L’intelligenza artificiale è una bolla speculativa?

Ormai non si parla d’altro, è l’argomento del momento, si organizzano seminari a livello accademico, ma, in maniera più...popolare.

Ormai non si parla d’altro, è l’argomento del momento, si organizzano seminari a livello accademico, ma, in maniera più … popolare, se ne discute anche nei bar, mi riferisco all’intelligenza artificiale.

Non è chiaro a tutti di cosa sia, ma tutti ne vogliono parlare, a volte con entusiasmo, a volte con timore.

In effetti non è ancora chiaro se lo sviluppo degli studi sull’intelligenza artificiale sia da accogliere con favore oppure con apprensione.

Personalmente devo ammettere che nutro parecchie perplessità, mi pare che i rischi siano maggiori dei benefici, per questo quindi non ho provato ad utilizzare chatbot basati su intelligenze artificiali.

Tuttavia ho avuto un’esperienza che i miei più affezionati ascoltatori ricorderanno e che ha senza dubbio accresciuto le perplessità che già nutrivo.

Come i miei più affezionati ascoltatori certamente sanno, personalmente ho una rubrica settimanale su Money.it, il venerdì dalle 12 alle 13 vengo intervistato dal giornalista Fabio Frabetti.

Ebbene venerdì Fabio, a mia insaputa, ha voluto fare un esperimento ponendo a ChatGPT una domanda che non so se fosse facile o meno, la domanda era: chi è Giancarlo Marcotti.

Io ritengo che Fabio abbia scritto correttamente il mio nome e cognome, ebbene, la risposta è stata che ero un giornalista nato nel 1973 insomma si capiva subito che la risposta dell’intelligenza artificiale era tutt’altro che una risposta intelligente.

Ed ho anche capito che si stava riferendo a Gabriele Marcotti, quindi nemmeno un mio omonimo.

Ebbene Gabriele Marcotti è un giornalista sportivo, e a me, devo essere sincero, la cosa non mi è piaciuta, nulla contro Gabriele Marcotti, ma io sono un’altra persona.

Ed allora mi sono immediatamente chiesto, e se Gabriele Marcotti anziché un giornalista sportivo fosse stato un delinquente? E quindi chiedendo chi è Giancarlo Marcotti ChatGPT dava come risposta appunto un poco di buono … Capite che la cosa avrebbe assunto aspetti inquietanti.

Certo siamo agli albori dell’intelligenza artificiale, si faranno presto passi avanti, verrà certamente sviluppata e certi errori non si ripeteranno, tuttavia …

Ho quindi la sensazione che sull’Intelligenza Artificiale si sia creata un’eccessiva attesa, e come accade sempre in questi casi, entra in gioco la finanza.

Quando le attese si fanno spasmodiche ecco che la finanza si butta a capofitto, sapete che in finanza il tempismo è tutto, arrivare primi significa, in alcuni casi, accaparrarsi i maggiori guadagni.

Quindi il mercato si è chiesto quali sarebbero state le aziende che avrebbero tratto i maggiori profitti dall’espansione e dallo sviluppo del settore.

Gli occhi degli investitori sono caduti in particolare su Nvidia fra i leader mondiali dei processori grafici.

Il titolo, quotato al Nasdaq, è sempre stato uno dei titoli più volatili, figuratevi ora. Solo per darvi un idea della volatilità pensate che il titolo Nvidia nel 2021 aveva avuto un aumento stratosferico, in nove mesi le quotazioni in Borsa erano triplicate.

Eravamo nel pieno della cosiddetta pandemia, ma così come il 2021 era risultato un anno straordinario il 2022 è risultato drammatico. Le quotazioni sono letteralmente precipitate, ed il titolo in Borsa ha perso oltre il 60% passando da 325 a 125 dollari per azione.

