Presentato il Rapporto Coop 2010 “Consumi e distribuzione” redatto dall’ Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref. (Ricerche per l’Economia e la Finanza) e contributi originali di Nielsen. Il Rapporto, presentato da Enrico Migliavacca, vicepresidente Ancc-Coop, fotografa la situazione attuale dei consumi nel nostro Paese inserito in un contesto europeo e internazionale, fornisce previsioni ragionate per il 2011 e indica le strategie per permettere alle famiglie italiane di recuperare i livelli di benessere precedenti alla crisi.L’eredità della crisi e il comportamento degli italiani. Si conferma il gap fra le famiglie.Se è vero che il 2008 e i primi mesi del 2009 sono stati il momento più difficile per l’economia internazionale dal dopoguerra, è inevitabile che pur a fronte di un’inversione di rotta - peraltro appena avviata e dunque ancora debole -, pesa ancora sulla situazione attuale l’eredità lasciata dalla crisi. L’Italia non fa eccezioni e pur godendo della ripresa internazionale che la trascina fuori dalla recessione condivide con gli altri una comune incertezza sull’imminente futuro.D’altro canto è il nostro Paese ad aver subito con maggior evidenza l’impatto sociale della crisi tanto che oltre il 37% degli italiani, a fronte di una media dell’Unione Europea che si attesta al 24%, percepisce un aumento della povertà nel tessuto sociale in cui vive e questa percezione trova riscontro nelle difficoltà delle famiglie a far fronte a impegni di pagamento di carattere ordinario per non parlare delle spese occasionali e straordinarie. Una spesa imprevista di 1000 euro mette in difficoltà 2/3 dei cittadini e il 21% (a fronte di una media Ue che non supera il 12%) ammette di avere più difficoltà a sostenere spese peraltro necessarie come quelle relative alla cura dei propri bambini. A fronte di simili preoccupazioni, inevitabile la contrazione dei consumi procapite che, nel biennio 2007-2009, si sono ridotti di oltre 600 euro l’anno a prezzi costanti, di cui 181 solo nella componente alimentare. Diverso l’andamento europeo dove la crisi c’è stata, ma la reazione a livello di consumi è stata diversa e meno penalizzante. Fatta eccezione per la Spagna, infatti in Germania i consumi hanno subito una leggera flessione e sono addirittura cresciuti in Francia.