziata attraverso un mix di cassa disponibile e nuovo debito per 3,4 miliardi di euro: 2/3 del finanziamento saranno in dollari al costo del 5%/5.5%, mentre 1/3 in euro al 4%/4.5%.

Quanto alle opzioni di allocazione del capitale, nessuna modifica viene apportata da Prysmian alla politica di dividendo dopo il deal, mentre il buy-back sarà messo in stand-by.

Prysmian: il commento di Equita SIM

Secondo gli analisti di Equita SIM, l’operazione è positiva da un punto di vista industriale in quanto rafforza l’esposizione di Prysmian al mercato nordamericano.

Il multiplo pagato per l’asset è ragionevole considerando le elevate sinergie. Inoltre, il track-record di Prysmian nell’esecuzione delle sinergie è ottimo.

Gli analisti di Equita SIM mantengono una view cauta su Prysmian, ribadendo la raccomandazione “hold”, con un prezzo obiettivo alzato del 9% a 52,5 euro.

Prysmian: la view di Banca Akros

A puntare su Prysmian è Banca Akros, che oggi ha reiterato il rating “buy”, con un target price a 53,5 euro.

Per gli analisti il messaggio dalla conference call di ieri è stato positivo, con un buon feedback su Encore Wire, motivo per cui Banca Akros sta rivedendo le sue stime su Prysmian per tenere conto dell’acquisizione.

Prysmian al vaglio di Intesa Sanpaolo

Buone notizie per Prysmian anche da Intesa Sanpaolo che invita ad acquistare con un fair value a 54 euro.

A detta degli esperti, l’acquisizione di Encore Wire ha una forte ratio e dei solidi termini finanziari.

Assegno Unico, importi minimi se non rinnovi l’Isee: ecco come recuperare gli arretrati

E’ scaduto il 29 febbraio il termine per la presentazione del nuovo ISEE, al fine di ottenere il pagamento dell’Assegno unico.

Una scadenza non impositiva, perché l’assegno unico è stato comunque pagato dal 1 marzo, anche se con l’importo minimo.

La situazione però non è irreversibile e può essere sanata fino a giugno e in questo caso si potrà godere anche degli arretrati non erogati che saranno pagati a conguaglio in un’unica soluzione.

Intanto da febbraio 2024, i beneficiari hanno ricevuto un importo maggiorato  grazie alla rivalutazione.

Infatti l’importo varia da un minimo di 57 euro (per un figlio) per chi ha un Isee oltre 45.574,96 (o non presenta l’Isee) a un massimo di 199,4 euro per redditi fino a 17.090,61.

Ma vediamo nel dettaglio cosa succede  in assenza di presentazione del nuovo modello ISEE.

Assegno Unico, importi minimi se non rinnovi l’Isee: ecco come recuperare gli arretrati

Se percepisci l’Assegno Unico e sei tra i ritardatari che hanno dimenticato di rinnovare l’Isee entro il 29 febbraio 2024, non preoccuparti, l’Inps sta continuando ad erogarti l’agevolazione con importo minimo.

La misura, posta in essere dal governo Draghi e che riguarda le famiglie con figli a carico ha subito nel corso del tempo alcuni aggiustamenti e modifiche.

Al momento l’assegno viene attribuito per ogni figlio:

  • minorenne a partire dal settimo mese di gravidanza;
  • per ogni figlio fino a 21 anni ma solo nel caso in cui frequenti un corso di formazione scolastica, professionale o sia iscritto all’università, oppure  svolga un tirocinio o un’attività lavorativa con reddito complessivo inferiore a 8.000 euro annui, e nel caso di disoccupazione o se svolga il servizio civile;
  • senza limiti di età per i figli disabili.

Il 29 febbraio 2024 però è scaduto il termine per la presentazione dell’ISEE aggiornato: tale attestazione serve  per continuare ad usufruire dell’assegno unico e non solo.

Al momento anche se non è stato presentato, l’assegno verrà comunque erogato anche se con importo minimo e questo perché c’è tempo fino al 30 giugno per poter riavere l’adeguamento degli importi.

Infatti si potrà godere degli arretrati fino alla presentazione del nuovo Isee i quali verranno corrisposti in un’unica soluzione in sede di conguaglio.

Fino alla presentazione del nuovo ISEE infatti il beneficiario riceverà l’assegno unico con importo minimo, ossia 57 euro.

Da gennaio 2024 l’importo minimo dell’assegno unico è cambiato subendo una maggiorazione.

Dunque coloro che riceveranno il pagamento dell‘Assegno unico di aprile  nei giorni 1718 e 19 potrebbero vedersi erogato l’importo minimo che ammonta a 57 euro. Per evitare la decurtazione ecco che occorre aggiornare la propria posizione direttamente all’Inps.

Assegno Unico, come recuperare gli arretrati

Se non hai rinnovato l’ISEE per questo nuovo anno non disperare. Per recuperare gli arretrati c’è tempo ancora due mesi. Per recuperare le somme arretrate, attestazione ISEE deve essere presentata entro e non oltre il 30 giugno 2024.

Coloro che presentano il nuovo Isee 2024 entro la fine di giugno 2024 potranno ottenere gli arretrati  tenendo conto della situazione economica comunicata. Questi infatti partiranno da marzo e verranno pagati in sede di conguaglio annuo.