Negli ultimi tre mesi dello scorso anno il titolo in Borsa ha ripreso a salire ad un ritmo impressionante ed in questi ultimi giorni il valore di una azione Nvidia ha superato addirittura i 400 dollari, naturalmente polverizzando qualsiasi record storico e portando la capitalizzazione dell’azienda a 1 trilione di dollari, ossia mille miliardi di dollari.

Siamo all’interno di una bolla?

Purtroppo le bolle si vedono, o si sentono, solo quando scoppiano, quindi al momento non siamo in grado di dare una risposta a questa domanda.

Ma una considerazione mi sento in grado di farla.

Molti paragonano l’avvento dell’intelligenza artificiale alla stregua dell’avvento di internet. Se così fosse … potremmo pensare che possa accadere in Borsa quel che accadde quando si sviluppò il fenomeno Internet.

Ricordiamo tutti il Nasdaq … ah no, sono passati trent’anni, non tutti quindi se lo ricordano. Allora lo ricordo io.

Dal ’93, quando quotava all’incirca 750 punti, il Nasdaq, ossia l’indice statunitense dei titoli tecnologici, iniziò una crescita impressionante, una crescita che culminò all’inizio dell’anno 2000 quando arrivo a quotare oltre 5.000 punti, insomma da 750 a cinquemila cento e rotti punti si trattava di un aumento di quasi il 600%.

Lì scoppiò la bolla, le quotazione del Nasdaq crollarono per dieci trimestri, due anni e mezzo di continua discesa, alla fine di quel precipizio il Nasdaq era tornato a quotare poco più di 1.000 punti. Insomma da 5.000 a 1.000 punti una batosta epocale.

Ma eccoci al punto, qui siamo davvero all’aspetto più importante, quando il Nasdaq termina la discesa, anzi il crollo.

Io quel periodo lo ricordo bene, essendo allora il mio lavoro.

Tutti, ma proprio tutti coloro che operavano sui mercati finanziari, non sapevano quale sarebbe stato il futuro del Nasdaq ma di una cosa erano certi, che non si sarebbe mai più visto il Nasdaq a 5.000 punti.

Tutti gli operatori erano stra convinti che sul Nasdaq era stata creata una delle più grandi bolle speculative della storia.

Ossia tutti erano convinti che all’inizio del 2000 le quotazioni raggiunte dai titoli quotati al Nasdaq erano quotazioni “lunari” totalmente fuori dalla logica. Insomma tutti erano convinti che l’indice Nasdaq a 5.000 punti lo avremmo visto in un altro millennio, nel tremila.

Ed invece?

Invece nel terzo trimestre del 2015, ossia tredici anni dopo la fine del crollo, il Nasdaq arrivò a quotare oltre 5.200 punti ritoccando così il proprio massimo storico, e, come tutti sappiamo non si è più fermato arrivando il 22 novembre del 2021 a toccare quota 16.212,20 punti record storico tutt’ora imbattuto.

Sedicimila e rotti punti, ossia più del triplo di quei 5.000 punti che nel 2000 si erano dimostrati livelli da bolla speculativa.

Insomma, cosa ci dice questa storia?

Ci dice che all’inizio del 2000 chi ha investito sul Nasdaq ha fatto un pessimo affare, ma semplicemente perché ha commesso l’errore di essere troppo in anticipo.

Ma ci dice inoltre che anche coloro che avessero investito sul Nasdaq nel momento peggiore, ossia poco prima che scoppiasse la bolla, ad inizio 2000, se avessero mantenuto il loro investimento fino ad oggi avrebbero comunque fatto un ottimo affare, visto che avrebbero più che triplicato il proprio investimento.

Ed allora ecco la conclusione, se davvero l’intelligenza artificiale si dimostrasse un evento epocale come è risultato l’avvento di internet, dovremmo fare attenzione a non creare una bolla speculativa con aspettative irrealizzabili nel breve periodo, ma occorre lasciare che i tempi maturino anche nei settori più innovativi.

Insomma ogni cosa a suo tempo.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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