La patrimoniale spiegata con parole semplici: ecco cos’è

Tutti sentono parlare di patrimoniale ma pochi sanno cos'è. Ecco a voi una spiegazione fatta con parole semplici.

L’imposta patrimoniale ha sempre diviso l’opinione pubblica: la destra è contraria, la sinistra è favorevole. Per alcuni questa imposta potrebbe essere la soluzione a tanti problemi finanziari, per altri sarebbe solo una tassazione estremamente ingiusta. Molti però, nel trambusto generale, si stanno ancora chiedendo: “Ma cos’è la patrimoniale?”. Scopriamolo insieme con parole molto semplici.

Ecco cos’è la patrimoniale spiegata con parole semplici

Prima di tutto va riportata la definizione offerta dal sito fiscomania.com: l’imposta patrimoniale è un tributo che colpisce la ricchezza (patrimonio) di un soggetto in un dato momento storico. Si tratta di un’imposta che non colpisce i redditi percepiti dal contribuente ma si concentra sul capitale detenuto, sia in Italia che all’estero.

Già da questa spiegazione non è difficile capire il senso di tale imposta, ma noi adesso lo analizzeremo comunque. Come si legge nella definizione, non verrà mai colpito il reddito annuale percepito dal singolo cittadino. Questo significa che se una persona dovesse guadagnare di più rispetto all’anno precedente, pagherebbe sicuramente più tasse, ma non una patrimoniale. Dunque non ci sarebbero spese extra, oltre a quelle già da sostenere, che andrebbero nelle tasche dello Stato.

Cosa verrà preso di mira con un’imposta patrimoniale? Semplice: il patrimonio (come suggerisce la parola stessa). Verranno tassati i beni di una determinata classe di cittadini. I beni possono essere tanto una macchina quanto un immobile. La patrimoniale non si applica solo ai singoli cittadini, ma anche (e soprattutto) alle aziende.

La patrimoniale è anche nota come “tassa sui ricchi” in quanto sottrarrebbe più soldi ad una parte di popolazione che può oggettivamente permettersi più beni come una seconda casa, più di un’automobile e chi più ne ha più ne metta.

Da un punto di vista politico la patrimoniale è intesa come una sorta di Robin Hood: rubo ai più ricchi per dare ai più poveri. Questo per spiegarla con parole semplici. 

Se però si osservano i fatti concreti, tralasciando i paragoni con gli eroi popolari della letteratura britannica, l’obiettivo dell’imposta patrimoniale non è quello di togliere ad alcuni per dare ad altri, ma quello di redistribuire la ricchezza per garantire maggiori servizi ad una fetta sempre più ampia di popolazione.

La questione politica e la differenza con la Flat Tax

La patrimoniale piace molto ai partiti legati alla sinistra, meno a quelli legati alla destra perché si andrebbe a colpire maggiormente il tessuto imprenditoriale del nostro Paese.

Il centrodestra continua a parlare di disuguaglianza quando si parla di patrimoniale, come il centrosinistra continua a parlare di disuguaglianza quando si parla di Flat Tax. C’è però una piccola differenza tra le due imposte. La Flat Tax solleverebbe polemiche di incostituzionalità poiché in contrasto con il comma 2 dell’articolo 53 della costituzione:

“Il sistema tributario è informato a criteri di progressività“.

Perché lo stesso discorso non vale anche per la patrimoniale? La risposta è nel primo comma dell’art.53:

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva“.

In sostanza, il principio secondo cui chi ha di più deve pagare di più, è ampiamente accettato anche dalla nostra Costituzione.

In Italia, ad oggi, non abbiamo un’imposta patrimoniale se non in forma ridotta (IMU sulla seconda casa, IVIE ed IVAFE). L’ultimo partito a proporla è stato il Partito Democratico (PD) guidato da Elly Schlein. Allo stato dei fatti, con il centrodestra al governo, è però impensabile che si vada verso l’applicazione di un’imposta patrimoniale.

Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Redattore, classe 1994. Sono nato a Napoli ma ho vissuto un po’ in Toscana dove mi sono laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Siena e un po’ a Milano dove mi sono specializzato in Cooperazione Internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono appassionato di politica, attualità, sport (grande tifoso del Napoli), cinema e libri. Nel tempo libero mi dedico alla scrittura di racconti e quando ho tempo viaggio.
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