Ecco come presentare la Dsu aggiornata

Dal 2023 l’esecutivo Meloni ha stabilito il rinnovo automatico della domanda per ricevere l’Assegno unico.

Gli importi verranno erogati in base alle notizie già a disposizione dell’INPS. Pertanto ogni variazione del nucleo familiare va comunicata con la  presentazione di una Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) aggiornata.

La nuova dichiarazione può essere presentata tramite Caf oppure in modalità fai da te accedendo tramite Spid, Cie o Cns alla sezione dedicata del sito Inps.

In questo caso si utilizzerà il modulo precompilato presente nel portale  che contiene dati auto dichiarati dal soggetto e dati  precompilati ottenuti dai controlli dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate.

Carta Dedicata a te INPS 2024, quando arriva? Ecco tutto quello che c’è da sapere

Continua il sostegno del governo italiano alle famiglie economicamente svantaggiare: l’esecutivo ha puntato su numerose misure a sostegno degli italiani con redditi bassi e in difficoltà economiche sopratutto la Carte Dedicata a te.

Oltre ai numerosi ai tanti bonus ancora in circolazione l’INPS ha dato esecuzione lo scorso anno ad un contributo a sostegno delle fasce deboli con la Carta risparmio spesa meglio conosciuta come carta “Dedicata a te” dal valore dei 382,50 euro.

Un’agevolazione tra le più attese ed amate dagli italiani che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molti.

Proprio per questo la legge finanziaria del 2024 ha riproposto l’agevolazione. Ma ancora la cifra non è stata accreditata. Cosa sta succedendo e perché di questo ritardo?

Scopriamo insieme le prossime mosse del governo.   

Carta Dedicata a te INPS 2024, quando arriva? Ecco tutto quello che c’è da sapere           

La Carta Dedicato a te è stata senza dubbio una delle misure più amata dagli italiani. La carta prepagata di  382,5 euro, erogata dall’INPS e distribuita da Poste Italiane ha permesso a tante famiglie in situazioni economiche precarie di tirare un piccolo sospiro di sollievo.

I beneficiari individuati dall’INPS hanno potuto acquistare beni di prima necessità. Non tutti hanno potuto godere della misura: questa infatti ha requisiti d’accesso ISEE ben precisi.

Per poter accedere alla card i fruitori dovevano possedere un indicatore ISEE non superiore a 15.000 euro tenendo conto di alcune variabili come la composizione del nucleo familiare, la  presenza di figli e la loro età.

La card è stata inviata grazie ad un collaborazione tra Inps, comune e Poste Italiane dove i beneficiari hanno potuto ritirare la prepagata con i soldi già accreditati.

Si è trattata di un’agevolazione  una tantum fine a se stessa ma il governo nella legge finanziaria 2024 ha deciso di rinnovare la misura.

Nella legge di Bilancio è contenuto uno stanziamento di 600 milioni di euro da destinare alla social card.

Le famiglie in difficoltà quindi potranno godere della card per acquistare beni alimentari, benzina e abbonamento ai trasporti. 

Al momento non si conoscono i tempi della nuova ricarica o delle nuove assegnazioni : manca ancora la firma del decreto attuativo che ripartisce le somme e ne stabilisce i requisiti.

L’unica cosa certa che le somme erogate lo scorso anno dovevano essere spese entro il 15 marzo 2024: da tale data la card è stata azzerata

Il consiglio è presentare, per poter usufruire della carta dedicata a te 2024  la Dichiarazione sostitutiva Unica per ottenere l’ISEE.

Carta dedicato a te, questi i possibili requisiti

Lo abbiamo appena detto, al momento manca il decreto attuativo per far partire la Carta Dedicato a te 2024. Se i requisiti dello scorso anno fossero riconfermati non sarà necessario presentare alcuna domanda.

Se l’erogazione dovesse avvenire seguendo i parametri del 2023, riceveranno i nuclei familiari con un ISEE fino a 15.000 euro e con tutti i componenti iscritti all’Anagrafe della Popolazione Residente con determinati requisiti.

La carta è stata erogata lo scorso anno alle famiglie tenendo conto di un preciso ordine di priorità.

Inoltre sono stati i Comuni con la collaborazione con l’INPS, a invitare i cittadini a ritirare la carta risparmio spesa di 382,50 euro presso gli uffici del territorio.

Per il 2024 l’accredito dovrebbe avvenire sulla stessa card già consegnata lo scorso anno solo se si rispettano determinati requisiti.

Un sistema già collaudato visto che a dicembre è stato erogato il bonus benzina sulla stessa card.

Quindi con la carta Dedicata a te 2024 dovrebbe essere consentito acquistare beni alimentari e di prima necessità come ad esempio Carni suine, bovine, avicole, ovine, caprine, cunicole, pescato fresco, latte e suoi derivati, Uova, Oli d’oliva e di semi, Prodotti della panetteria e tanto altro ancora.

In più con il Decreto Energia (DL n. 131 del 2023), si sono aggiunti anche, carburanti e abbonamenti ai mezzi pubblici.

Chi dovrebbe essere escluso dalla social card

Se si rispettano i limiti e i requisiti del 2023, gli esclusi dalla Carta dedicato a te, sono i percettori dell’Assegno di Inclusione e qualsiasi altra misura di inclusione sociale.

