Unicef e crisi in Ucraina: è in corso la tratta dei bambini?

La crisi in Ucraina permette a molti criminali di portare avanti una tratta sui bambini. Molti minori scomparsi. A chi rivolgersi per fermare questo orrore?

L’allarme dell’Unicef scuote le menti e le coscienze, delineando un nuovo dramma all’interno della crisi in Ucraina, una tragedia collaterale di cui non avremmo mai voluto sentir parlare.

Ma i dati purtroppo parlano chiaramente:

“Sfiora il 30% la percentuale di bambini scomparsi, tra tutti coloro che stanno fuggendo da un conflitto feroce”

questo è il dato scioccante riportato dal sito ufficiale dell’Unicef unicef.it

Che fine hanno fatto tutti questi minori?

Quali sono le ipotesi più accreditate?

La crisi ucraina si rende sempre più efferata, con un incremento di atrocità costante e porre rimedio alla situazione minorile si sta caricando del significato di un’ulteriore urgenza a cui l’Occidente dovrebbe provvedere. 

Le armi da fuoco stanno mietendo sempre più vittime, i padri di famiglia stanno lasciando le case e le famiglie per andare al fronte, la fragilità delle madri e dei loro piccoli sono sono dati di fatto verso cui non si può mostrare indifferenza!

Tutto ciò sta accadendo ora, mentre l’Occidente è distratto dall’incombente pericolo di un attacco con armi atomiche, impegnato a studiare nuovi modi per sanzionare Putin e metterlo all’angolo.

Forse non si parla abbastanza di un fenomeno agghiacciante come la possibilità che questi bambini di cui si ha perso le tracce potrebbero essere vittime di una vera e propria tratta di esseri umani. 

Più di sette milioni di minori hanno bisogno di aiuto, assistenza medica, sostegno.

Altri, mancano tragicamente all’appello e le famiglie disperate li stanno cercando.

Sia per fornire loro medicinali, vestiti, generi alimentari e supporto psicologico, sia per potenziare l’azione di tutela dell’Unicef, potete donare i vostri soldi in questa pagina del sito ufficiale: vi basta cliccare qui.

Fare qualcosa che non sia il mero invio di armi o mettersi a discutere sui social su chi ha ragione o torto è possibile, così come è doveroso dimostrare la tanto decantata superiorità democratica dell’Occidente: gli aiuti da parte di tanti volonterosi cittadini europei sono già partiti.

E hanno avuto il merito di portare un po’ di sollievo nelle città deflagrate dell’Ucraina, ma non è sufficiente.

Occorre prendere coscienza di un orrore incalzante e fermare una tratta che rischia di diventare motivo di nuova vergogna per il genere umano.

“Anche il Telefono Azzurro si sta notevolmente impegnando nella tutela dei minori orfani o per vari motivi rimasti senza accompagnatori: dare il proprio contributo è possibile.”

così scrive lastampa.it – per erogare le vostre donazioni, trovate i recapiti sul sito ufficiale dl Telefono Azzurro, azzurro.it

Mentre per quanto riguarda il numero di telefono unico per l’aiuto ai minori esso è sempre il 116000: in base al paese da cui telefonate, sarete reindirizzati a un’operatore e potrete rilasciare una segnalazione o avere più informazioni per donare qualcosa. 

Per le donazioni, si tratta di un piccolo gesto: ma l’unità di tante gocce può provocare il riempimento di un mare di aiuti e nei piccoli gesti quindi si ripone fiducia. Se ognuno riuscisse a dare un contributo anche minimo, sarebbe un’enormità.

Cosa si intende per tratta e sfruttamento dei minori?

“Allarmanti i dati: più di un quarto delle persone scomparse è un minore, mentre uno su venti tra i casi di cui siamo a conoscenza ha meno di otto anni.”

avverte savethechildren.it

Questi bambini vengono rapiti, approfittando di una situazione di caos e distruzione come quella in atto in Ucraina, per poi essere venduti come oggetti per i motivi più raccapriccianti: si va dalla vendita di organi, ai lavori forzati, alla pedopornografia.

Un orrore nell’orrore, che va arrestato al più presto.

I minori rapiti vengono allontanati dal posto in cui vengono reperiti, magari da persone che si presentano inizialmente come amichevoli o degne di fiducia, poi vengono consegnati a terzi in cambio di una somma di denaro.

Parliamo di un commercio di esseri umani che suscita ribrezzo e ribalta lo stomaco, ma anche se è difficile, a livello mentale, concepire azioni del genere, dobbiamo prenderne atto.

La consapevolezza di ciò che accade, per quanto mostruoso, è un primissimo passo per fermare quell’orrore e punirne i fautori.

Si richiede attenzione anche nella quotidianità: se per caso si riscontra la presenza di un minore mai visto prima e che parla una lingua differente, magari nel proprio quartiere, è possibile allertare le forze di polizia.

