Piazza Affari: neanche così male, dopo tutto

Caduti in sequenza i target formulati a dicembre da Deutsche Bank, Barclays, Credit Suisse, UBS, restano ancora da conseguire le proiezioni di Jeffries, Goldman Sachs ed infine JP Morgan.

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Caduti in sequenza i target formulati a dicembre da Deutsche Bank, Barclays, Credit Suisse, UBS, restano ancora da conseguire le proiezioni di Jeffries, Goldman Sachs ed infine JP Morgan. Il nostro obiettivo, per il primo semestre, era fissato nell’Outlook di inizio anno fra 4100 e 4200 punti.

I mercati azionari continuano a fornire copiose plusvalenze agli investitori che non si sono fatti dissuadere in tutti questi mesi da argomentazioni valide e legittime; che però poco hanno a che fare con la fondamentale legge della domanda e dell’offerta. Il nuovo massimo storico ieri sera a Wall Street ha consentito allo S&P500 di superare la previsione mediana fornita dalle case di investimento per il 2021; e siamo soltanto ad aprile.

Caduti in sequenza i target formulati a dicembre da Deutsche Bank (3950 punti), Barclays (4000), Credit Suisse (4050), UBS (4100), restano ancora da conseguire le proiezioni di Jeffries (4200), Goldman Sachs (4300) ed infine JP Morgan (4400 punti). Il nostro obiettivo, per il primo semestre, era fissato nell’Outlook di inizio anno fra 4100 (pagina 12) e 4200 punti (pagina 160).

Gli investitori complessivamente sfoggiano un ottimismo di circostanza; tutt’altro che smisurato: il Fear&Greed, ieri, difatti si attestava soltanto a 51 punti. Ben distante dai livelli stellari (>90 punti) conseguiti all’inizio di novembre: quando molti incauti osservatori chiamarono prematuramente la bolla. Un esame statistico all’epoca dimostrò al contrario come simili letture fossero state storicamente seguite da ulteriori progressi sei mesi dopo. Infatti.

È vero che negli ultimi tre mesi sono tornati i flussi di investimento verso fondi comuni ed ETF azionari; ma rimane tuttora da riassorbire l’emorragia sperimentata dal 2009: complessivamente quasi 800 miliardi di dollari di riscatti netti. Senza considerare che ora si aggiunge la domanda delle imprese: i buyback azionari sono stati interrotti nel 2020 (volume ai minimi degli ultimi sette anni), ma negli ultimi due trimestri il riacquisto di azioni proprie è tornato.

Le borse europee mantengono il passo degli USA, sebbene non assumano ancora la leadership: negli ultimi dodici mesi l’Eurostoxx50 ha accumulato un ritardo di performance di quasi 7 punti, salendo comunque pur sempre ai massimi degli ultimi tredici anni; ed entrando ora a sua volta nell’area obiettivo segnalato fra 3975 e 4070 punti. Lo Stoxx600 ha conseguito ieri un nuovo massimo storico, portandosi a poca distanza dal target fra 440 e 450 punti.

Piazza Affari appare in affanno, trattenuta dal rialzo dei tassi di interesse nostrani. Eppure non è così disprezzabile come comunemente si assume. La discussione circa la rottura del trading range degli ultimi dodici anni assume diversa fisionomia, se si considera il generoso flusso cedolare fornito nel frattempo: in termini total return la performance annualizzata negli ultimi dieci anni, sfiora il 5%. Non siamo ai livelli di Wall Street ma, considerando tutto quanto capitatoci dal 2011 in avanti, e i ritorni conseguibili dai titoli di Stato, nemmeno un risultato disprezzabile.

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Alessio Zavarise

15 mar 2024