Un certificato con l'opzione multichance

Nel corso degli ultimi anni il progressivo ridursi dei rendimenti offerti dal mercato obbligazionario ha spinto un numero crescente di investitori a interessarsi del mondo dei certificati, sia quelli a capitale protetto che condizionatamente protetto.

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Nel corso degli ultimi anni il progressivo ridursi dei rendimenti offerti dal mercato obbligazionario ha spinto un numero crescente di investitori a interessarsi del mondo dei certificati, sia quelli a capitale protetto che condizionatamente protetto.

La maggioranza di questi investitori è orientata a ricercare rendimento e flusso cedolare ma, memore delle caratteristiche del mercato obbligazionario, punta i fari anche sulla componente “protezione”.

In quest’ottica sono particolarmente apprezzate alcune caratteristiche come ad esempio la barriera discreta e profonda e le cedole con effetto memoria.

Oltre a queste caratteristiche un’opzione interessante e utile a ridurre il rischio di un certificato a capitale condizionatamente protetto, consiste nella presenza all’interno della struttura del certificato dell’opzione “multichance”.

Un esempio di certificato che contiene l’opzione “multichance” è l’”Express Certificate” con isin CH1139077403, emesso da Leonteq, e costruito sui titoli BPER Banca, Intesa Sanpaolo, Stellantis e UniCredit.

Entrando nel dettaglio del prodotto:

  • Il nome commerciale è Express Certificate multichance autocallable
  • Il codice ISIN è CH1139077403
  • L'Emittente è Leonteq
  • Obiettivo finanziario: entrata periodica
  • Tipologia: capitale condizionatamente protetto
  • La quotazione attuale del certificato è in area 940-941 euro e quindi sotto la pari, ossia il valore nominale di emissione
  • La scadenza naturale è prevista il 19/10/2026, salvo che si attivi l’opzione “autocall” che prevede il richiamo anticipato del certificato
  • Il prodotto è quotato sul segmento Cert-X dell’Eurotlx
  • I sottostanti sono i titoli BPER Banca, Intesa Sanpaolo, Stellantis e UniCredit
  • Lo Strike è posto rispettivamente a 2,059 euro per BPER Banca, a 2,5125 euro per Intesa Sanpaolo, a 16,856 euro per Stellantis e a 11,926 euro per UniCredit
  • La barriera è “discreta” (attiva solo a scadenza) ed è posta rispettivamente a a 1,2354 euro per BPER Banca, a 1,5075 euro per Intesa Sanpaolo, a 10,1136 euro per Stellantis e a 7,1556 euro per UniCredit
  • La struttura cedolare è quella classica di un cash collect con il pagamento di cedole periodiche
  • L'importo della cedola ammonta al 2%
  • La frequenza di pagamento della cedola è trimestrale per un potenziale annuo del 8%
  • Tutte le cedole godono dell'effetto memoria
  • È prevista l’opzione “autocall” a partire dalla seconda data di rilevazione (aprile 2022)
  • Le cedole e le eventuali plusvalenze di prezzo (differenza positiva tra il prezzo di acquisto e quello di vendita o di rimborso) costituiscono “reddito diverso” per cui possono essere utilizzati per recuperare eventuali minusvalenze pregresse.

Analisi della struttura del certificato

In occasione della prima data di rilevazione non è attiva l’opzione autocall per cui un investitore si troverà di fronte a due possibili scenari:

  • tutti i sottostanti quotano ad un livello uguale o superiore alla barriera: il certificato paga la cedola del 2% e si va alla rilevazione successiva;
  • almeno uno dei sottostanti quota ad un livello inferiore alla barriera: il certificato non paga la cedola, che gode dell'effetto memoria, e si va alla rilevazione successiva.

A partire dalla seconda data di rilevazione si attiva l'opzione autocall per cui un investitore si troverà di fronte a tre possibili scenari:

  • tutti i sottostanti hanno una quotazione uguale o superiore allo Strike: in questo caso scatta l'opzione autocall per cui il certificato rimborsa in anticipo, mantenendo la protezione del capitale e pagando la cedola del 2% (grazie all'effetto memoria, potranno inoltre essere recuperati eventuali premi non pagati precedentemente);
  • almeno uno dei sottostanti quota ad un livello inferiore rispetto allo Strike ma tutti quotano ad un livello uguale o superiore rispetto alla barriera: in questo caso non scatta l'opzione autocall, il certificato paga la cedola del 2% (grazie all'effetto memoria, potranno inoltre essere recuperati eventuali premi non pagati precedentemente) e si va alla data di rilevazione successiva;
  • almeno uno dei sottostanti quota sotto il valore della barriera: in questo caso il certificato non paga la cedola, che però non è automaticamente persa in quanto gode dell'"effetto memoria", e si va alla successiva data di rilevazione.