Oggi molti social come ad esempio tik tok o alcuni strumenti Microsoft sono dotati di programmi per il riconoscimento facciale: scattando loro una foto è possibile risalire al volto di un bambino scomparso e precedentemente segnalato.

Tratta dei bambini dall’Ucraina: rischio concreto

Polonia, Romania, Belgio: le segnalazioni non si contano e l’impressione che questi bambini, insieme alle loro madri, passino dalla padella alla brace è più viva che mai.

Dalla fuga al fatto di essere predati, rapiti con false promesse e poi sfruttati il passo è breve.

Parliamo di persone fragili, indebolite dalla distruzione delle proprie dimore, che non sempre sanno dove andare o hanno appoggi all’estero.

Molti di questi criminali che approfittano dell’instabilità per rendere florido il proprio traffico di esseri umani, si spacciano inizialmente come operatori o filantropi.

Purtroppo la speranza in un aiuto e l’avere assistito alla deflagrazione del mondo che conoscevano, rendono più vulnerabili sia le donne che i bambini. 

I trafficanti, come avvoltoi, tendono a mistificare le proprie vere intenzioni per attirare nuove vittime nella propria orrida rete.

Recentemente si è parlato di un possibile trasferimento di prigionieri di guerra nei gulag siberiani da parte delle truppe russe, che comunque sono state denunciate per stupro e altri atti lesivi dei diritti umani: sappiamo che questa è una delle tante opzioni.

Quello che spaventa ulteriormente è che il traffico di esseri umani non conosce nazionalità, accade sempre, anche in periodi non sospetti ma dilaga e incrementa come fenomeno in particolare nelle zone colpite da un caos destabilizzante.

La verità è che questi bambini possono trovarsi delocalizzati ovunque, dopo aver subito diversi passaggi di mano, di conseguenza anche molte violenze, prima di essere “impiegati” in qualche maniera illecita e dolorosa.

Trovarli, senza l’aiuto di una comunità attenta, diventa un’impresa quasi impossibile.

La rete dei trafficanti di bambini è vasta, volutamente dispersiva.

Diventa in tal modo complesso eseguire dei tracciamenti su ogni singola creatura per capire che percorsi sia stata costretta a fare e quindi riuscire ad essere trovata e identificata.

“Importante rammentare le indicazioni di Save The Children: bisogna dare un supporto concreto, ma appoggiandosi agli organi istituzionali.”

scrive lanazione.it

Bambini che fuggono dal conflitto: che fine fanno?

Niccolò Gargaglia ha la responsabilità del trasferimento dei minori per conto della sede italiana di Save The Children e spiega come i piccoli sfollati si lascino andare al sonno dopo tanta paura e costernazione, una volta saliti sul mezzo che li porterà lontani dalle bombe e dalle esplosioni.

Quasi cento bambini sono stati trasferiti con gran sollecitudine appena due giorni fa: non è nè la prima nell’ultima di queste azioni umanitarie che mirano a portare al sicuro più minori non accompagnati possibile.

In modo che non cadano preda della criminalità organizzata e di qualunque tipo di sfruttamento.

Per quanto esistano figure formate e avvezze a questo tipo di interventi, avere una solida dimestichezza con un simile abominio è impossibile per chiunque.

Sono esperienze cariche di empatia e quindi di dolore: si viene a contatto con realtà in cui i piccoli profughi sono piegati dalla fame, dalla paura, dal freddo.

Molti di essi si presentano sotto shock, con dei traumi che albergheranno per sempre nell’anima.

Non si può permettere in alcun modo che queste deboli creature, colpite nelle loro certezze basilari e rese vittime di nefandezze cui neanche la psiche di un adulto riesce a far fronte, siano ulteriormente esposte ad altri pericoli.

A situazioni che una volta verificatesi, non presentano rimedio o via d’uscita.

In Italia, il presidio di tutte queste organizzazioni umanitarie che si occupano nello specifico della tutela dei bambini ha un occhio di riguardo per il valico di Fernetti, posto tra la Slovenia e la città di Trieste.

La maggior parte dell’accoglienza nel nostro Paese e i primi soccorsi somministrati avvengono lì, dove carichi di esseri umani in fuga scendono dagli autobus, stipati uno sopra l’altro, e toccano finalmente la terra con i piedi. 

In questo frangente è importante che i bambini, se non accompagnati dalla madre o da un parente, possano contare subito sull’assegnazione a un tutore legale che ne abbia cura in modo che le istituzioni possano monitorare gli eventi successivi.

Affidarli a casaccio e magari alle mani sbagliate sarebbe una violenza sulla violenza.

In quel momento finalmente tirano un sospiro di sollievo: gli echi dei bombardamenti sono solo nelle loro menti e purtroppo ci rimarranno per sempre, ma una volta giunti qui è importante non lasciarli soli.

Loro continueranno a sperare in un avvenire migliore ed è nostro dovere di esseri umani fare in modo che quella speranza si avvicini più possibile alla realtà.

Aiutiamoli.

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