Inoltre se anche un componente della famiglia è percettore di NASpI o DIS-COLL, Indennità di Mobilità, Fondi di Solidarietà per l’integrazione del reddito o Cassa Integrazione Guadagni (CIG), si è esclusi dalla possibilità di ricevere la Carta Solidale Acquisti.

Ad essere esclusi dalla Carta Solidale Acquisti sono anche le famiglie con ISEE oltre i 15mila euro. Tuttavia, è possibile che in alcune città ci siano famiglie con un ISEE anche molto inferiore a questa soglia che non hanno ricevuto la carta, magari perché il Comune in cui risiedono è molto piccolo e il numero di tessere assegnate è basso.

Pensioni Inps, quelle di maggio 2024 arrivano in ritardo: ecco le date dei pagamenti

Anche il prossimo mese di maggio 2024 non mancheranno le sorprese per le pensioni Inps. Non solo importi più alti rispetto allo scorso anno con una cifra del rateo più alta per effetto della rivalutazione al 5,4% ma ci sarà una cattiva notizia.

Slitta infatti il pagamento del rateo di maggio di qualche giorno proprio per come avvenuto ad aprile.

Scopriamo dunque quando verrà pagato il rateo di maggio 2024 con le date di accredito ufficiali da segnare in rosso sul calendario.

Pensioni Inps, il rateo di maggio 2024 arriva in ritardo: ecco perchè e le date dei pagamenti

I pensionati italiani anche per il prossimo mese di maggio avranno novità in tema di importi dei ratei delle pensioni Inps.

In realtà le cifre seguono lo stesso andamento dei mesi scorsi, ossia già in atto da gennaio 2024 che ha previsto con una rivalutazione del 5,4%.

Anche per maggio dunque la cifra sarà più alta anche per effetto dei nuovi scaglioni Irpef che hanno avvantaggiato chi ha un reddito tra i tra 15.001 euro e 28.000 euro.

Nel 2024 questi verseranno il  2% in meno di Irpef, essendo stati accorpati nello scaglione al 23% a seguito dell’eliminazione dello scaglione al 25%.

Molti pensionati dunque stanno già godendo di un piccolo aumento dovuto ad una riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3.

Tali modifiche hanno prodotto effetti diretti su alcune categorie di pensionati che hanno visto aumentare  il loro assegno.

Ma quando verrà pagata la pensione di maggio 2024? In realtà il rateo di maggio 2024 slitterà di qualche giorno proprio come successo per il mese di aprile scorso.

Solitamente l’accredito e i pagamenti in contanti presso gli uffici postali vengono effettuati partendo dal primo giorno del mese.

Come per aprile, quando il primo giorno del mese era una giornata festiva, anche maggio subirà lo stesso slittamento di accredito.

Si perché il primo maggio è la festa dei lavoratori e pertanto bisognerà aspettare il primo giorno bancabile utile del mese, cioè giovedì 2 maggio.

Coloro che hanno optato per ritirare in contanti il rateo della pensione possono farlo a partire dal 2 maggio e rispettando le turnazioni alfabetiche affisse all’esterno di ogni filiale di Poste Italiane.

Pensioni Inps, questo il calendario per il ritiro in contanti

Come abbiamo detto, se l’accredito del rateo di maggio 2024 avverrà a partire da giorno 2 dello stesso mese, coloro che hanno deciso di procedere al ritiro in contanti presso gli sportelli fisici di Poste Italiane, dovranno aspettare per il ritiro lo stesso giorno rispettando l’ordine alfabetico.

Nel dettaglio, il calendario prevede il ritiro:

  • Giovedì 2 maggio per i cognomi dalla A alla B;
  • Venerdì 3 maggio per i cognomi dalla C alla D;
  • Sabato 4 maggio (solo mattina) per i cognomi dalla E alla K;
  • Lunedì 6 maggio per i cognomi dalla L alla O;
  • Martedì 7 maggio per i cognomi dalla P alla R;
  • Mercoledì 8 maggio per i cognomi dalla S alla Z.

Pensioni, come controllare in autonomia le date e il cedolino

Al momento l’ufficialità dell’Inps sul calendario non c’è perché per attendere quello ufficiale bisognerà aspettare la pubblicazione sul portale Inps e di Poste previsto per la fine del mese di aprile 2024.

Dunque per essere sicuri delle date di accredito e di ritiro, i pensionati possono visionare il cedolino in totale autonomia.

L’INPS, infatti da la possibilità di controllare i cedolini in largo anticipo direttamente e in maniera autonoma dal sito dell’istituzionale accedendo alla sezione “Servizio: Cedolino di pensione e servizi collegati”.

Inserendo il proprio codice fiscale, lo Spid o i dati della carta nazionale dei servizi o la carta di identità elettronica si potrà accedere alla propria area personale.

Cliccando su “Vuoi visualizzare il cedolino” sarà possibile visionare l’importo e la relativa data di esigibilità. Nella stessa area sarà possibile visionare i cedolini dei mesi passati cliccando su  Verifica Pagamenti.

