A metà marzo, la People’s Bank of China ha annunciato che a partire dal 17 marzo la fascia di fluttuazione giornaliera del cambio onshore USD/CNY sarebbe stata raddoppiata a +/- 2%. Non si è trattato di una sorpresa dato che la People’s Bank of China ha accennato più volte della liberalizzazione del tasso di cambio negli ultimi due anni e il Premier Li Keqiang ne ha parlato nel suo primo discorso al Congresso Nazionale del Popolo a inizio marzo.
In breve, lo scopo principale dell’allargamento della fascia del tasso di cambio USD/CNY è quello di liberalizzarlo. I leader cinesi vogliono che lo Yuan Cinese, o Renminbi (letteralmente “la moneta del popolo” ), diventi una valuta internazionale. Lo Yuan è già scambiato in diversi mercati al di fuori della Cina, come Hong Kong, Singapore, e Londra. Grazie ad accordi di scambio tra la Cina e altri Paesi, gli scambi in valuta cinese sono diventati così comuni che ad ottobre SWIFT ha riportato che lo Yuan Cinese ha sorpassato l’Euro divenendo la seconda valuta più trattata per gli scambi a livello globale, con una percentuale pari all’8.6% dei tradizionali scambi finanziari. È ancora molto distante dal USD, all’81%, ma si tratta comunque di un enorme aumento da 1.9% nel 2012.
A metà gennaio, in preparazione dell’aumento dell’ampiezza della fascia di oscillazione, a seguito di molti anni di apprezzamento, la People’s Bank of China ha attuato un deprezzamento dello Yuan cinese. Alcuni analisti l’hanno visto come stimolo all’industria cinese orientata all’export, in quanto un deprezzamento del CNY renderebbe le esportazioni cinesi più convenienti e, inoltre, sosterrebbe la crescita nell’ambito di un rallentamento generale dell’economia. Anche se alcuni esportatori ne hanno tratto beneficio, è importante ricordare che l’economia cinese non è più dipendente dalle esportazioni come lo era in passato. Costi del lavoro più alti hanno reso le esportazioni più care, e le politiche governative sull’industria delle esportazioni sostengono che questa dovrebbe risalire la scala produttiva utilizzando tecnologia più avanzata, piuttosto che un percorso a bassa tecnologia in cui l’industria manifatturiera a buon mercato beneficia di una moneta sottovalutata.