Reddito di cittadinanza, sprecati 20 miliardi inutilmente

In tre anni il reddito di cittadinanza è costato ai contribuenti la bellezza di 20 miliardi di euro: uno spreco immane di risorse, che non ha creato lavoro.

In tre anni il reddito di cittadinanza è costato ai contribuenti la bellezza di 20 miliardi di euro: uno spreco immane di risorse, che non ha creato lavoro. La misura ha coinvolto qualcosa come 4,65 milioni di famiglie, che hanno beneficiato del sussidio mensile per uscire dalla povertà: l’aiuto economico è arrivato puntualmente, ma quasi nessuno è stato ricollocato lavorativamente.

Certamente a penalizzare il reddito di cittadinanza ha contribuito la pandemia. Attività chiuse, negozi con le saracinesche abbassate e i liberi professionista non sono riusciti a lavorare. Gli ultimi due anni non si sono dimostrati i migliori per reinserire nel mondo del lavoro dei disoccupati, facendo perdere quasi completamente la connotazione iniziale della misura voluta dal Movimento 5 Stelle, che è diventata un semplice sussidio contro la povertà. Importante senza dubbio, ma che poco è servito per trovare un lavoro ai beneficiari.

Reddito di cittadinanza: sprecati 20 miliardi di euro

Gettati al vento qualcosa come 20 miliardi di euro in tre anni. È quanto abbiamo speso dal 2019 ad oggi per il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza, almeno stando ad un recente report dell’Inps. Hanno beneficiato di questo sussidio 4,65 milioni di cittadini italiani. Mediamente sono stati erogati 546 euro a persona, benché sia necessario segnalare che c’è una grande differenza tra quanti percepiscono il reddito di cittadinanza (577 euro) e chi incassa la pensione di cittadinanza (281 euro). L’anno che è costato maggiormente, per le casse dell’Inps, è stato il 2021, quando 1,76 milioni di famiglie hanno percepito complessivamente 8,79 milioni di euro. Nel corso del 2020, invece, sono stati erogati la bellezza di 7,14 miliardi di euro, coinvolgendo almeno 1,57 milioni di famiglie, per un totale di 3,7 milioni di persone. Tra il mese di aprile e quello di dicembre 2019, l’Inps ha speso 3,9 milioni di euro: in totale sono state raggiunte 1,1 milioni di famiglie ed oltre 2,7 milioni di cittadini.

Stando ai dati in possesso dell’Inps, i 70% dei nuclei familiari che nel 2019 aveva iniziato a ricevere il reddito di cittadinanza lo sta ancora ricevendo oggi. Ed è proprio l’analisi dei numeri che porta ad una secca bocciatura della misura, almeno della sua parte che prevede il reinserimento lavorativo: il 44,7% dei nuclei familiari risulta essere composto solo e soltanto da una persona, mentre il 67,3% del totale non vede al proprio interno la presenza di minori. Il 17% del totale è costituita da famiglie nelle quali ci sono dei disabili. Sempre secondo le statistiche predisposte dall’Inps, almeno sei nuclei familiari su dieci hanno percepito più di 18 mensilità.

Reddito di cittadinanza, un po’ di soldi ogni mese!

Il passo successivo dell’analisi approntata dall’Inps è stata quella di analizzare i nuclei familiari che hanno beneficiato del reddito di cittadinanza dal mese di esordio della misura (aprile 2019) fino a dicembre 2021. Andando ad analizzare gli importi medi incassati quasi tre anni fa, si scopre che ad oggi le famiglie che sono presenti da più tempo nell’elenco di quelle che beneficiano della misura, presentano le caratteristiche più sfavorevoli rispetto a quelle che hanno effettuato il loro ingresso più recentemente.

A rappresentare il maggiore turn over tra quanti stiano percependo il reddito di cittadinanza o la pensione di cittadinanza è nel momento in cui viene presentata la dichiarazione sostitutiva unica o quando arriva la sospensione dopo la diciottesima mensilità percepita. L’Inps, inoltre, ha spiegato che l’analisi longitudinale dei beneficiari del sussidio, nel trimestre aprile-giugno 2019, ha messo in evidenza che su 100 percettori del sussidio ne risultano occupabili – almeno teoricamente – poco meno di 60. Di questo gruppo ridimensionato almeno 15 non sono mai stati occupati, 25 lo sono stati in passato, meno di 20 sono ready to work ovvero hanno una posizione contributiva recente, in molti casi con Naspi e part-time. Sostanzialmente questo significa che la maggior parte dei percettori del reddito di cittadinanza sono lontani dal mercato del lavoro. In questo caso c’è da chiedersi: cosa è necessario fare per loro, perché possano trovare un’occupazione. È sufficiente erogare un sussidio mensile o è più logico pensare ad una strada che li formi e li renda appetibili per i datori di lavoro? Quanti corsi di aggiornamento professionale – seguiti anche a distanza – avrebbero potuto frequentare queste persone nel periodo della pandemia, in modo da farsi trovare pronti adesso che le attività riaprono? Se il coronavirus ha bloccato le assunzioni per due anni, nulla vietava di aggiornarsi e di prepararsi per rientrare nel modo del lavoro con una veste diversa.

La mappa dei percettori del sussidio

Risiedono al sud o nelle Isole due su tre percettori del reddito di cittadinanza. Stiamo parlando del 67% di chi lo percepisce in termini di persone e del 62% se si parla di nuclei familiari: i dati sono aggiornati a dicembre 2021. Questo squilibrio, secondo l’Inps sarebbe spiegato:

da indicatori di disagio economico locale (alto tasso di disoccupazione, basso livello di istruzione, mancanza di servizi adeguati). È dunque il contesto a spiegare una parte dei divari dell’incidenza.

Il reddito di cittadinanza, a questo punto, sembrerebbe costituire un supporto molto importante per quanti vivano in particolari contesti locali, che sono caratterizzati da alcuni indicatori di disagio economico che sono molto accentuati. La permanenza del beneficio nel tempo è connessa alla nazionalità del richiedente, alla composizione del nucleo familiare, all’area geografica di residenza e a indicatori economici.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
765FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate