Citi: attenti ai bancari quotati a Milano

Mentre l’Ue si muove sul fronte dell’unione bancaria, Londra inizia a mettere i primi paletti. Proprio sull'Italia. Tra Mps, Banca Marche, Carige e le difficoltà per crediti in sofferenza il panorama non è incoraggiante.

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Infatti per quanto riguarda il panorama dei bancari, oltre al pericolo incombente derivato dalla politica e da quei titoli di stato di cui le banche sono stracolme, iniziano ad arrivare sul tavolo degli inquirenti le registrazioni delle telefonate tra Mussari e il Gotha della politica italiana e adesso si iniziano a scoprire i tanti altarini che legano il potere bancario a quello esecutivo. Non che ce ne fosse dubbio, ma questa volta sono le voci dei protagonisti a parlare direttamente.

E i protagonisti sono tra i più illustri: dal neo nominato giudice della Corte Costituzionale Giuliano Amato, fino ai rappresentanti di entrambi gli schieramenti, tutti in cerca di favori, finanziamenti, sponsorizzazione e ovviamente Mussari era ben lieto di prestare soccorso. Ma al di là di questo, e considerando che è meglio lasciare ai magistrati il loro compito, il settore dei bancari italiani non riscuote molto successo all’estero. Soprattutto perchè da qualche giorno è stato approvato il primo paso per l’Unione Bancaria tanto attesa da Draghi che prevede al supervisione bancaria europea da parte della Bce e la cui piena attività si avrà a settembre del 2014.

Da qui l’entusiasmo dell’attuale numero uno dela Banca centrale europea che vede nell’accordo un’arma ulteriore per combattere il disordine degli istituti di credito (e il rischio di un possibile ripetersi del caso spagnolo), e anche l’inizio di una vera unione monetaria. Il che porterà le banche italiane a dover tagliare su quelle tante piccole ingiustizie, intese come surplus nelle spese, scaricate sui clienti. Ma le conseguenze di una stretta sui controlli porterebbero molto più lontano di quanto si creda. Per la precisione da Londra con quella nuova direttiva che vede la City autoescludersi in caso di assicurazione per i prestiti a breve scadenza nei casi di default. E la cifra, per quanto riguarda Roma, ammonterebbe a 70 miliardi proveniente dai grandi colossi del credito internazionale. Un taglio su quella fiducia di cui l'Italia oggi ha disperatamente bisogno.