Gli investitori si posizionano per il nuovo anno

Mediamente, lo S&P500 ha corrisposto una performance annua del +9.5% dal 1950.

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Mediamente, lo S&P500 ha corrisposto una performance annua del +9.5% dal 1950. Peccato che raramente all'atto pratico tale risultato sia conseguito. Ciò non toglie che fiocchino le previsioni di crescita a singola cifra percentuale per il 2022. Una cautela giustificata?

Le ultime sedute dell’anno non sono mai state memorabili per gli scambi vorticosi: ciò non ha impedito allo S&P500 di conseguire un nuovo massimo storico, per la 70esima volta quest’anno. Dal Dopoguerra, soltanto a metà anni Novanta fu conseguita una performance (di poco) migliore: e questo, peraltro, non impedì al mercato di salire ulteriormente negli anni che seguirono.

Il merito della cavalcata trionfale di Wall Street è stato senza dubbio l’Up Volume, assolutamente prevalente nelle ultime sedute. Come evidenziato analiticamente, non ha importanza alcuna che gli scambi siano elevati, per giustificare un bull market (che anzi, proprio un ispessimento dei volumi tende a registrarsi in prossimità dei massimi di mercato): ciò che conta, è che vi sia prevalenza di Up Volume rispetto al Down Volume. E, come documentato nel Rapporto Giornaliero di ieri, questa condizione è nettamente presente.

Ci avviamo dunque ai saluti di fine anno. Lo S&P500 inanella un risultato brillante, con un progresso del 27.6% che mette in serio imbarazzo chi in tutti questi mesi ha profetizzato sciagure. Malgrado un’emergenza sanitaria mai venuta meno, un’inflazione ai massimi degli ultimi quarant’anni, banche centrali non sempre apparse all’altezza della situazione, una Cina poco propensa ad allentare i cordoni della borsa, e una crisi dal lato dell’offerta, includendo le mutazioni del mercato del lavoro, che rende il quadro macroeconomico sempre meno intellegibile; i mercati azionari hanno premiato gli investitori, laddove al contrario quelli obbligazionari sono stati sovente fonte di pesanti delusioni.

È giunto quel momento dell’anno in cui si tracciano i consuntivi, e si cerca di capire cosa ci aspetta. La statistica suggerisce dal 1950 una performance media annua del +9.5%, da parte dello S&P500, più i dividendi. Un risultato che appare addirittura ambizioso, viste le più conservative stime recenti sfornate dagli "esperti".

A ben vedere, storicamente un risultato allineato alla media storica è stato conseguito in una proporzione contenuta di occasioni. Lo scaglione più affollato è quello che include i saldi compresi fra il 12 ed il 17%. La curva dei risultati annuali è anormalmente positiva. Ciò non toglie che gli analisti raramente si sbilancino nel prevedere una performance a doppia cifra percentuale per i dodici mesi successivi.

Dunque dobbiamo confidare in uno S&P500 abbondantemente superiore ai 5500 punti fra un anno? o una volta celebrato il secondo anniversario di questo bull market – nota bene: a marzo segnalammo come il secondo anno dei bull market dal Dopoguerra sia sempre stato positivo... – le vendite prevarranno?

I Tori si confortano: peggiori notizie di questo 2021 non potranno giungere. Gli Orsi sperano nei soliti cliché: la sopravvalutazione, il tightening, il fattore geopolitico. I soliti moniti a la Roubini. Gli investitori nel frattempo si vanno posizionando. E noi, iniziamo a lavorare al 2022 Yearly Outlook...

Sereno, salutare e prospero anno nuovo a tutti!

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Alessio Zavarise

15 mar 2024