Salvo richiamo anticipato (attivazione dell'opzione autocall), questi tre scenari appena descritti si verificheranno ad ogni data di rilevazione fino alla naturale scadenza (ottobre 2026).

Segnalo che la “trigger autocall” non è decrescente ma ha sempre lo stesso valore dello Strike.

Fino a questo punto, la struttura e le caratteristiche del certificato sono quelle classiche di un Cash collect.

La caratteristica principale di questo certificato emerge infatti a scadenza ed è rappresentata dall’opzione “multichance”.

Questa opzione, che alcuni emittenti chiamano anche “reload”, prevede che se un certificato è costruito su un paniere di titoli ed a scadenza uno dei sottostanti quota ad un livello inferiore alla barriera, per calcolare il valore del rimborso del capitale si prende a riferimento il secondo titolo “worst of”, ossia il secondo titolo con la performance peggiore.

A scadenza quindi si potranno verificare 3 scenari:

  • tutti i sottostanti quotano ad un livello uguale o superiore alla barriera: il certificato mantiene la protezione del capitale, rimborsa il capitale a 1.000 e paga l'ultima cedola del 2%, oltre a recuperare eventuali cedole non pagate in precedenza grazie all'effetto memoria;
  • solo uno dei sottostanti quota ad un livello inferiore alla barriera: in questo caso si attiva l’opzione multichance per cui il certificato non paga la cedola ma rimborsa il capitale al valore nominale di 1.000 euro, mantenendo quindi integra la protezione del capitale;
  • almeno due sottostanti quotano ad un livello inferiore alla barriera: in questo caso, il certificato perde la protezione e rimborsa la performance negativa del "worst of", ossia che ha registrato la performance peggiore durante la vita del certificato. Entrando più nel dettaglio, il prezzo di rimborso sarà calcolato attraverso la formula (prezzo finale/Strike)*100.

In pratica quindi la peculiarità è che a scadenza, ai fini della protezione del capitale, la barriera è osservata sul secondo sottostante “worst of”.

Detto in altro modo, per perdere la protezione del capitale e non ottenere quindi il rimborso al valore nominale di 1.000 euro, occorre che almeno 2 sottostanti quotino ad un livello inferiore alla barriera.

Questa clausola si applica solo al rimborso del capitale e non al pagamento delle cedole.

Nonostante quest’ultimo dettaglio, non c’è dubbio che si tratti di una opzione particolarmente preziosa e utile per il risparmiatore perché riduce sensibilmente il rischio.

Si provi a pensare ad un certificato costruito su un paniere di azioni, tra cui Wirecard che è andata verso l’insolvenza, trascinando la quotazione del certificato verso un rimborso attorno a zero.

Se questo certificato avesse contenuto l’opzione “reload” e se la quotazione degli altri titoli fosse stata superiore ai rispettivi livelli di barriera, il certificato non avrebbe pagato le cedole ma avrebbe rimborsato il capitale al valore nominale, senza alcuna perdita per il risparmiatore.

Ovviamente, come nel caso dell’opzione airbag, anche l’opzione “reload” ha un costo che zavorra il rendimento del prodotto ma personalmente ritengo che sia un ottimo paracadute per il risparmiatore, soprattutto quando si decide di investire in un certificato composto da titoli con basso livello di correlazione positiva, oppure con un elevata volatilità oppure con bilanci non particolarmente robusti.

In termini di confronto, ritengo che l’opzione “reload” tenda a tutelare maggiormente un risparmiatore rispetto all’opzione airbag.

Per motivare questo aspetto ricorro nuovamente all’esempio precedente del titolo Wirecard, andato in default: un certificato contenente l’opzione reload avrebbe avuto la possibilità di evitare conseguenze negative a livello monetario mentre invece l’opzione airbag non avrebbe attutito il colpo dell’insolvenza della società tedesca.

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Alessio Zavarise

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