Negli ultimi anni le Banche centrali sono state molto attive sui mercati, con una capacità quasi illimitata; con le loro politiche di “Quantitative Easing” hanno condizionato i flussi di denaro degli investitori, creando delle condizioni anomale non più dettate dalle regole del libero mercato.
Basti pensare alle grandi operazioni di acquisto titoli adottate dalla crisi del 2008 dalla FED e in seguito dalla BCE, che hanno espanso i loro bilanci a ritmi di crescita vertiginosi, fino a oltre 4 trilioni rispettivamente di dollari e euro, come si vede chiaramente dai grafici di seguito riportati:

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Il ciclo di espansione del bilancio della FED è ormai maturo, dalla fine del 2014 gli asset sono rimasti pressoché costanti, ovvero sono stati solo acquistati titoli in sostituzione di altri che andavano a scadenza, una sorta di “roll over”. La BCE invece è ancora in fase espansiva almeno fino a fine anno, oltre tale data molto probabilmente la politica diventerà simile a quella della FED, ovvero un periodo di tempo transitorio in cui i titoli verranno solo sostituiti.
Le Banche Centrali controllano la parte breve della curva attraverso le politiche monetarie mentre i rendimenti della parte lunga sono determinati dal mercato, tuttavia la forte attività di acquisti degli ultimi anni ha limitato il libero scambio di titoli e condizionato i rendimenti anche a medio/lungo termine. Così come la fase espansiva dei bilanci delle banche centrali ha avuto un impatto notevole sui mercati è lecito pensare che anche il processo opposto avrà forti ripercussioni, perché verrà a mancare una quota di domanda importante di titoli di Stato.