Tempi duri per la Brexit

La May come il predecessore Cameron diventa la paladina di scelte politiche avventate a priori ed errate nei fatti.

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Come nelle Satire di Giovenale la ricerca di un colpevole al femminile nel panorama politico inglese post elezioni porta dritto al nome di Theresa May, che ha fallito il tentativo di ottenere un mandato ampio e definitivo dagli inglesi. La May con la sua campagna elettorale sbagliata ha visto evaporare un vantaggio notevole e si avvia a formare un governo a tempo perché Corbyn , leader dei Laburisti, è deciso a dare battaglia in nome di un successo inaspettato e netto.

La May come il predecessore Cameron diventa la paladina di scelte politiche avventate a priori ed errate nei fatti. Sulla spesa pubblica la May è scivolata su una buccia di banana paventando un possibile carico dei costi sociali parametrati alle proprietà immobiliare e quindi volando un argomento tabù per le famiglie. E, tra le sviste sull’assistenza sociale e l’attentato di Manchester, la premier non è riuscita ad evitare la perdita di quella maggioranza assoluta cruciale per un negoziato che potesse mantenere la linea dura e intransigente da lei promessa.

E’ chiaro inoltre che l’alleanza con gli Unionisti Nordirlandesi metterà in naftalina l’hard Brexit , l’irrigidimento delle misure sull’immigrazione , nel mero tentativo di mantenere l’unione doganale e avviare un ribaltone per una versione di “Brexit open” che è solo un’illusione di fronte ai duri dell’UE, che si chiamano Barnier e Verhoftsadt, rispettivamente Responsabile dei Negoziati per la Commissione Europea sulla Brexit e il “Falco” del Parlamento europeo che guida l’Alleanza dei Liberali e Democratici.