In pochi si sono accorti che quest'anno è una replica

Ad una settimana dalla fine di ottobre, così, soltanto sette dei primi 25 indici al mondo per capitalizzazione, vantano un saldo positivo per il 2020.

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Ad una settimana dalla fine di ottobre, così, soltanto sette dei primi 25 indici al mondo per capitalizzazione, vantano un saldo positivo per il 2020. Wall Street è inclusa in questo club ristretto, che annovera soprattutto borse EM asiatiche.

Il tabellone degli indici azionari mostra una prevalenza di segni rossi per la settimana appena conclusasi: i motivi di cautela che hanno dettato gli umori da agosto in poi – dal rallentamento congiunturale alla nuova ondata pandemica, dalle elezioni presidenziali alle prospettive di nuovi stimoli di natura fiscale – sono stati soltanto parzialmente compensati da una stagione degli utili iniziata con il botto.

Negli Stati Uniti hanno riportato complessivamente 229 società, delle quali l’84.3% ha battuto le stime di profitto; mediamente, del 15%. Idem dicasi per le compagnie europee. Nonostante l’asticella delle aspettative sia stata sollevata nelle settimane passate, lo scostamento fra attese e realtà ha confortato gli osservatori; meno gli investitori, la cui reazione è stata meno vivace del solito. Si vede che il mercato aveva già scontato.

Gli elementi di perplessità si manifestano però soprattutto a livello macro. La ripresa globalmente prosegue, sebbene comprensibilmente ad un ritmo meno intenso. Fra i settori e le aree geografiche si scorgono però differenze notevoli; venerdì ad esempio JP Morgan ha drasticamente ridotto le stime di crescita dell’Eurozona per il Q4: da +2.5 a zero percento. Due settimane fa l’orientamento era per una crescita del 3.5%. La posizione e l’inclinazione dei CESI, che misurano lo scostamento fra aspettative e dati macro effettivi, chiarisce egregiamente la condizione della congiuntura economica globale.

Ad una settimana dalla fine di ottobre, così, soltanto sette dei primi 25 indici al mondo per capitalizzazione, vantano un saldo positivo per il 2020. Wall Street è inclusa in questo club ristretto, che annovera soprattutto borse EM asiatiche (la "nostra" Cina, Taiwan e Corea), nonché due indici locali di un’area geografica (Nord Europa) da tempo fra le nostre preferite a livello borsistico. Il MSCI World ex USA denuncia ancora un passivo (-7.5%) rispetto alla chiusura dello scorso anno.

A proposito di confronti, è opportuno rispolverare un modello proposto lo scorso 12 aprile, e che in una versione secondaria sta anticipando in modo spettacolare gli eventi. All’epoca ci soffermammo su tutti i precedenti di rialzo superiore al 10% in 13 sedute da parte dello S&P500; tracciando un profilo medio/mediano che confortava per i mesi a venire.

Ma il punto non era quello. Ben presto ci accorgemmo che la reazione del listino americano, a dir poco veemente, si dissociava da quella proiezione – pur confortante – per allinearsi ad un precedente in particolare: il 2009. Il parallelo è proseguito per oltre sei mesi, come si può ben apprezzare nel rapporto di oggi. Stando così le cose, è facile prevedere cosa ci aspetti da qui alla fine dell'anno.

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