Il fallimento degli Stati Uniti è nei numeri: eccoli!

Si avvicina il primo giugno, la data che il Segretario al Tesoro, ossia il Ministro dell’economia statunitense, Janet Yellen.

Si avvicina il primo giugno, la data che il Segretario al Tesoro, ossia il Ministro dell’economia statunitense, Janet Yellen, ha fissato come giorno X, ossia il giorno nel quale non sarà più in grado di rispettare tutti i pagamenti delle spese federali.

E’ vero che ultimamente Goldman Sachs ha cercato di venire incontro all’Amministrazione Biden sostenendo che il giorno X dovrebbe essere un po’ posticipato di circa una settimana, quindi all’otto o al nove giugno.

Ma ritengo questa uscita di Goldman Sachs di scarso rilievo per non dire pretestuosa, a mio parere la banca statunitense, certa che verrà trovato un accordo sul tetto del debito prima del primo giugno, ha voluto solo lanciare un messaggio distensivo a Wall Street, che infatti sta reagendo con estrema moderazione alla situazione che si è venuta a creare.

Il giorno X, quindi, rimarrà il primo giugno, altrimenti Janet Yellen perderebbe la faccia, e non credo che la ex Presidente della Fed sia disposta a fare una figuraccia del genere.

Contemporaneamente sono convinto che prima del giorno X il Congresso autorizzerà l’aumento al tetto del debito, su questo, come sempre, mi trovo in perfetta sintonia con JP, tuttavia … ed è questa la vera notizia, come mi conferma JP, questo aumento del tetto del debito sta già avendo una dinamica diversa rispetto a tutti quelli precedenti.

Ripeto ciò non vuol dire che si arriverà ad uno scontro epocale, ma pare che gli Stati Uniti, o meglio gli statunitensi, oggi abbiano una maggior consapevolezza che, andando avanti di questo passo, andranno a sbattere.

Anzi, di più, molti americani ritengono che ormai si sia imboccata una strada di non ritorno, in altre parole che il fallimento degli Stati Uniti non sia più una questione di “se”, ma di “quando”.

E, cari ascoltatori anch’io ho maturato questa convinzione. Ed aggiungerei che non si tratti di una convinzione, ma di certezza corroborata dai numeri. Ed ora cerco di spiegarmi.

Noi tutti abbiamo sempre ritenuto che l’indicatore non solo più importante, ma anche il più corretto della rischiosità di un debito pubblico sia dato dal rapporto Debito/Pil del Paese.

Obiettivamente un debito deve essere rapportato alla capacità di reddito del debitore, in questo caso, trattandosi di uno Stato, la capacità di reddito è misurata dal Pil.

Al momento il rapporto Debito/Pil negli Stati Uniti, io lo calcolo al 124%, alcuni siti parlano di un 129%, ma non importa capire chi abbia ragione, ciò che importa è che ci troviamo ad un livello esorbitante, al punto che il debito pubblico statunitense potrebbe già, solo per questo, ritenersi non più sostenibile.

Chiaramente il tetto sul debito pubblico verrà innalzato, non ci sarà alcun default, ma anche questo non basta, è infatti certo che la crescita della spesa pubblica e quindi la crescita del debito sarà superiore rispetto alla crescita del Pil, quindi la percentuale Debito/Pil sarà senza alcun dubbio destinata a crescere anche in futuro.

Ma a mio parere per capire la sostenibilità del debito pubblico ci sono anche altri parametri che dovrebbero essere presi in considerazione, parametri che invece vengono sistematicamente ignorati.

A volte anche sui nostri media mainstream, viene riportato un dato associato al debito pubblico, ossia il debito pubblico pro capite.

Sapete quando si dice quanto è indebitato ogni italiano!

In effetti dato che contemporaneamente alla nascita ad ogni italiano è attribuito un codice fiscale, spesso si dice che il neonato la prima cosa che si vede affibbiare è una quota del debito pubblico.

Per calcolare il debito pubblico pro capite semplicemente si divide l’ammontare del debito pubblico per il numero degli abitanti, in Italia quindi il debito pubblico ammonta a 2.762 miliardi di euro, gli abitanti (fonte Istat) sono 58.850.000 per cui ogni abitante ha un debito di poco inferiore ai 47.000 euro.

Ebbene facciamo lo stesso calcolo per gli Stati Uniti, sappiamo che il tetto del debito è pari a 31.400 miliardi di dollari, gli abitanti sono 331,9 milioni, quindi ogni cittadino americano ha un debito di 94.600 dollari.

Esattamente il doppio rispetto ad un italiano.

Naturalmente dovremmo tener conto che il reddito medio di un cittadino statunitense è superiore a quello italiano, ma il raffronto dei redditi andrebbe fatto misurando la capacità di acquisto.

Occorrerebbe poi tener conto di altri fattori ad esempio il costo per l’assicurazione sanitaria che deve sostenere un cittadino americano.

Ma lasciamo stare, poiché è un altro dato che per me risulta più importante.

So che nessuno Stato chiederà mai ai propri cittadini di azzerare il debito pubblico, ma supponiamo che gli Stati Uniti lo facessero, abbiamo detto che il debito pubblico pro capite ammonta a 94.600 dollari, quindi questa sarebbe la cifra che ogni cittadino americano dovrebbe pagare per azzerare il debito pubblico.

Ma sarebbe tenuto a pagare quell’importo anche un neonato, anche una persona indigente, insomma persone che certamente non potrebbero versare alcunché.

Quindi sembra ragionevole ipotizzare che possano versare un certo importo solo coloro che negli Stati Uniti pagano le imposte.

Ebbene sapete quanto dovrebbe pagare ogni cittadino americano che paga le tasse per arrivare ad azzerare il debito pubblico americano? La bellezza di 248.000 dollari a testa.

Chiaramente una cifra irragionevole.

Quindi ritengo che il debito pubblico negli Stati Uniti sia già ora di fatto non più sostenibile.

Un’ultima cosa, abbiamo detto più volte che il tetto al debito pubblico statunitense attualmente in essere è di 31.400 miliardi di dollari, e vi abbiamo anche detto che, teoricamente, finché il Congresso non raggiungesse l’accordo per alzare quel tetto il Governo non potrebbe far aumentare il debito.

Ebbene no! Non è così!

Quel tetto è già stato superato, in questo momento è arrivato già a 31.800 miliardi di dollari quindi è stato sforato di ben 400 miliardi di dollari, e non farà altro che aumentare sempre più.

E la situazione sociale negli Stati Uniti peggiora di giorno in giorno. Fate voi le vostre considerazioni.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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