Il mercato risente dei setup stagionali invernali

La strada è stata segnata fra novembre e gennaio, quando sono stati registrati dei marker negativi, specularmente opposti a quelli brillanti palesatisi poco più di un anno fa.

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La strada è stata segnata fra novembre e gennaio, quando sono stati registrati dei marker negativi, specularmente opposti a quelli brillanti palesatisi poco più di un anno fa. Puntualmente il mercato ha rispecchiato le aspettative molto meno rosee delineate dai modelli previsionali.

Nonostante tutto, la settimana passata si è chiusa con saldo positivo per pressoché tutte le borse mondiali: ben 22 indici su 25 hanno conseguito una performance positiva, due indici asiatici hanno chiuso praticamente invariati; e soltanto lo S&P500 ha sperimentato un saldo negativo. Abbastanza per deprimere ulteriormente il sentiment.

È difficile biasimare gli investitori. L’ultima volta che l’inflazione è stata così elevata risale al 1982: quando il Fed Funds rate si attestava al 15%. D’altro canto è altrettanto vero che nello stesso anno sarebbe partito un bull market durato ben 18 anni, nonostante tassi reali ben più elevati di quelli correnti.

L’indice S&P500 è reduce da un consolidamento ormai semestrale: nessun progresso si registrava a venerdì dalla fine di luglio in avanti. Distribuzione o accumulazione?

A differenza di un anno fa, mancano molti parametri vitali che incoraggino un atteggiamento smaccatamente bullish. Non a caso l’asset allocation azionaria è stata continuamente tagliata dalla fine di novembre in avanti. Da ottobre 2020 in poi non si sono più concretizzati i setup bullish di lungo periodo che dodici mesi fa ci spinsero a confermare una sovraesposizione in Equity. Ed i nostri setup stagionali confermano la prospettiva di una annata tutt'altro che brillante.

Il mercato sta proponendo una evoluzione, fino ad ora ben anticipata dai modelli previsionali. Se non siamo in errore, un minimo sarà conseguito con la prossima scadenza ciclica del Delta System, prima di un complesso tentativo di recupero, che dovrebbe idealmente completarsi in primavera: quando ci sarebbero finalmente le condizioni per un aggiustamento verso il basso più consistente e duraturo. Il primo bimestre del 2022 ce lo siamo irrimediabilmente giocato, ma il secondo bimestre dovrebbe risultare di tutt’altro tenore; capitalizzando al meglio un sentiment che appare vistosamente sbilanciato da un lato: gli acquisti di put hanno superato il 40% dell’intera capitalizzazione di mercato. Una analoga proporzione prima d’ora è stata conseguita soltanto a marzo di due anni fa, ed in occasione dello storico downgrade degli Stati Uniti nel 2011.

Piazza Affari conferma il saldo negativo da inizio anno, ma si difende bene negli ultimi giorni, grazie al mix settoriale che esalta il nostro amato Finergy. Non è il caso però di abbassare la guardia: la sequenza di tre sedute per il FTSE MIB marcatamente negative, seguita dall’exploit di mercoledì; definisce uno scenario altamente instabile e potenzialmente pericoloso, seppure in chiave prospettica. Rimandiamo allo schema proposto la settimana passata sul Rapporto Giornaliero per i dettagli.

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Alessio Zavarise

15 mar 2024