Si profila per i mercati uno scenario molto meno brillante

Le aspettative di consolidamento dei listini azionari, anticipate da ben tre prescrizioni cicliche, stanno trovano pieno riscontro.

Le aspettative di consolidamento dei listini azionari, anticipate da ben tre prescrizioni cicliche, stanno trovano pieno riscontro. Un minimo è stato segnato in agenda: vedremo se anche questa volta l’analisi tecnica avrà la meglio. Ma in prospettiva si delinea un problema.

I mercati azionari stanno seguendo la prescrizione di consolidamento, dopo gli appuntamenti ciclici della prima metà del mese: in Italia, il Sell Sequential setup del 5 gennaio, che ha intercettato il massimo dell’anno, e soprattutto la scadenza ciclica che da due anni intercetta in modo esemplare massimi e minimi di mercato; negli Stati Uniti, l’indicazione di top da parte del Delta System per l’11-12 di questo mese, con conseguente movimento verso il basso. Puntualmente manifestatosi; e, perlomeno in questo caso, con l’aspettativa di un minimo secondo il calendario ciclico.

Gli investitori sanno bene di cosa liberarsi. A partire dal quarto trimestre, le compagnie del Nasdaq che non generano profitti, subiscono una perdita media che ora sfiora il 30%; le società che guadagnano, dal 30 settembre a ieri sera vantavano ancora una performance media positiva. Nel frattempo il Composite arriva ad un passo dalla formalizzazione di una correzione, avendo ceduto quasi il 10% dal massimo del 19 novembre.

Al di là dell’aderenza del mercato alle previsioni della vigilia, due sono le correnti che si contrappongono in questo momento. Da un lato, la stagione degli utili garantisce una crescita media degli EPS superiore al 20% nel Q4, sebbene nel quarto corrente le aspettative siano molto più mitigate. Ma è evidente che la performance di mercato risulterà condizionata dalla capacità di fare meglio o peggio rispetto alle attese.

Dall’altro, il concreto rischio che la Federal Reserve, in uno slancio di iper-attivismo motivato dalle enormi pressioni politiche subite, consegni una politica restrittiva ancor superiore alle previsioni: con un aumento del Fed Funds rate, a marzo, clamorosamente di 50 punti base in luogo dei canonici 25 attesi. Questo sta mandando in fibrillazione i settori del mercato più sensibili al costo del denaro. Come dire: quando è troppo, è troppo.

Nel frattempo sta per chiudersi il setup stagionale più importante dell’anno. Dodici mesi questo modello suggeriva, fra una comprensibile e generalizzata diffidenza, una performance per lo S&P500, superiore al 20%: cogliendo nel segno. Stasera, a meno di miracoli, si configurerà uno scenario molto meno brillante, come esaminato nel 2022 Yearly Outlook.

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