 

Modello 730, tutti i bonus in detrazione con aliquote e requisiti

La Dichiarazione dei redditi è un adempimento fiscale obbligatorio ogni anno per coloro che producono redditi. Con l’entrata in vigore dei bonus fiscali, il quadro della situazione è cambiato: infatti nel modello 730 ci sono molte voci in più da inserire.

Oltre alle detrazioni ” tradizionali”, cioè le spese mediche, le tasse universitarie, il costo del veterinario, nel modello 730 vanno indicati il bonus mobili, ristrutturazioni, superbonus e così via. Ecco le istruzioni per portare tutti i bonus in detrazione.

Modello 730, spese e bonus che si possono portare in detrazione 

Il modello 730 presenta alcune novità rispetto agli anni precedenti. Vi sono infatti diverse voci di spesa da portare in detrazione:
  • le spese per i canoni di locazione per studenti universitari fuori sede e per gli alloggi adibiti ad abitazione principale;
  • le spese per l’intermediazione immobiliare e sull’acquisto della prima casa;
  • i crediti di imposta per coloro che hanno svolto attività fisica;
  • i dati relativi al bonus acqua potabile;
  • le spese per corsi post-diploma di alta formazione e specializzazione artistica e musicale.

Inoltre, dal 2022 le detrazioni del 19% sono concesse solo per pagamenti effettuati con sistemi tracciabili, escluse le spese per medicinali e dispositivi medici accreditati dal Servizio sanitario nazionale. L’Agenzia delle Entrate può verificare i dati attraverso la certificazione unica (CU).

L’elenco dei bonus che si possono portare in detrazione nel 730

All’interno del modello precompilato 730 di quest’anno, è possibile recuperare le detrazioni relative ai seguenti bonus casa:

  • interventi di recupero del patrimonio edilizio;
  • riqualificazione energetica;
  • installazione di colonnine di ricarica;
  • acquisto di arredo per immobili ristrutturati;
  • bonus barriere architettoniche (detrazione al 75%);
  • interventi sulle zone verdi degli immobili (bonus verde).

Le informazioni su questi bonus devono essere inserite obbligatoriamente nel modello precompilato del 730.

Altre detrazioni relative alla casa: locazioni e mutui

È possibile riportare le spese relative agli interessi sui mutui e i canoni di locazione all’interno del modello precompilato 730. La detrazione è pari al 19% sull’Irpef per gli interessi passivi sui mutui delle abitazioni principali, fino a un massimo di 2582,28 euro.

La detrazione è usufruibile solo se i lavori di costruzione o ristrutturazione dell’immobile iniziano entro sei mesi precedenti o 18 mesi successivi all’assicurazione del contratto di mutuo.

Spese sanitarie

Le spese sanitarie possono essere detratte al 19% dall’Irpef, purché siano documentate correttamente e non superino il limite dell’imposta lorda. Queste spese includono prestazioni mediche, acquisto di medicinali, visite specialistiche, ricoveri ospedalieri, attrezzature mediche e interventi di trapianto.

Altre spese detraibili

Altre spese detraibili includono erogazioni liberali a favore di ONLUS, APS e ETS (35% sull’Irpef), premi per rischio eventi calamitosi (110% per il 90%), e bonus per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici (50% di detrazione sull’Irpef).

Assicurarsi di inserire correttamente queste informazioni nel modello 730 aiuta a compilare correttamente la dichiarazione dei redditi.

Condizionatore, il trucco per spendere la metà: ecco come poter ridurre i costi

Condizionatore, svelato il trucco per spendere la metà: ecco come poter dimezzare i costi delle bollette del vostro dispositivo.

Negli ultimi anni le sempre più alte temperature portano le persone ad utilizzare i condizionatori più a lungo, con ciò che si traduce poi in bollette più salate.

La maggior parte delle famiglie italiane possiede un condizionatore e lo utilizza quotidianamente per combattere il caldo. In alcuni casi, questo dispositivo diventa un valido alleato anche in inverno, quando viene sfruttato come pompa di calore.

I condizionatori offrono molti vantaggi: oltre che a rinfrescare le abitazioni nei mesi più caldi permettono di regolare l’umidità interna alla casa. Molto importante inoltre è l’utilizzo quasi necessario che si fa negli uffici e nei luoghi di lavoro, in quanto lavorare ad una temperatura eccessiva durante le lunghe giornate d’estate potrebbe essere impossibile.

Essendo alimentato però tramite elettricità, il suo uso può comportare aumenti significativi nel prezzo della bolletta della luce. Tra le altre cose, come comunicato da ARERA, bisogna fare attenzione ai nuovi aumenti delle bollette elettriche, con le spese che crescono soprattutto se si possiede in casa un condizionatore. Tuttavia non bisogna per forza farne a meno, in quanto grazie ad un semplice trucco si può spendere la metà.

In questo articolo scopriremo assieme come sfruttare al meglio il condizionatore, godendo di un’abitazione fresca e confortevole ad un prezzo vantaggioso.

Condizionatore, il trucco per spendere la metà: ecco come poter ridurre i costi

In realtà, quando si tratta di condizionatore, più che di un trucco per spendere la metà dovremmo parlare di una serie di accortezze che, se sommate, consentono un risparmio considerevole.

La prima tecnica per dimezzare immediatamente i costi riguarda l’efficienza energetica, che è un fattore da considerare ogni qualvolta si acquista un elettrodomestico.

