La macchina del petrolio iracheno, una delle più inceppate del mondo da sempre, sembra essersi riavviata. Dopo l'aggiudicazione di Rumaila da parte del consorzio partecipato da Bp e dalla cinese Cnooc, questa volta è toccato ad Eni che in Iraq si è aggiudicata una fetta del 40% di Zubair: un giacimento che potrebbe passare da 195 mila a 1,125 milioni di barili al giorno nel corso dei prossimi 7 anni."Un bel boccone" l'ha definito Eni, anche se sarà un boccone che comporterà 10 miliardi di euro in investimenti nei prossimi 7 anni e una quota di 2 dollari soltanto di remunerazione aggiuntiva al barile contro i 4,8 chiesti in passato dalla società del cane a sei zampe. In merito lo stesso amministratore delegato Paolo Scaroni ha precisato che le condizioni sono migliorate sotto diversi altri aspetti e che per questo oggi il gruppo può accettare i nuovi contratti: sui dettagli però la società mantiene il massimo riserbo.Di certo si sa che la cinese Sinopec è stata bocciata da Governo iracheno per i suoi progetti nell'avversato Kurdistan, Paese che da qualche tempo ha riavviato in proprio la produzione di petrolio anche per via delle lungaggini irachene nel campo dello sviluppo dei giacimenti. Qualche numero sui grandi giacimenti del Paese si può cominciare a tirarlo.Zubair ha una consistenza stimata in 4 miliardi di barili; Rumaila dovrebbe raggiungere una produzione di 1,75 milioni di barili al giorno dopo un investimento da 20 miliardi di dollari. Poi tocca a Nassirija con un potenziale di 2 miliardi di barili (stime del 2006) che saranno molto probabilmente estratti da Nippon Oil ormai nettamente favorita sul cane a sei zampe.Sicuramente Al Zubair rappresenterà una quota di peso nella produzione di Eni: nel 2008 la società italiana ha infatti prodotto 1,79 milioni di barili di olio equivalente al giorno (boe, questa produzione comprende il gas) e quindi la quota del 40% degli 1,12 milioni di barili di petrolio di produzione al picco previsti tra sette anni sarà più che rilevante nel complesso. Questo senza considerare che l'Iraq è una terra praticamente inesplorata, nonostante le sue riserve, secondo alcuni modelli, possano forse fargli scavalcare anche l'Arabia Saudita (264 miliardi di boe).