Il cedimento dei supporti risulterebbe fatale

L'asset allocation si è fatta conservativa, con il portafoglio ideale investito in azioni per non più del 40% del totale.

L’asset allocation si è fatta conservativa, con il portafoglio ideale investito in azioni per non più del 40% del totale. Sono lontani i tempi di una sovraesposizione che ha favorito l’accantonamento di cospicue plusvalenze. L’ultimo dispiacere, proviene dal Margin Debt.

Settimana dai due volti, con un inizio promettente ed una sciagurata inversione di tendenza, a metà ottava, subito dopo la sollecitazione delle resistenze giornaliere. Il saldo finale, negativo, non misura adeguatamente il sentimento di sconforto che prevale fra gli investitori.

Le notizie che giungono dall’Ucraina naturalmente condizionano non poco l’operato. Ma occorre tenere bene a mente che il deterioramento parte da lontano: dalla fine dell’autunno, quando sono emersi setup stagionali di segno e tenore spiacevoli per un investitore. Non a caso la nostra asset allocation ha costantemente ridimensionato l’esposizione in azioni: da un 70-80 percento vigente per più di un anno; al recente 40%. La metà. Una proporzione che strappa un sorriso, vista l’aggressività rialzista vantata fino a tre mesi fa.

L’ultimo dato che ha spinto a scalare ulteriormente le marce: il marcato calo del Margin Debt nel mese di gennaio. L’esposizione a leva degli investitori non rileva quando cresce, o quando magari raggiunge un nuovo massimo assoluto; bensì quando assume un andamento declinante. Ne riparleremo nel rapporto di domani.

Il 2022 Yearly Outlook ha ben definito l’andamento prevedibile per la prima metà di quest’anno: resta uno scenario del tutto plausibile. In ottica più ravvicinata, negli ultimi dodici mesi anni la settimana di scadenze tecniche mensili è stata negativa in ben nove occasioni. Al contrario, l’ottava successiva è risultata positiva in 9 casi, con una performance mediana del +1.34%. Ucraina permettendo, la reazione può iniziare.

Una reazione si rende davvero improcrastinabile, per scongiurare rotture verso il basso che si farebbero problematiche da gestire. Il nostro FTSE MIB ha più volte sollecitato l’argine offerto dalla media mobile a 200 giorni negli ultimi mesi; l’ultima, una settimana fa.

Il ripiegamento di venerdì è ancora gestibile, ma presumibilmente una nuova sollecitazione del supporto rischierebbe di risultare letale. A Piazza Affari il problema è l’assenza di setup in grado di catalizzare al meglio tale situazione: l’ultimo pattern fra quelli impiegati è risultato il Sell Sequential setup che ha intercettato il massimo di inizio anno. Poi, più nulla.

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