Chi ha paura di tassi a zero per i prossimi dodici mesi?

Con oltre quattro trilioni di dollari parcheggiati nei fondi monetari americani, ogni ripiegamento sarà sfruttato dai ritardatari, il che mitigherà durata ed estensione delle correzioni. Qualche considerazione aggiuntiva merita la borsa italiana, scopertasi ora più vulnerabile.

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Con oltre quattro trilioni di dollari parcheggiati nei fondi monetari americani, ogni ripiegamento sarà sfruttato dai ritardatari, il che mitigherà durata ed estensione delle correzioni. Qualche considerazione aggiuntiva merita la borsa italiana, scopertasi ora più vulnerabile.

Le prescrizioni di un esaurimento della spinta rialzista verso la fine del secondo trimestre, formulate nell’Outlook di inizio anno, in uno con la denunciata comparsa di segnali di esaurimento del rialzo, all'inizio della passata ottava; hanno congiurato a favore di un vistoso aggiustamento nelle quotazioni nel finale della scorsa settimana.

Per lo S&P si tratta della quarta seduta negativa di fila, subito dopo aver raggiunto, una settimana fa, un nuovo massimo storico. Osservando la situazione con oggettivo distacco, si direbbe un consolidamento salutare e benvenuto; auspicato dai tanti rimasti ai margini del listino, come sempre lesti a cambiare uniforme e a vestire rapidamente i panni per essi più agevoli delle Cassandre: stando al Fear&Greed Index, l’ottimismo di mercato si è sbriciolato al 30%. È praticamente la medesima misura conseguita a fine ottobre; quando però Wall Street veniva da un prolungato e relativamente (per gli standard odierni) profondo aggiustamento. Oggi invece basta una correzione di poco superiore al 2.0% per gettare i più nello sconforto.

Essendoci preparati per tempo a questo consolidamento, la dinamica di mercato non ci tocca più di tanto. La settimana corrente oltretutto risulta storicamente difficile: dal 19 al 26 giugno lo S&P500 ha perso terreno in ben 25 degli ultimi trent’anni, e sempre negli ultimi 14 anni. Dal 1991 una sola volta ha guadagnato più dell’un percento, mentre nella metà dei casi ha ceduto in misura specularmente opposta.

Questo dato però si incastona in una finestra stagionale, più ampia, di ben differente tenore; come segnalato nel Rapporto Giornaliero di oggi, ove non a caso si segnalano diverse società del paniere dello S&P500, dalla spiccata stagionalità benigna. Sull’efficacia di questo approccio, basti rilevare come ciascuna delle ultime 100 raccomandazioni fornit, ha prodotto una performance media del +5.38%.

Con oltre quattro trilioni di dollari parcheggiati in fondi monetari – effetto secondario della generosità dello Zio Sam – verosimilmente ogni storno sarà impiegato dai ritardatari per entrare in borsa, il che ne mitigherà la presunta profondità e durata. La Federal Reserve ha senza dubbio alterato le pacifiche certezze degli investitori, ma anche la prospettiva di tassi a zero per non meno di un anno, a fronte di un’economia in boom, non deve essere uno scenario così disprezzabile.

Qualche perplessità in più la suscita il listino azionario domestico. Il FTSE MIB ha subito una certa pressione in lettera, zavorrato da un settore bancario, da noi dominante come peso, che sembra non suscitare più gli entusiasmi di poche settimane fa. Ci sono delle minacce di lungo periodo sulle quali ci soffermiamo nel rapporto di oggi; ma nel frattempo non possiamo fare a meno di riproporre l’argine dinamico che ha contenuto tutte le fasi correttive degli ultimi sei mesi, e che presto potrebbe tornare di attualità. Sotto questa fascia, l’opzione rialzista subirebbe un pesante smacco.

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Alessio Zavarise

15 mar 2024