Fermento all’interno della cordata italiana per rilevare la quota detenuta da Lactaris in Parmalat. Soluzione non semplice, visto che al momento il gruppo transalpino non ha dato segnali di cedimento, nonostante il governo francese sia intervenuto per stemperare gli animi.L’accordo privato, in ogni caso, comporterebbe minori sacrifici economici per il gruppo tricolore. Un’ Opa è dispendiosa, ed anche se probabilmente lanciata solo sul 60% dei titoli, richiederebbe un esborso notevole. Secondo alcuni analisti l’Opa costerebbe qualcosa come 3 miliardi di euro.Lactaris detiene il 29% di Parmalat ad un prezzo di carico di 2,65 euro. La soluzione più titolata in questo momento è quella di un maxi finanziamento al Gruppo Granarolo, che rileverebbe proprio da Lactaris il 29%, e comunque non andrebbe oltre il 30% scongiurando di fatto, l’obbligo di lanciare l’opa.Se dovesse riuscire nell’intento, verrebbe scongiurato il pericolo transalpino e la situazione potrebbe congelarsi per qualche mese. Ad affiancare il secondo produttore nazionale di latte, il colosso bancario Intesa Sanpaolo, che starebbe studiando anche altre soluzioni, da tener pronte, nel caso in cui Lactaris non dovesse cedere o avesse richieste difficili da soddisfare.Riepilogando, il lancio dell’Opa avrebbe un costo di 3 miliardi di euro, e sembra la soluzione che la cordata preferisca. Non è detto tuttavia, che sia pretattica, tesa a far abbassare le richieste di Lactaris. Per il momento il gruppo transalpino non ha effettuato contromosse, anche perché sotto pressione dal governo nazionale, consapevole dei rischi di diatriba col governo italiano.Per gli azionisti Parmalat l’Opa sicuramente darebbe maggiori soddisfazioni nel breve periodo, in quanto dovrebbe esser lanciata a prezzi elevati affinché possa aver successo. Di contro, una trattativa tra le parti, ridurrebbe notevolmente l’appeal sul titolo.