Riforma del fisco: gli appuntamenti nell'agenda del Governo

La riforma del Fisco è uno dei primi appuntamenti cruciali cui il Governo sarà chiamato in questa prima fase autunnale. Sul banco dei lavori ci sono la riforma della tassazione, IRPEF, IRAP, e nelle intenzioni dell'Esecutivo c'è la volontà di riformare il catasto anche se la materia, per ovvie ragioni, non è delle più semplici poichè cozza inesorabilmente sul sentiment dei cittadini verso un bene considerato primario: la casa.

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La riforma del fisco, prevista per l'autunno, è una delle grande riforme cui il Paese è chiamato per poter accedere ai fondi stanziati nel PNRR. Ma la strada è davvero insidiosa e non soltanto perchè va riformulato il sistema di scaglioni cui ognuno di noi fa parte ai fini dell'IRPEF o dell'IRAP. Sul banco del Governo c'è l’ipotesi di ridiscutere i canoni catastali e dunque di rimodulare la tassa sulla casa, per un popolo che, sul mattone, ha costruito la propria identità.

Riforma del Fisco: attesa per la legge delega

Dovremmo essere agli sgoccioli per quanto concerne la legge di delega al sistema di riforma del Fisco, una Legge che dovrebbe (almeno questo è il compito della legge delega in generale) delineare le linee guida entro cui inserire le proposte di riforma che devono ricalcare il mandato conferito appunto dalla legge delega.

Un’attesa che rischia di prolungarsi dato che la riforma che si vuole imbastire riguarda il fisco, tema assai spinoso nel nostro Paese in quanto terreno di scontro politico e di polemiche sui tanti, troppi, regimi di tassazione presenti.

I temi dovrebbero vertere sulla riforma del cuneo fiscale con riferimento al sistema delle aliquote IRPEF/IRAP che andrebbe rimodulato e, ove possibile, semplificato mediante un accorpamento dei vari scaglioni previsti.

Come detto, però, il vero scontro si manifesta sulla riforma del catasto che dovrà prendere in considerazione un nuovo regime di tassazione per il bene rifugio per eccellenza: la casa.

Gli italiani e la casa: un rapporto indissolubile

Non è una novità quella di cui stiamo parlando, ovvero del rapporto che gli italiani hanno con il proprio immobile, che sia un appartamento in pieno centro, o una villetta in periferia o nei centri rurali.

La casa è il bene rifugio per eccellenza e,  nei momenti di crisi, è stata certamente il centro di interesse per molti investitori che hanno “dirottato” sul mattone i loro investimenti, in attesa di tempi migliori.

Proprio la casa, al pari dell’oro o di altre materie prime, rappresenta un investimento cui rifugiarsi (da qui il concetto di bene rifugio) in periodi di crisi o in cui il mercato subisce un rallentamento.

La necessità di salvaguardare il patrimonio dalla svalutazione, rappresenta il motivo principale per cui si decide di investire sul mattone in quanto ritenuto un bene che riesce più di altri a non subire gli effetti della crisi economica, svalutandosi molto meno rispetto ad altri beni.

La redditività è garantita in quanto chi compra una casa, può decidere di rivenderla in un secondo momento a prezzi maggiori, magari quando gli effetti della crisi economica vengono sopiti da interventi del Governo diretti a stimolare la crescita, piuttosto che dalla possibilità di metterla in affitto generando da subito un reddito.

Riforma del catasto: le maggiori criticità

Fatte le doverose premesse, appare da subito abbastanza chiaro che, per l’importanza che la casa ha non solo da un punto di vista affettivo, ma anche e soprattutto economico, la riforma del catasto assurge a vero banco di prova su cui il Governo, e le diverse forze politiche, dovranno confrontarsi nei prossimi mesi.

Da giorni il Governo è impegnato a trovare la quadra del cerchio in merito alla possibilità, per alcuni paventata come una necessità, di rimodulare i criteri con cui vengono effettuati i calcoli sugli immobili.

Ad esempio, sembrerebbe viva l’ipotesi di un’abolizione del sistema di calcolo basato sui vani immobiliari, per approdare ad un sistema metrico basato sui metri quadri.

Ci sarebbe inoltre l’ipotesi, ancora tutta da vagliare, di eliminare la separazione tra immobili di lusso e immobili popolari, con una ridefinizione del valore dell’immobile tarata, assieme al criterio della metratura, sul valore del mercato.

Insomma, all’orizzonte si profila una vera e propria “tempesta perfetta”, se è vero che si andranno  a ridefinire i criteri di valore del bene per antonomasia, la casa.

Ma prima del catasto, occorrerà ridisegnare il sistema di tassazione che, al momento, le correnti di pensiero più accreditate danno per imminente.

Riforma del Fisco e PNRR

La riforma del Fisco, non può che essere alimentata e trarre giovamento dai fondi destinati al nostro Paese e strutturati secondo un piano preciso che risponde al nome di PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

In un precedente articolo è stato già affrontato l’argomento legato ai fondi previsti nel Recovery Fund dalla cui approvazione passa il destino a livello strategico-organizzativo, ma anche e soprattutto economico, del nostro Paese.

Sappiamo che le riforme previste nel PNRR devono essere attuate per avere diritto alla pioggia di miliardi che l’Europa ha stanziato per ognuno dei Paesi membri, tra cui l’Italia.

