L’indice americano Dow Jones in seguito al raggiungimento del massimo assoluto in area 18.300 punti, da dieci anni a questa parte, ha iniziato un lento ritracciamento che è culminato con il tonfo del 1,54% registrato nella seduta di venerdì 6 marzo; la sessione ha chiuso sui 17.856 punti fermandosi quasi perfettamente sul secondo ritracciamento di Fibonacci (38,2%) calcolato tra il minimo del 2 gennaio ed il massimo del 2 marzo scorso.
Da dicembre a questa parte però il toro alla base di questo mercato sembra stia perdendo forza perché i prezzi ondeggiano con violenza all’interno dal range compreso tra i 17.100 ed i 17.900/18.000 punti.
Dall’analisi delle medie mobili vediamo come, a causa della seduta di venerdì, la media mobile esponenziale a tre sedute ha intersecato dal basso verso l’alto la media mobile esponenziale a quindici sedute. Questo è quindi un primo segnale negativo rafforzato dal fatto che i prezzi si trovano sotto entrambe le medie. Di contro la media mobile semplice a 100 periodi si trova ancora a distanza di sicurezza perché staziona in area 17.600 punti.
Il MACD è da poco in posizione negativa ma sono ancora necessarie tre/quattro sedute per poter filtrare adeguatamente il segnale; lo stocastico lento permane è vicino la zona di ipervenduto ma permane ancora in posizione short. Anche il Sar manda segnali negativi.
Il ROC a 16 e 5 giorni non da, adesso, segnali di divergenza. La divergenza ribassista è stata segnalata da quest’indicatore (a 5 giorni è chiarissima) per tutto il mese di febbraio.
I volumi scambiati venerdì sono stati leggermente superiori alla media scambiata negli ultimi due mesi, segno della convinzione del ribasso. Da quest’analisi si nota però un’altra particolarità cioè che, in media, i giorni ribassisti hanno avuto un numero maggiore di contratti scambiati rispetto ai giorni rialzisti.