Dollaro, boom o sboom?

Nell’anno in corso il comparto valutario ha registrato una volatilità decisamente anomala ed in particolare è proprio il dollaro americano.

Nell’anno in corso il comparto valutario ha registrato una volatilità decisamente anomala ed in particolare è proprio il dollaro americano a far segnare le maggiori variazioni.

Per il dollaro americano novembre si è dimostrato il peggior mese dell’anno, anche se proprio oggi, in extremis la moneta americana ha avuto un sensibile rimbalzo tornando sotto quota 1 e 09 nei confronti dell’euro.

Tuttavia occorre sottolineare che martedì scorso il cross euro/dollaro aveva superato quota 1,10, un livello che non si vedeva dal mese di agosto.

Ed allora facciamo un’analisi più completa, e vediamo il comportamento del dollari in questo 2023.

A gennaio il dollaro si indebolisce arrivando sulla soglia di 1 e 10 nei confronti dell’euro, il mese successivo invece si apprezza arrivando a sfiorare quota 1 e 05.

Nei due mesi successivi, ossia marzo ed aprile, nuovo indebolimento della valuta americana che arriva a superare anche quota 1 e 10. Maggio è invece un mese positivo per il dollaro che torna a 1 e 07.

Una bella volatilità vero? Ma la volatilità riscontrata nei primi 5 mesi dell’anno è addirittura nulla rispetto a quel che accade successivamente.

In un mese e mezzo il dollaro crolla e da 1 e 07 va a finire a 1 e 12 contro euro, siamo così arrivati alla metà del mese di luglio. Ma nei due mesi e mezzo successivi assistiamo al boom del dollaro che da 1 e 12 scende a 1,045 un guadagno di 7 punti percentuali, siamo alla fine di settembre.

Ma proprio quando gli analisti cominciavano a parlare di una possibile parità fra dollaro ed euro ecco che il mercato si inverte nuovamente, con il mese di ottobre il dollaro si indebolisce tornando, come detto martedì scorso a superare quota 1 e 10.

Un anno, questo 2023 che i mercati valutari ricorderanno a lungo.

Detto quel che è accaduto, vediamo ora le motivazioni di questa anomala volatilità.

Prendendo in esame solo gli ultimi quattro mesi e mezzo, come detto da metà luglio alla fine di settembre il dollari si apprezza molto, in quei mesi infatti una serie di dati economici positivi hanno alimentato le aspettative che la Federal Reserve avrebbe mantenuto i tassi di interesse su livelli elevati.

Con l’inizio di ottobre invece il dollaro si deprezza perché?

Perché dall’economia arrivano invece segnali che l’economia americana, e qui uso un’espressione che vi farà sorridere, ma che viene usata dagli analisti americani, “l’economia americana ha finalmente iniziato a decelerare”.

Sembra proprio un assurdo un’espressione paradossale, in maniera euforica diciamo: finalmente ci siamo riusciti! A far cosa? A rallentare l’economia.

Concordo con voi, per me è proprio inconcepibile, ma gli analisti hanno la atavica convinzione che l’inflazione si batte solo facendo rallentare l’economia.

Ed allora io dico: attenzione! Perché l’economia non è come un automobile che puoi farla accelerare o frenare a tuo piacimento, a volte tocchi il freno e l’economia non risponde, continua a correre, allora schiacci il freno più forte e l’economia non solo rallenta ma si inchioda.

Insomma avete capito sto dicendo, che, a furia di frenare l’economia con tassi alti, gli Stati Uniti possano finire in recessione, chiaramente l’Europa non potrebbe far altro che seguirli anche se per la verità la Bce, ricordiamolo, ha anch’essa aumentato i tassi, ma si è fermata al 4,5%, mentre la Fed sta mantenendo ancora oggi il tasso di riferimento al 5 e mezzo percento.

Cosa accadrà ora? Certo se ascoltiamo gli analisti non ci danno un grande aiuto, Ulrich Leuchtmann, responsabile della ricerca sui cambi presso Commerzbank, intervistato alla CNN vede altri trimestri di debolezza per il dollaro, mentre Cameron Willard, anche lui intervistato alla CNN ricorda che il dollaro è ancora la valuta di riserva mondiale e la valuta più sicura al mondo, e non vede che ciò cambierà, per cui fa fatica a vedere un deprezzamento del dollaro a lungo termine.

Quindi più che perderci in previsioni focalizziamoci su un altro aspetto, cosa accadrà quindi se il dollaro dovesse continuare ad indebolirsi e cosa accadrebbe se invece tornasse ad apprezzarsi.

Partiamo dalla prima ipotesi, dollaro sempre più debole.

Per i Paesi che dipendono dalle importazioni di materie prime, facciamo un nome a caso … l’Italia, un dollaro più debole significa pagare meno per beni essenziali come il grano e il petrolio greggio il cui prezzo come noto è espresso in dollari americani. Ciò, a sua volta, potrebbe raffreddare l’inflazione complessiva in quelle economie.

Insomma non una brutta prospettiva per noi.

È anche una buona notizia per i mercati emergenti. 

Diverse economie di Paesi emergenti hanno debiti denominati in dollari, e un dollaro più debole rende meno pesante il debito.

Per gli Stati Uniti un dollaro più debole significa pagare di più le importazioni, mentre gli esportatori americani trarranno vantaggio perché, man mano che il prezzo dei loro prodotti scende in altre valute, diventano più competitivi all’estero.

Insomma potremmo dire che un dollaro più debole faccia bene all’economia in generale del pianeta, a tal proposito Mark McCormick, responsabile globale della strategia sui cambi e sui mercati emergenti di TD Securities, ha usato un’espressione che trovo davvero simpatica, ha detto infatti: “Un dollaro più debole è una marea crescente che solleva tutte le barche”.

Non mi dilungo nel raccontare cosa accadrebbe qualora il dollaro tornasse ad apprezzarsi, perché naturalmente sarebbe l’inverso delle conseguenze appena descritte nel caso che il dollaro si indebolisse.

Rispondo in maniera preventiva ad una possibile obiezione, io ho detto che un dollaro più debole farebbe ridurre l’inflazione nei Paesi importatori di materie prime, so che non tutti gli analisti concordano, o meglio ritengono che sì, l’inflazione magari scenderebbe, ma ad un ritmo lento e per maggior tempo, perché i Paesi importatori di materie prime, come ad esempio l’Italia, spesso sono esportatori di beni lavorati.

Naturalmente potremmo stare a discutere all’infinito e non troveremmo mai un punto d’incontro, io non posso che aggiungere che mi auguro che il dollaro si indebolisca sempre di più.

Non sono tra quelli che prefigurano un crollo nei prossimi mesi della moneta americana, ma che il processo di indebolimento progressivo del dollaro sia lo scenario più probabile, quello sì, quello ritengo sia lo scenario più probabile.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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