Nessuno si aspetterebbe buone nuove dall’Italia

Se gli investitori avessero saputo che segnali come quelli di giugno ed ottobre hanno prodotto performance a sei mesi prossime al 10%, con una probabilità di successo dell’86%; beh, probabilmente avrebbero in ogni caso ignorato la circostanza.

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Se gli investitori avessero saputo che segnali come quelli di giugno ed ottobre hanno prodotto performance a sei mesi prossime al 10%, con una probabilità di successo dell’86%; beh, probabilmente avrebbero in ogni caso ignorato la circostanza.

Gli investitori festeggiano i nuovi massimi storici da parte dei mercati azionari mondiali. Lo S&P500 consegue una nuova vetta per la sesta volta quest’anno, ventilando l’intenzione di sbrigare in tempi brevi la pratica dei 4000 punti. Soltanto una settimana fa, la penetrazione (marginale) della media mobile a 50 giorni: ma come abbiamo segnalato tempestivamente, questo è uno dei segnali più bullish che si conoscano.

Così è stato. D’altro canto si confidava da tempo in un consolidamento che si sarebbe esaurito sul finire di gennaio, così come gli ultimi tre mesi di rialzi sono stati il risultato delle scadenze cicliche a suo tempo concentratesi alla fine di ottobre. La sensazione è che quest’anno l’analisi ciclica e stagionale ci fornirà grandi soddisfazioni, come occorso nel 2019: meglio così.

Il bull market iniziato a marzo dello scorso anno risulta tanto profondo quanto opportunamente esteso. Non solo lo S&P500 ha guadagnato ora il 73%; ma lo ha fatto con una massiccia partecipazione: la più elevata proporzione di società posizionate sopra la media a 50 giorni perlomeno dal 1982, la più ampia proporzione di azioni sopra la media a 200 giorni dal 2009. Non si tratta di un fenomeno elitario.

D’altro canto questo lo sappiamo da tempo. Lo scorso anno Wall Street ci ha concesso il lusso di un ADT11 qualificato a giugno e poi ad ottobre. Se gli investitori avessero saputo che simili segnali di ampiezza storicamente hanno prodotto per lo S&P una performance media a sei mesi prossima al 10%, con una probabilità di successo dell’86%; beh, probabilmente avrebbero in ogni caso ignorato la circostanza...

Perché per molti investitori è più importante persuadere sé stessi di avere ragione, che non di guadagnare denaro. Come se la borsa fosse fenomeno razionale e logicamente coerente. Buon per noi.

Piazza Affari si ripropone all’appuntamento fatale con il destino: con gli indici FTSE MIB e All Share a ridosso dei rispettivi ultimi diaframmi, prima dei massimi di un anno fa. E lo fanno con una successione ubriacante, che negli ultimi giorni ha costretto a dolorose ricoperture di posizioni corte.

Quattro sedute dal segno positivo, con l’ultima di entità superiore all’1.5%, sono state registrate prima d’ora all’inizio di novembre: ricorre ancora una volta il parallelo con tre mesi fa. Oggi, come allora, il sentiment è orientato ad un sano scetticismo: il Greed Index medio annuale si colloca su livelli compatibili più con un minimo, che non con un massimo di mercato. Suggestivo come il sentiment si collochi sui medesimi livelli di luglio 2012.

Uno dei capitoli più apprezzati del 2021 Yearly Outlook si intitolava: “Nessuno si aspetterebbe buone nuove dall’Italia”. Appunto. Quest’anno si conferma decisamente interessante.

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