Bolla del rischio

In Asia, le borse sono salite in apertura, ma poi si sono mosse per lo più sulla parità nel pomeriggio.

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Le crescenti apprensioni per una seconda ondata di contagi, che potrebbe intaccare il ritmo della riapertura delle aziende e l’efficacia dei massicci stimoli fiscali e monetari, sono un incentivo per i titoli tecnologici.

Il Nasdaq (+0,74%) segna un record dopo l’altro, con il denaro a buon mercato che si riversa nelle tanto amate società tecnologiche, invece rimangono indietro i comparti ciclici, come quello finanziario ed energetico, pur non liquidati del tutto. In generale, la propensione al rischio resta relativamente salda.

In Asia, le borse sono salite in apertura, ma poi si sono mosse per lo più sulla parità nel pomeriggio.

La banca centrale neozelandese (Reserve Bank of New Zealand, RBNZ) ha mantenuto il suo tasso d’interesse ufficiale al minimo storico dello 0,25% e gli acquisti di asset invariati a NZD 60 miliardi. I banchieri hanno però detto che, qualora si rendesse necessario, aumenteranno gli stimoli e ricorreranno ad altri strumenti di politica monetaria per sostenere l’economia, riconoscendo che i rischi al ribasso prevalgono, nonostante la normalizzazione post-Covid. Il kiwi è stato venduto oltre la soglia a 0,65, ma l’inclinazione rimane ampiamente positiva, sulla scia del miglioramento globale della propensione al rischio e per le valute beta.

I futures europei suggeriscono un avvio a rilento dopo la seduta solida di martedì.

Sui mercati manca completamente una direzione e c’è poca prevedibilità, anche se emerge un comportamento ricorrente: si acquista sui minimi in borsa e si aumentano le protezioni, attraverso i beni rifugio, per tutelarsi da un’eventuale brusca flessione del mercato. È sempre più evidente come gran parte dei corsi azionari sia gonfiata in modo artificiale.

A questo proposito, vediamo un rafforzamento dello yen e del franco svizzero, come pure un discreto rally dell’oro. Il prezzo di un’oncia è salito a $1773, massimo dal 2012, e il mercato sembra pronto a un ulteriore progresso verso i $1800, a prescindere dal rialzo dei corsi azionari. Il principale catalizzatore di questa corsa all’oro è la paura – paura di assistere a uno scoppio dell’attuale bolla del rischio.

Sui mercati valutari, il dollaro americano è in lieve calo.

In assenza di dati ed eventi economici degni di nota, l’EUR/USD si prepara a ulteriori rialzi. Il sondaggio Ifo, che sarà diffuso in tarda mattinata, probabilmente confermerà un miglioramento della fiducia delle imprese tedesche. Una cifra positiva dovrebbe contribuire a spingere l’interesse per l’euro e per le azioni denominate in euro.

Il cable, invece, consolida i rialzi vicino a 1,25. Ancora una volta il catalizzatore principale è la debolezza dell’USD, anche se il recente aumento dell’ottimismo circa un possibile accordo per la Brexit entro fine anno fa rimanere defilati gli orsi della sterlina, almeno per ora. Nel frattempo, Boris Johnson ha annunciato la fine delle misure di confinamento a luglio; è una grande scommessa, volta a stimolare l’economia britannica, sebbene persistano dei rischi per la salute pubblica.

Altrove, il rally del WTI mostra segnali di esaurimento sopra i $40 al barile, sulla scia dell’incremento delle scorte negli USA. Stando agli ultimi dati API riferiti alla scorsa settimana, negli USA c’è stato un aumento di 1,75 milioni di barili, a fronte dei 300.000 previsti dagli analisti. I dati più ufficiali dell’EIA dovrebbero confermare un aumento delle scorte per la terza settimana consecutiva. Il mancato superamento dei $40 dovrebbe innescare una passeggera correzione negativa per il petrolio, ma il ribasso dovrebbe limitarsi alla media mobile a 100 giorni, pari a $33,80 al barile.

By Ipek Ozkardeskaya

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