È vero che acquistare un condizionatore di classe energetica elevata potrebbe comportare un costo iniziale elevato. Tuttavia, è bene considerare che un condizionatore di classe A+++ consuma più del 50% in meno rispetto ad un vecchio condizionatore di classe D.

Dunque, per spendere la metà o, per meglio dire, per risparmiare fino al 60% sulle bollette il consiglio primario è quello di investire del denaro nell’acquisto di un dispositivo di ultima generazione.

Tuttavia, a parte questo primario consiglio che consente di risparmiare sulle bollette ogni mese, esistono anche una serie di accorgimenti che, se sommati tra loro, potranno condurre ad un risparmio mensile elevatissimo.

Condizionatore, altri metodi per spendere meno

Quando si parla di condizionatore, quanto consuma e quali sono i trucchi per risparmiare sono due delle domande più frequenti. Nel momento in cui si utilizza un condizionatore, un trucco per spendere la metà sulle bollette riguarda la temperatura.

Molti di noi hanno la pessima abitudine di impostare una temperatura eccessivamente bassa, cosa che comporta ovviamente un enorme dispendio di energia.

Invece che impostare inutilmente una temperatura bassissima, meglio optare per una temperatura intermedia. In ogni caso, poi, anche durante le giornate eccessivamente calde è buona regola evitare di impostare la temperatura con una differenza maggiore di 8 gradi rispetto all’esterno.

Nel caso di caldo umido, un altro trucco per spendere la metà quando si utilizza un condizionatore riguarda l’uso della deumidificazione. Mediante questa funzione, si può ottenere anche il 13% di risparmio in bolletta.

A questo risparmio si potrà sommare un 10% in meno sulle utenze sfruttando la programmazione. Coi programmi notturni, ad esempio, viene garantito un minor consumo di energia, che andrà ad incidere positivamente sugli importi da pagare a fine mese.

Infine, mai sottovalutare la manutenzione del condizionatore: un trucco per spendere la metà, se sommato a quelli appena analizzati, prevede la regolare pulizia del dispositivo. In questo modo, il risparmio atteso si aggirerà intorno all’’8%.

Condizionatore, come spendere meno nell’acquisto

Abbiamo già detto che, nel caso di un vecchio condizionatore, un trucco per spendere la metà consiste nel cambiarlo con un nuovo dispositivo a risparmio energetico. Ma abbiamo detto anche che il costo di un nuovo dispositivo di classe energetica elevata potrebbe essere molto alto. E, in un momento di crisi economica come quello attuale, non tutti gli italiani possono effettuare un acquisto del genere.

Tuttavia, anche nel 2024 è previsto il bonus condizionatore, un’agevolazione fiscale che consente di ottenere una detrazione sull’acquisto, la quale va dal 50 al 70%.

Un altro aspetto importante è quello di scegliere i condizionatori che consumano meno, in modo da limitare alla radice l’aumento del costo della luce.

Frigorifero, ecco l’impostazione che fa risparmiare un sacco di soldi

Le bollette di luce e gas sono ancora care, per questo molte famiglie italiane sono alla ricerca di strategie per spendere meno, senza rinunciare agli elettrodomestici irrinunciabili. Tra questi c’è sicuramente il frigorifero, un elettrodomestico che resta accesso giorno e notte e che, quindi, ha dei consumi elevati. Questo rende il frigorifero uno degli elettrodomestici che ha maggiore impatto sulle bollette, del quale però non si può fare a meno.

Secondo alcune ricerche, un frigorifero di classe A con una capacità di 350 litri e con congelatore integrato può consumare fino a 142 euro all’anno da solo.

Per fortuna esistono diversi modi per ottimizzare il suo utilizzo, risparmiando dei soldi che possono essere usati per altro, ad esempio per fare la spesa. Ecco alcune impostazioni e trucchi meno noti per ridurre il consumo energetico.

Frigorifero, con questa impostazione risparmi un sacco di soldi: ecco qual è

L’andamento instabile dei prezzi dell’energia elettrica e del gas continua a preoccupare. Il governo Meloni ha attuato diverse misure per sostenere le famiglie in difficoltà economica, come il bonus bollette, ma la situazione richiede ancora soluzioni innovative per risparmiare sull’energia consumata dagli elettrodomestici domestici, che sono indispensabili nella vita quotidiana ma talvolta molto energivori.

Tra gli elettrodomestici che consumano di più troviamo il frigorifero, specialmente quelli più datati. In media, un frigorifero con potenza compresa tra 100 e 300 watt consuma tra 100 e 240 wattora all’ora (Wh). Moltiplicando questo consumo orario per 8760 ore, si ottiene un consumo annuo compreso tra 876 e 2102 kWh.

Supponendo una tariffa di 0,53451 euro per kWh, i costi annuali possono variare tra i 468 euro e gli 1123 euro. Questa cifra considerevole potrebbe essere ridotta con alcune impostazioni poco conosciute e alcuni consigli per evitare sprechi alimentari ed energetici.

Il primo consiglio degli esperti è quello di prestare attenzione all’acquisto del frigorifero, optando per un modello di classe energetica elevata anziché uno di classe bassa. Anche se l’investimento iniziale potrebbe essere più alto, si risparmierà quasi 100 euro all’anno sui consumi energetici.

