Cassa integrazione 2022: ecco chi può chiederla!

Cassa integrazione estesa anche agli apprendisti! Questa è una delle misure previste per sostenere le imprese e i lavoratori in questi mesi del 2022.

Si torna a parlare di cassa integrazione, la misura che ha coinvolto negli ultimi anni moltissimi lavoratori e aziende italiane in crisi. Questa misura è stata la soluzione per molti cittadini per non perdere il lavoro, ed è stata utilizzata nel 2021 non solo nella sua misura ordinaria, ma anche con causale specifica “Covid-19”.

Questo significa che le aziende hanno potuto richiedere la cassa integrazione con motivazioni legate alla diffusione del virus, per i propri dipendenti. La cassa integrazione è una possibilità che non si è esaurita con il termine del 2021, ma che al contrario viene riproposta nel 2022, almeno per questi primi mesi di emergenza sanitaria.

Come spiega Fiscoetasse.com la cassa integrazione presente nel 2021 con causale “Covid-19” è terminata lo scorso anno, ma questo non significa che la misura di per sé non sarà più disponibile:

“Esaurita la Cassa COVID 2021 dal 1 gennaio 2022  per gli ammortizzatori tornano le tempistiche ordinarie dettate dal Jobs Act (Dlgs 148 2015)  Per la Cassa integrazione ordinaria  il termine per la richiesta è di 15 giorni dalla sospensione /riduzione dell’attività.”

La cassa integrazione rientra in una delle misure previste come ammortizzatore sociale dall’ultima manovra, e vengono introdotte anche alcune novità interessanti che aumentano il numero e la tipologia di lavoratori per cui può essere applicato un periodo di cassa integrazione quando necessario.

In particolare la misura viene estesa anche a chi non ha un lavoro di tipo indeterminato, ma si trova in apprendistato, oppure viene garantita anche per i lavoratori a domicilio secondo le ultime decisioni. Vediamo nell’articolo quali sono i soggetti coinvolti in questo ampliamento della cassa integrazione, e come funziona per il 2022.

Cassa integrazione 2022: allargamento beneficiari

L’allargamento dei beneficiari della cassa integrazione è uno dei punti centrali nell’ultima manovra a proposito di ammortizzatori sociali, ovvero di sostegni ai cittadini lavoratori. Le aziende anche per il 2022 possono garantire ai lavoratori l’accesso all’indennità prevista dalla cassa integrazione. In particolare la possibilità viene estesa a nuovi tipi di soggetti.

Si tratta in particolare dei lavoratori con contratto di apprendistato. In questa categoria rientrano moltissimi giovani lavoratori italiani, e questo tipo di rapporto lavorativo ha registrato un notevole aumento rispetto al passato in questo ultimo periodo.

Il contratto di apprendistato ha come fine ultimo l’inserimento stabile di un giovane nel mondo del lavoro, ovvero nell’azienda in cui questo contratto è in essere. Si tratta di un periodo di lavoro e formazione che porta infine ad un contratto di tipo indeterminato successivamente al suo termine. Questo tipo di contratto ha la durata massima intorno ai tre anni, ed è un periodo in cui il giovane si forma per svolgere un determinato lavoro.

Si tratta di una tipologia contrattuale rivolta ai giovani, con meno di 29 anni di età, per favorirne l’inserimento lavorativo. Con l’ultima misura presa in considerazione dalla manovra sulla cassa integrazione, anche chi svolge un lavoro volto all’inserimento indeterminato, tramite apprendistato, può accedere ad un trattamento integrativo.

La cassa integrazione straordinaria viene quindi estesa ai lavoratori con contratto di apprendistato indipendentemente dalla tipologia specifica del contratto specifico. Questa misura è disponibile sia nel caso di sospensione dal lavoro in via temporanea sia per la riduzione delle ore effettivamente lavorate.

Queste due decisioni possono essere prese dalle aziende specialmente quando si trovano in un momento di crisi, e la possibilità è ancora attuale nel 2022.

Cassa integrazione 2022: requisito di anzianità

Con le modifiche alla misura della cassa integrazione, che torna nel 2022, oltre all’estensione a chi lavora con contratto di apprendistato, viene decisa una riduzione del requisito di anzianità per accedervi. Precedentemente era necessario aver lavorato per almeno 90 giorni per poter accedere alla misura della cassa integrazione.

In precedenza questa era la durata di lavoro all’interno della stessa unità produttiva necessaria per accedere alla cassa integrazione in caso di sospensione del lavoro o diminuzione dell’orario. Questo requisito viene ridotto a sole 30 giornate lavorative, come spiega la circolare ufficiale, presentata da Informazionefiscale.it:

“Il citato requisito passa dai precedenti 90 giorni a solo 30 giorni, che devono esser stati maturati alla data di presentazione della domanda di autorizzazione alla concessione del trattamento di CIG, sia esso ordinario o straordinario.”

Rimane comunque possibile essere esonerati dal requisito per l’accesso alla cassa integrazione ordinaria per un evento non evitabile in materia di imprese industriali. Questo requisito che prevede lo svolgimento di almeno 30 giorni lavorativi per l’accesso alla cassa integrazione comprende nel calcolo anche le possibili situazioni in cui il lavoratore viene spostato di sede rispetto alla sede centrale in cui svolge abitualmente il lavoro.