La riforma del fisco, così come quella a suo tempo affrontata inerente la Giustizia rappresenta una conditio sine qua non per poter armonizzare il nostro sistema tributario ai dettami europei, semplificando una tassazione, tra le più articolate nel panorama Europeo.

La cosa certa, stando alle prime riflessioni giunte da più esponenti politici, è che solo un aumento del PIL potrà consentire di effettuare tagli alle imposte che avranno effetto migliorativo sul cuneo fiscale.

Taglio delle tasse: un aiuto dal PIL

Un aiuto in termini di benefici fiscali potrebbe arrivare dal PIL (Prodotto interno lordo) che rappresenta un indicatore in termini quantitativi della produttività di un Paese.

Ebbene, nelle previsioni del Governo, stante anche il piano messo a punto per ottenere i soldi dall’Europa nell’ottica del Recovery Fund, nei prossimi mesi il PIL è destinato a salire con un incremento considerevole in termini percentuali.

Nella Nadef, che rappresenta la nota di aggiornamento al DEF (Documento di Economia e Finanza che indica quelle che sono le previsioni di spesa e di gettito fiscale nell’anno a venire), si parla di 1,5 % in più rispetto al periodo precedente.

Il Nadef, che ha come deadline per la sua presentazione alle Camere il 27 settembre, rappresenta una misura di correzione che l’ordinamento prevede per “modellare” il DEF secondo le informazioni e gli aggiornamenti che sopraggiungono, consentendo di adattare il documento di previsione della spesa e degli investimenti, alla situazione in itinere.

Ciò si traduce in un gettito di oltre 10 miliardi che entrerà nelle casse dello Stato e che, nella nota correttiva in questione, rappresenta la voce principale da cui attingere le risorse per riformare, almeno in parte, il Fisco.

Nello specifico, si fa riferimento ad una generale rimodulazione di IRPEF e IRAP.

Come cambia l’IRPEF

La prima voce che si appresta ad essere modificata, è quella riguardante l’IRPEF (Imposta sul reddito delle perone fisiche) che, nelle intenzioni dell’Esecutivo, dovrà subire un ridimensionamento negli scaglioni previsti.

Il punto centrale, sui cui si è concentrata la discussione almeno stando a questa prima fase preliminare, è il terzo scaglione di aliquota pari al 38%, che ha riguardo ai redditi ricompresi nella forbice tra i 28.000 e i 55.000 euro.

Questo scaglione, rappresenta un problema per i contribuenti che a fronte di un reddito di poco superiore, (nell’ordine di qualche centinaio di euro in meno all’anno), subiscono un aumento d’imposta di quasi 10 punti percentuali in più rispetto ai contribuenti inseriti nel secondo scaglione.

Una vera e propria beffa, legalizzata ovviamente.

Come cambia l’IRAP

In merito all’IRAP (Imposta regionale sulle attività produttive), il dibattito prevedeva inizialmente la possibilità di abolire del tutto questa tassa rivolta alle imprese.

Successivamente, anche i sindacati si sono opposti all’eliminazione totale dell’imposta in questione, battendo il ferro sulla necessità di una rimodulazione del gettito fiscale mediante una redistribuzione più equa.

Il motivo per cui si è scelta la strada di una rimodulazione della tassa anziché di una sua eliminazione è presto detta

L’IRAP è una tassa regionale che, dunque, serve a garantire dei servizi a livello decentrato per quanto concerne ad esempio la sanità pubblica.

Poiché una sua eliminazione graverebbe sul sistema locale che, di conseguenza, non sarebbe più in grado di compensare il mancato gettito arrivando infine a non poter più garantire l'erogazione dei servizi pubblici primari, taluni come la sanità pubblica ritenuti assolutamente essenziali, la soluzione potrebbe essere quella di sostituire l'imposta in questione con un’altra tassa.

A tal proposito, si è ventilata l’ipotesi di una reintroduzione dell’IRI (Imposta sul reddito d’impresa) ritenuta una tassa più equa e maggiormente adatta a stimolare la crescita economica.

Prossime scadenze in programma

Il mese di settembre oltre alle normali ripartenze di imprese e scuole, porta con sé molte scadenze per il Governo, le prime delle quali fanno riferimento al sistema fiscale.

Si è già detto a proposito della NaDef, ovvero il documento correttivo delle previsioni di spesa inserite nel DEF, con scadenza al 27 settembre per la presentazione ai due rami del Parlamento, Camera dei Deputati e Senato della Repubblica.

L’Agenda del Governo si compone di un’altra scadenza, questa volta a livello europeo ed è il cosiddetto Documento programmatico di bilancio o Dpb che deve essere inviato, ogni anno, a Bruxelles, entro il 15 ottobre.

Trattasi di un documento che ha una sua base giuridica comunitaria nel Regolamento Europeo n.473/2013 e che dà un’idea dei conti pubblici degli Stati Membri, soprattutto in rapporto alla reciproca esposizione debitoria.

Ultimo ma non meno importante, l’appuntamento segnato in agenda al 20 ottobre, data entro cui va presentato il Disegno di Legge del Bilancio, che dovrà essere discusso e votato in Parlamento per giungere alla definitiva approvazione.

Tutti questi step (NaDef entro il 27 settembre, Dpb entro il 15 ottobre e Disegno di Legge di Bilancio entro il 20 ottobre) hanno come obiettivo il varo della Legge di Bilancio, la cui approvazione deve avvenire entro il 31 dicembre, pena una capacità di spesa inferiore rispetto al passato.