Per esempio, un frigorifero di classe G consuma circa 780 kWh all’anno, mentre uno di classe A ne consuma circa 300 kWh, il che si traduce in un risparmio annuo di circa 200 euro. Optando per elettrodomestici di classe superiore come A+ o A++, si può ridurre ulteriormente il consumo energetico del 25%.

È importante anche impostare correttamente la temperatura del frigorifero e del congelatore, seguendo le raccomandazioni del Ministero della Salute (4°C – 5°C per il frigorifero e -18°C per il congelatore). Inoltre, è essenziale organizzare i cibi all’interno del frigorifero rispettando i limiti di capacità e evitare di inserire cibi troppo caldi al suo interno.

Per sintetizzare, ecco trucchi e funzioni che consentono di risparmiare:

  • scegliere un frigorifero di ultima generazione
  • impostare la temperatura correttamente, 4°C – 5°C per il frigorifero e -18°C per il congelatore
  • evitare di aprire continuamente gli sportelli
  • organizzare i cibi in modo corretto e senza esagerare con le scorte

Come ridurre il consumo di un frigorifero?

Nei periodi invernali, quando le temperature tendono ad essere più basse, è consigliabile regolare la temperatura del frigorifero tra i 4°C e i 6°C. Questo intervallo ottimale favorisce la conservazione degli alimenti mantenendoli freschi, limitando la formazione di muffe e odori indesiderati, e contemporaneamente contribuendo a un consumo energetico più efficiente.
Per questo è buona norma verificare la temperatura dell’apparecchio e regolarla in base alle esigenze.

Frigorifero, la corretta manutenzione fa risparmiare

Mantenere il frigorifero in buone condizioni può comportare un notevole risparmio economico nel lungo periodo. La manutenzione include la pulizia regolare e lo sbrinamento periodico, insieme alla verifica delle guarnizioni per individuare eventuali segni di usura.

Inoltre, è fondamentale regolare il termostato del frigorifero in base alla temperatura ambiente circostante. Un aspetto poco conosciuto è che, durante lo scongelamento dei cibi, è preferibile conservarli nel frigorifero anziché lasciarli all’aria aperta. Questo aiuta l’elettrodomestico a consumare meno energia per mantenere una temperatura bassa.

Altri consigli per risparmiare

Quando si acquista un frigorifero, è fondamentale considerare le esigenze delle persone che compongono la famiglia. Per una coppia un frigorifero da 140 litri potrebbe essere sufficiente, mentre per una famiglia di almeno quattro persone, si consiglia un frigorifero con una capacità compresa tra i 200 e i 250 litri.

Per famiglie più numerose, è consigliabile optare per un frigorifero con una capacità superiore ai 250 litri.

È importante anche fare attenzione a non aprire e chiudere il frigorifero in modo eccessivo e inutile, per evitare dispersione di energia eccessiva.

Bonus Università privata, fino a 3.900 euro di sconto agli studenti: ecco come funziona

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Tra i bonus per figli che studiano nel 2024, è doveroso inserire anche il bonus Università privata. Si tratta di un’agevolazione che, come il nome stesso lascia intendere, viene erogata in favore degli studenti iscritti a corsi di laurea presso gli Atenei privati.

Il bonus in questione, però, non è unico. Si tratta infatti di un’agevolazione che può variare a seconda della Facoltà scelta.

Inoltre, l’importo concesso viene rimodulato anche in base alla sede dell’Ateneo. Questo significa che, a seconda della localizzazione geografica dell’Università privata scelta, si potrà ottenere un importo più o meno significativo.

Scopriamo insieme quali sono i requisiti richiesti per accedere al bonus Università privata, come funziona, in cosa consiste e come richiederlo.

Bonus Università privata: come funziona

In primis, cercheremo di capire cos’è il bonus Università privata e come funziona.

L’agevolazione, che come vedremo a breve non viene erogata in forma di sconto, né come bonifico diretto, consente comunque un risparmio significativo.

Tale risparmio dipende sia dall’indirizzo di studi scelto, sia dalla localizzazione dell’Ateneo.

Ecco come funziona il bonus Università private, a seconda della facoltà e dell’Ateneo:

  • facoltà mediche: 3.900 euro per Atenei del Nord, 3.100 euro per quelli localizzati al Centro Italia, 2.900 euro per le Università del Sud
  • facoltà sanitarie: 3.900 euro per Atenei del Nord, 2.900 euro per quelli localizzati al Centro Italia, 2.700 euro per le Università del Sud
  • facoltà scientifiche e tecniche: 3.700 euro per Atenei del Nord, 2.900 euro per quelli localizzati al Centro Italia, 2.600 euro per le Università del Sud
  • facoltà umanistiche e sociali: 3.200 euro per Atenei del Nord, 2.800 euro per quelli localizzati al Centro Italia, 2.500 euro per le Università del Sud
  • dottorati, master e corsi di specializzazione: 3.900 euro per Atenei del Nord, 3.100 euro per quelli localizzati al Centro Italia, 2.900 euro per le Università del Sud, indipendentemente dalla facoltà scelta.

Quelli appena analizzati sono gli importi massimi: il bonus viene però rimodulato anche in base al reddito familiare dello studente.