Il requisito di anzianità e l’allargamento ad un maggior numero di beneficiari della cassa integrazione rispondono ad alcune necessità presenti anche nel 2022, a causa dell’ulteriore situazione di emergenza che sta mettendo nuovamente in difficoltà le imprese e di conseguenza i lavoratori. Con la cassa integrazione del 2022 è possibile accedere alla misura anche per i lavoratori a domicilio, al pari di quelli con apprendistato.

Cassa integrazione Covid 2022

La cassa integrazione con le misure viste prima si riferisce all’ammortizzatore ordinario e straordinario, tuttavia non viene estesa la misura con la causale “Covid-19” utilizzata lo scorso anno. Sembra che le ultime novità in materia di cassa integrazione, che allargano la platea di beneficiari complessivi, vadano a compensare con la mancata reintroduzione della cassa integrazione per Covid-19.

Tuttavia le conferme non sono ancora definitive, poiché questa misura potrebbe essere nuovamente introdotta in futuro, in base all’andamento epidemiologico e alla situazione economica delle aziende. Va ricordato che in generale la cassa integrazione (di qualsiasi tipo) viene erogata ai lavoratori dipendenti solamente quando l’impresa si trova in una particolare situazione di crisi economica.

Si tratta quindi di situazioni straordinarie, oppure di momenti in cui l’azienda si sta riorganizzando, oppure ancora la cassa integrazione viene utilizzata come soluzione al posto dell’ipotesi, peggiore, di licenziamento individuale o collettivo.

Secondo le recenti ipotesi, la cassa integrazione Covid non verrebbe presa in considerazione, tuttavia verrebbe introdotto un Fondo di Integrazione Salariale (FIS) maggiormente accessibile con le ultime decisioni legate alla Legge di Bilancio 2022, per tutti i datori di lavoro.

La cassa integrazione, sia che si tratti della formula ordinaria che di quella straordinaria, verrebbe applicata solamente quando il datore di lavoro presenta almeno 15 dipendenti. Oltre alla cassa integrazione, le recenti proposte con il nuovo Decreto Sostegni 2022 propongono anche diversi sostegni mirati ai settori lavorativi più in crisi, come ad esempio il turismo, nel 2022.

Cassa integrazione e salario minimo

La cassa integrazione è di fatto un ammortizzatore sociale, non si tratta di una misura che può essere estesa a tutti in modo strutturale. A questo proposito si torna a parlare in questi giorni di salario minimo, ovvero della possibile introduzione di una paga sotto al quale le imprese non possono scendere per i propri dipendenti.

Il salario minimo è già presente in diversi paesi dell’Europa, e nell’ultimo periodo l’Europa stessa sta premendo per applicare maggiori tutele per i lavoratori in questo senso nel prossimo periodo. Da un lato viene infatti proposta la possibilità di estendere il salario minimo anche per i paesi in cui è assente, come l’Italia, dall’altro lato si parla di un allargamento all’accesso dei contratti collettivi nazionali.

La situazione italiana rileva moltissimi lavoratori precari, o in una situazione di instabilità economica e contrattuale. La problematica è emersa maggiormente con l’arrivo dell’emergenza sanitaria, ma si tratta di una realtà diffusa da tempo, in modo maggiore in alcune regioni italiane.

La cassa integrazione non può essere l’unica risposta per tutelare questi lavoratori, secondo i sostenitori del salario minimo. Per questo motivo viene richiesto anche dall’Europa un allargamento delle tutele minime previste per i lavoratori di tutti i settori, di produzione e non.

Al momento si parla ancora di ipotesi, ma ultimamente questo argomento è salito alla ribalta maggiormente rispetto al passato, quindi ci si aspetta che presto potranno essere messe in campo azioni specifiche nella direzione di un salario minimo per tutti.

Cassa integrazione, ferie e sospensione del lavoro

Molti si chiedono cosa accade ad alcuni periodi di sospensione del lavoro, come le ferie, quando viene applicata per uno o più lavoratori la cassa integrazione. Per rispondere a questa domanda bisogna tenere conto che la cassa integrazione può essere applicata al 100%, ovvero il lavoratore si trova a lavorare zero ore, oppure può essere applicata in modo parziale.

Nel primo caso, quando il lavoratore di fatto non svolge ore di lavoro effettive, le ferie non vengono maturate. Al contrario, quando il lavoratore si vede ridurre l’orario di lavoro, le ferie vengono maturate durante queste ore di lavoro normalmente svolto.

Questo significa che per chi si trova in cassa integrazione con orario di lavoro parziale è possibile che vengano erogate le ferie, se queste sono state cumulate. Il numero di ore di ferie maturate dipende dal contratto specifico di lavoro con cui risulta dipendente il cittadino.

Per quanto riguarda un lavoratore che svolge un lavoro part-time, le ferie saranno la metà rispetto ad uno a tempo pieno. Infine, va ricordato che la cassa integrazione non spetta ai lavoratori autonomi, per cui però recentemente è stata introdotta una misura simile, l’ISCRO, applicabile in specifici casi e per un periodo entro i sei mesi.

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