La Finanza al servizio della Politica

Il mercato appare sollevato più dalla possibilità di una gestione meno dogmatica della politica monetaria, che non dalla remota prospettiva di una tregua.

Mentre Piazza Affari sfrutta al meglio la capitolazione coincisa con la seduta di martedì, Wall Street si ricorda l’appuntamento ciclico con un minimo per la seduta del 1° marzo, chiudendo in ampio territorio positivo. Fin qui però si è trattato di un rally correttivo.

Il mercato appare sollevato più dalla possibilità di una gestione meno dogmatica della politica monetaria, che non dalla remota prospettiva di una tregua in Ucraina. Ieri il governatore Powell ha spazzato definitivamente via la possibilità di un inasprimento da 50 punti base del Fed Funds rate fra una dozzina di giorni, aprendo ad un incremento non sistematico per le successive riunioni del FOMC.

Il mercato ha inteso immediatamente, prezzando per il 2022 ora non più di cinque aumenti del Fed Funds rate, dai precedenti sette; e anche la prospettiva di un restringimento del bilancio dell’istituto di emissione è ora demandata ai dati economici che sopraggiungeranno. Di conseguenza, il tasso terminale della politica monetaria americana è ora indicato dal mercato all’1.7%, una ventina di punti base meno delle precedenti aspettative, ben al di sotto del 2.5% tracciato dai membri del FOMC. Un livello meno problematico per una economia dove il peso del debito non accenna a rientrare.

I mercati, come si diceva, hanno tirato un sospiro di sollievo. Non è cinismo: è semplicemente la riformulazione di una complessa equazione che in termini estremamente sintetici propone gli utili delle società quotate al numeratore, ed il costo del denaro al denominatore. Chi depreca la reazione dei listini delle ultime ore, dovrebbe rilevare come al contrario mai come in questo momento la Finanza sia letteralmente salita sulle barricate, ponendosi al servizio della Politica.

Non mancheranno nei prossimi tempi ripercussioni primarie: con le riserve valutarie, perlomeno in dollari, che è stato dimostrato non poter essere sempre liberamente utilizzabili; il che depone a favore della diversificazione internazionale, lontani dal dollaro; ma anche della finanza decentralizzata. Ma questo è tema di una futura discussione.

Mentre Piazza Affari sfrutta al meglio la capitolazione coincisa con la seduta di martedì, Wall Street si ricorda l’appuntamento ciclico con un minimo per la seduta del 1° marzo, chiudendo in ampio territorio positivo. Esemplare la sollecitazione del doppio argine costituito dalla resistenza giornaliera e dalla media mobile a 200 giorni: entrambi a 4400 punti circa. Fin qui si è trattato insomma di un rally correttivo. Se Wall Street ha intenzione di recuperare il terreno perduto, lo dovrà dimostrare nelle prossime ore.

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