I requisiti di accesso

Per quanto riguarda, invece, i requisiti di accesso che permettono di fruire del bonus Università privata, sono soprattutto reddituali.

Innanzitutto, l’agevolazione può essere richiesta sia dallo studente iscritto presso un Ateneo privato, sia dal genitore. In sostanza, infatti, può eccedere al bonus chi sostiene la retta: se lo studente è a fiscalmente a carico della propria famiglia, l’agevolazione verrà fruita dal genitore che ha pagato la retta universitaria.

In caso contrario, qualora sia lo studente a sostentarsi da sé, potrà richiedere il bonus Università privata per se stesso.

È necessario però rispettare un requisito fondamentale: per avere diritto all’agevolazione, il reddito relativo al 2020 non può essere superiore a 240.000 euro.

Tra le altre cose, l’importo del bonus può aumentare, diventando massimo se il reddito complessivo non supera i 120.000 euro.

Altro requisito essenziale è ovviamente l’iscrizione ad un’Università privata. Sono ammesse le iscrizioni a tutti i corsi (laurea triennale, magistrale, a ciclo unico), ma anche i dottorati, le specializzazioni e i master, di qualsiasi livello.

Come richiedere il bonus Università privata

Il bonus Università privata non si configura come un vero e proprio contributo economico. In altre parole, non è un incentivo erogato in forma di bonifico o voucher.

L’incentivo verrà concesso in forma di detrazione, da fruire in dichiarazione dei redditi, analogamente ad altre agevolazioni attualmente attive. Pensiamo, per esempio, al bonus condizionatori 2024 senza ristrutturazione, che allo stesso modo va portato in dichiarazione dei redditi.

L’agevolazione verrà erogata seguendo le regole prevista dalla Legge n. 208/2015, legge che ha introdotto il bonus in questione.

La detrazione ottenibile permetterà di recuperare parte delle spese necessarie per frequentare un Ateneo privato. In questo modo, si favorirà l’accesso all’istruzione universitaria, dato che i costi per la frequenza di un’Università privata sono talvolta molto elevati.

ENI giù: nessun sostegno dai rumor. Cosa bolle in pentola?

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Anche la seduta odierna non sta riservando nulla di buono per ENI che risente delle negatività che sta interessando il mercato in generale.

ENI in rosso anche oggi

Il titolo, dopo aver ceduto oltre un punto percentuale ieri, perde terreno anche oggi, muovendosi sostanzialmente in linea con il Ftse Mib.

Negli ultimi minuti, ENI viene fotografato a 15,28 euro, con un ribasso dell’1,64% e oltre 4,1 milioni di azioni passate di mano fino a ora, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 10,5 milioni.

ENI frenato anche dal calo del petrolio

Il titolo risente dell’andamento negativo del Ftse Mib, ma anche della flessione del petrolio che, mentre scriviamo, passa di mano a 85 dollari al barile, con un calo dello 0,51%.

ENI intanto non trova alcun sostegno nelle indiscrezioni circolate già nelle ultime ore della giornata di ieri.

ENI: rumor su cessione quote in Enilive e Novamont

Secondo fonti stampa, la società punta a vendere entro la fine dell’anno quote di minoranza in Enilive e Novamont.

Su Enilive, sarebbero state avviate trattative preliminari con fondi e investitori industriali per trovare un partner interessato a una partecipazione fino al 10% da cui potrebbero incassare circa 1,3 miliardi di euro per poi procedere con il collocamento in Borsa.

Secondo Reuters, la valorizzazione enterprise value sarebbe di almeno 10 miliardi di euro.

Nel 2023, Enilive ha realizzato un EBITDA da circa 1 miliardo di euro e il target al 2027 è superiore a 1,6 miliardi di euro grazie all’incremento della capacità produttiva di biocarburanti fra cui il SAF, insieme al modello verticale.

Il percorso di dismissione di una quota di minoranza a un partner industriale/finanziario più successiva ipo ricalca, quello già avviato per Plenitude. L’iter sarebbe replicato anche per Novamont, quando verrà costituita la società satellite per la chimica da rinnovabili.

In questo caso, la quota che ENI vorrebbe cedere sarebbe del 30%-40% su un enterprise value da circa 1 miliardo di euro.

Secondo Milano Finanza, ENI avrebbe già aperto la data room e avrebbe registrato l’interesse di Blackstone e HitechVision.

Le indiscrezioni a inizio 2024 già individuavano Enilive in fase di avvio del processo di valorizzazione di Enilive: si ipotizzava un enterprise value da circa 10 miliardi di euro.

Come nel caso di Plenitude, la vendita della quota di minoranza di Enilive faciliterebbe la valutazione nella fase del processo di quotazione.

Il modello satellitare di Eni prevede la valorizzazione del portafoglio con un incasso

positivo netto dal M&A di 8 miliardi di euro lungo l’arco di piano 2024-2027.

I satelliti possono mostrare valorizzazioni superiori a quelle implicite all’interno di ENI e permetterebbero l’ingresso di investitori a cui è preclusa la partecipazione nel settore oil & gas.

ENI: il commento di Equita SIM

Secondo gli analisti di Equita SIM, la notizia è coerente con la strategia satellitare di ENI. Gli esperti continuano a ritenere che il processo di valorizzazione possa essere un catalizzatore positivo sul titolo in quanto Enilive potrebbe ottenere un multiplo enterprise value/EBITDA a una singola cifra media o altra rispetto a circa le 3,5 volte di ENI.

