Stimoli fiscali e monetari senza precedenti dopano l’azionario

Il Congresso USA ha approvato il tanto atteso pacchetto di stimoli fiscali da 2 mila miliardi di dollari.

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Il Congresso USA ha approvato il tanto atteso pacchetto di stimoli fiscali da 2 mila miliardi di dollari, dotazione maggiore nella storia USA, per combattere il rallentamento economico provocato dal coronavirus e per fermare la forte emorragia sui mercati finanziari. Non abbiamo i dettagli su come questo importo astronomico verrà speso, ma il pacchetto conterrà sicuramente aiuti consistenti per una grande fetta della popolazione, dalle piccole imprese alle grandi società, sotto forma di assegni diretti alle famiglie, sussidi di disoccupazione e differimenti delle imposte, per aiutare gli americani a navigare le acque agitate con danni economici minimi.

Questo pacchetto rappresenta un vaccino economico al virus? È troppo presto per dirlo, ma la reazione di riflesso del mercato è piuttosto promettente. Il Dow ha chiuso la seduta di martedì in rialzo dell’11,36%, l’S&P500 e il Nasdaq hanno dato il benvenuto al pacchetto di stimoli, che si aggiunge al programma di acquisto illimitato di asset annunciato il giorno prima dalla Federal Reserve (Fed), con un rally, salendo rispettivamente del 9,38% e dell’8,12%.

La combinazione di stimoli fiscali e monetari senza precedenti dagli USA ha dato un impulso anche agli indici europei e asiatici. Il FTSE ha chiuso in rialzo del 9,05% e il DAX è schizzato del 10,98%.

Il Nikkei (+6,87%) ha seguito la scia positiva di New York; a Hong Kong l’azionario ha guadagnato il 3,35% e la Borsa di Sydney è balzata del 5%, mentre il greggio WTI si è consolidato vicino ai $25 al barile.

L’attività sui future europei suggerisce un consolidamento, piuttosto che una correzione, in avvio di seduta. Invece i future sui listini USA sono quasi piatti rispetto alle oscillazioni che abbiamo visto nelle ultime settimane.

E ora la domanda da un milione di dollari: quest’ottimismo durerà, e per quanto?

Uno dei problemi principali di questi pacchetti di stimolo è che causano dipendenza. Maggiore è la dotazione degli stimoli, maggiore sarà la domanda degli investitori.

A questo punto, però, gli investitori sanno che probabilmente governo e Congresso USA hanno dato fondo a tutte le risorse che potevano mobilitare per rovesciare gli umori degli investitori. Trump e Powell non potranno verosimilmente fare molto di più, per cui forse stiamo gradualmente toccando il tanto atteso fondo per i corsi azionari. Da qui dovrebbero cominciare ad attenuarsi anche le turbolenze per le obbligazioni societarie e ipotecarie, giacché governo USA e Fed stanno offrendo sostegno a tutti. Ma loro due chi li sosterrà?

Per valutare il grado di ripresa del mercato, monitoreremo con attenzione due cose: la volatilità dei prezzi e i flussi verso il dollaro USA.

Innanzitutto, una volatilità giornaliera del 5%-10% è negativa, a prescindere dalla direzione. Un balzo del 10% nei prezzi degli asset è preoccupante quanto un calo del 10%. Quindi, per ristabilire la fiducia degli investitori nel breve-medio termine, sarà necessaria una stabilizzazione dei prezzi di mercato in una fascia giornaliera intorno all’1-3%.

Poi, il rallentamento degli acquisti di dollari USA dovrebbe essere un segnale positivo, perché significherebbe che stanno diminuendo le liquidazioni di fondi e gli investitori iniziano a riversare sul mercato la montagna di denaro fermo.

È opportuno osservare che è ancora poco chiaro cosa succederà nelle settimane e nei mesi a venire. Con la recessione mondiale che quasi certamente incombe, i dati economici infettati dal virus guasteranno gli umori praticamente tutti i giorni almeno nella prima metà dell’anno. A questo proposito, le cifre preliminari sui PMI riferiti a marzo pubblicate ieri sono hanno mostrato un cataclisma per gran parte delle economie; nella maggior parte delle economie sviluppate, il settore dei servizi ha subito un colpo senza precedenti per effetto del fermo totale delle attività.

Tuttavia, nel lungo termine, i mercati azionari si sono sempre ripresi dagli shock peggiori, uscendo dalle crisi finanziarie più forti, per lo meno in termini di prezzi.

By Ipek Ozkardeskaya

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