Erano esattamente 37 anni che l’indice S&P500 non registrava un semestre “maggio-ottobre” con chiusure mensili tutte positive. Un periodo, a ben vedere, dove si registra statisticamente una modesta performance delle borse: non a caso è nato il famoso detto “vendi a maggio e scappa”. Se aggiungiamo che, dallo scorso novembre, le chiusure mensili mostrano minimi e massimi superiori, l’attuale fase sarà ricordata nel tempo come il periodo più roseo per un Toro che in molti davano per spacciato, mentre invece, dopo oltre otto anni, dimostra ottima salute.
I periodi di lunghi rialzi viaggiano sempre a braccetto con la bassa volatilità. Caratteristica che si sta facendo notare da inizio anno ma non solo: ottobre si è chiuso con i livelli più bassi di volatilità degli ultimi 30 anni, a dispetto del fatto che la statistica lo indica come il mese più volatile dell’intero anno. Salgono così a 7 i mesi dell’anno con la più bassa volatilità dei peggiori 10 mesi della storia.
In queste ultime settimane anche gli indici europei si sono fatti notare per aver aggiornato i massimi annuali, tranne per l’Ibex spagnolo che a causa delle tensioni politiche non riesce a rivedere i massimi dello scorso maggio. Rialza la testa l’indice Dax tedesco che recupera il terreno perso durante l’estate, senza però scalzare il nostro FtseMib che sale sul gradino più alto del podio del Vecchio Continente sfiorando un rialzo prossimo al 20%. Condizioni generali che si riflettono positivamente sull’indice Eurostoxx che apre il mese di novembre aggiornando subito i massimi annuali in area 3700 punti. Soglia che non si vedeva dall’estate del 2015.