Equita SIM spiega che il suo prezzo obiettivo pari a 19,5 euro per ENI, è basato sulla valutazione somma delle parti e include una valorizzazione enterprise value di Enilive al di sotto del potenziale e potrà essere migliorata in sede di cessione della minoranza/IPO.

Su Novamont il percorso di valorizzazione agli analisti sembra più distante in quanto la società è stata acquisita interamente solo nel 2023 e il piano strategico è meno definito rispetto a quello di Plenitude o Enilive.

Non cambia intanto la view bullish di Equita SIM, che su ENI mantiene invariata la raccomandazione “buy”.

Bonus fiscali a rischio, tagli in arrivo per diverse agevolazioni: quali e perché?

Oltre a dover fare i conti con i tassi dei mutui, in aumento ormai da mesi, gli italiani dovranno fare anche i conti con una pessima novità relativa ai bonus fiscali. Potrebbero essere infatti in arrivo dei tagli significativi, che purtroppo andranno a configurarsi come degli aumenti alle tasse.

Non poter più fruire di alcune detrazioni, o dovendone fruire con aliquote ridotte, infatti, coincide con una sorta di aumento alla tassazione.

Anche se al momento non sono state fornite direttive dettagliate da parte dell’esecutivo, sembra ormai assodato che si interverrà sul Documento di Economia e Finanza.

Il Governo, insomma, ci riprova. Non è infatti la prima volta che si annunciano, relativamente ai bonus fiscali, tagli in arrivo. Ma i tagli del passato non hanno condotti ai risultati sperati.

Scopriamo, nel dettaglio, cosa attenderci in merito ai bonus fiscali nei prossimi mesi.

Bonus fiscali, tagli in arrivo agli sconti: quali agevolazioni verranno ridotte

Grazie al DEF, il Documento di Economia e Finanza, è stata chiarita la situazione relativa ai bonus fiscali: i tagli in arrivo sono stati confermati.

È chiaro, dunque, che attualmente gli italiani che ogni anno contano sulle detrazioni e sugli sconti fiscali nel tentativo di effettuare il cosiddetto scarico fiscale si stiano chiedendo quali saranno le agevolazioni interessate.

Purtroppo, al momento, è ancora molto presto per rispondere a questo interrogativo.

Infatti, sul DEF non troviamo indicazioni in tal senso. In altre parole, non è stata ancora fornita alcuna indicazione in merito i tagli che interesseranno i bonus fiscali. Non si sa, cioè, quali bonus verranno colpiti.

Che i tagli arriveranno, però, è cosa ormai certa. L’esecutivo deve infatti agire su più fronti per far quadrare i conti pubblici.

 La situazione delle agevolazioni edilizie

In realtà, un netto taglio ai bonus fiscali è già arrivato, ed ha interessato le agevolazioni edilizie. Con il Decreto 39/2024, sono infatti state nettamente modificate le condizioni per ottenere lo sconto in fattura o la cessione del credito.

Tali possibilità sono attualmente concesse solamente a fronte di interventi, rientranti nel Superbonus, in caso di immobili danneggiati a seguito di eventi sismici, e solo per i Comuni presso i quali deve però essere stato dichiarato lo stato di emergenza.

Restano attualmente invariati il Sismabonus acquisti, l’agevolazione del 50% sulla compravendita di case ristrutturate da imprese e l’agevolazione sui box di pertinenza.

È chiaro che i tagli ai bonus fiscali, però, non si riferiranno soltanto alle sopracitate misure. Com’è noto, esistono moltissime detrazioni, dal cosiddetto bonus mutuo 2024 fino alle agevolazioni sulle spese più disparate, da quelle sanitarie a quelle su corsi di studio e assicurazioni.

Insomma, i bonus fiscali sono attualmente molti, ma è certo che a breve ci saranno variazioni.

Bonus fiscali: ecco perché sono in arrivo diversi tagli

Al momento, le uniche certezze riguardano quindi agevolazioni come il Superbonus, al quale dovremo ufficialmente rinunciare.

Tuttavia, nonostante non sia ancora noto quali bonus fiscali verranno colpiti, la motivazione dei tagli in arrivo non è un segreto.

Il Governo mira a riorganizzare la situazione relativa alle agevolazioni fiscali, abbastanza confusa dato l’enorme numero di detrazioni esistente. Si auspica inoltre un risparmio per le casse dello Stato.

Tuttavia, in merito a questo secondo scopo, sono in molti ad avanzare dei dubbi.

Non è infatti la prima volta che il Governo cerca di agire in tal senso, e fino ad ora i risultati tardano ad arrivate.

Anzi, se consideriamo la situazione dal 2018 fino al momento attuale, gli interventi previsti non hanno apportato nuove risorse economiche allo Stato.

Pensiamo, ad esempio, alla riduzione delle agevolazioni fiscali per i redditi elevati. Questa mossa non ha apportato differenze significative.

In molti, dunque, temono che la riduzione dei bonus fiscali non sarà d’aiuto per garantire le risorse economiche necessarie per gli obiettivi della prossima Legge di Bilancio.