Pensioni: riforma e requisiti necessari di accesso
Il tema “pensione” è davvero molto ampio e spesso crea molta confusione e, le informazioni che leggiamo, avvolte sono errate. Ci sono molte sfumature e, prima di farsi un’idea sulla propria situazione, sarà necessario studiare ed analizzare dati corretti.
Pensione di vecchiaia
La pensione di vecchiaia è una prestazione economica erogata tutti i mesi dall’Inps a tutti coloro che hanno presentato la domanda al suddetto ente.
Essere un lavoratore dipendente pubblico, autonomo o dipendente privato iscritto all’AGO non è importante, cioè che conta è: rientrare nei requisiti di età pensionabile e, aver versato negli anni della propria carriera lavorativa, i contributi necessari.
Per lavoratori autonomi s’intendono coloro che erano iscritti all’AGO, all’assicurazione generale, obbligatoria ed ad altre modalità di assicurazione sostitutiva, esclusiva, integrativa compresa la gestione separata.
Nel 2020 l’età pensionabile è pari a 67 anni sia per gli uomini sia per le donne, mentre devono essere di almeno 20 anni gli anni di contributi versati. Salvo cambiamenti, questi parametri rimarranno invariati fino al 31 dicembre 2022.
La possibilità di cumulo gratuito pensione di vecchiaia professionisti è un altro dato importante e, dal 2020, è prevista anche una possibile estensione del riscatto della laurea agevolato Inps.
Pensione: come inoltrare la domanda
Dopo quindi aver controllato di rientrare in tutti i parametri richiesti dalla legge, sarà possibile presentare domanda di pensione di vecchiaia all’Inps. Quest’ultima va presentata all’ente per via telematica, e quindi online. Tuttavia, le possibilità sono ben tre: direttamente online appunto (in questo caso bisogna essere muniti del PIN Inps), tramite il numero verde Inps (anche tramite telefono si ha la possibilità di inoltrare la pratica) ed infine, tramite intermediari autorizzati (Caf, Patronati, commercialisti ecc…). Ricordatevi inoltre che, la pensione può essere richiesta tre mesi prima del raggiungimento di tali requisiti.
E, ovviamente, dal momento che l’Inps accetta la domanda della pensione di vecchiaia, il lavoratore dipendente deve cessare qualsiasi prestazione lavorativa. Il lavoratore autonomo invece, può continuare la propria attività lavorativa.
Per i lavoratori che non soddisfano il requisito contributivo ventennale, è possibile comunque andare in pensione, ma non più a 67 anni, bensì a 71. Questa è definita “pensione di vecchiaia contributiva” a fronte del versamento di 5 anni di contributi. Da tener presente che non sono però compresi, in questo caso, i contributi figurativi.
Calcolo della pensione di vecchiaia
Una volta esaminata la documentazione e fatte le opportune verifiche, l’Inps vi comunicherà il responso. Quando la domanda sarà stata accettata, si procederà al calcolo della pensione di vecchiaia.
Purtroppo non esiste una formula specifica e standard. La somma varia a seconda di vari fattori, uno fra tutti, l’anzianità contributiva. Si associa poi il meccanismo di calcolo pensione che si deve applicare per legge, e cioè se si rientra nel sistema contributivo o retributivo. E, bisogna fare una distinzione tra coloro che hanno versato i primi contributi prima o dopo il 31 dicembre 1995.
Abbiamo tre opzioni di calcolo differenti: contributivo (per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995), retributivo fino al 31 dicembre 2011 e poi retributivo (per chi cioè ha maturato 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995) ed infine, il calcolo può essere anche misto quindi retributivo fino al 31 dicembre 1995 e poi contributivo (per chi al 31 dicembre 1995 ha lavorato ma non ha maturato i 18 anni di contributi).
Tuttavia, se si vuole calcolare la propria futura pensione di vecchiaia in anticipo, si può tranquillamente fare online. Basterà andare sulla voce “la mia pensione” sul sito dell’Inps e, simulare, in modo più o meno approssimativo, quella che sarà un giorno la pensione che si percepirà. Bisogna ovviamente tener conto di: età, storia lavorativa, ammontare dei contributi maturati nonché il periodo in cui questi sono stati accreditati e retribuzione. Infatti, a seconda del periodo di riferimento, si applica un differente sistema di calcolo.
Quando i calcoli saranno conclusi, il primo pagamento relativo alla pensione di vecchiaia partirà il primo del mese successivo. Se durante il conteggio si apprende che i parametri richiesti dall’Inps non sono stati raggiunti, la pensione scatterà dal primo giorno del mese successivo a quello in cui verranno maturati. Inoltre, per gli iscritti alla gestione esclusiva dell’AGO, la pensione di vecchiaia, parte dal giorno successivo alla maturazione di tali requisiti.
Anticipare l’uscita dal mondo del lavoro
Per chi desidera, c’è anche la possibilità di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro utilizzando il cd. APE pensionistico. Quest’ultimo consente di lasciare, in anticipo, il lavoro a 63 anni ma, è richiesto come requisito contributivo, almeno 30 anni di contributi appunto, fatta eccezione poi per i lavori gravosi che, in questo caso, sono 36 gli anni di contribuzione.
Le donne, indipendentemente che siano esse lavoratrici autonome o meno, possono andare prima in pensione sfruttando Opzione Donna 2020. Con Opzione Donna 2020, le lavoratrici possono scegliere di anticipare il proprio pensionamento: 58 anni se dipendenti, 59 se autonome. Devono però, aver maturato, almeno 35 anni di contributi al 31 dicembre 2019. Bisogna tener presente di una cosa molto importante; accettare la pensione anticipata significa avere una forte penalizzazione sull’assegno, per cui, bisogna riflettere bene prima di prendere una decisione di questo tipo. Per il 2020, Opzione Donna, potrebbe essere estesa anche alle lavoratrici nate nel 1961 (dipendenti) e 1960 (autonome).
Pensione sociale
È anche possibile richiedere la pensione di vecchiaia pur non avendo versato alcun contributo. Per vedere accettata la propria domanda, chiaro che, bisogna rientrare in determinati parametri, come: cittadinanza italiana, aver compiuto 67 anni ed avere un reddito basso (o non averlo o comunque essere in forte stato di bisogno economico). Si tratta quindi sostanzialmente dell’assegno sociale.
Dal primo gennaio 1996 il nome è stato cambiato da “pensione sociale” ad “assegno sociale Inps” ed è destinato a tutti i residenti in Italia da almeno 10 anni, quindi è concesso agli italiani, ai cittadini comunitari ed ai cittadini extracomunitari.
I cittadini comunitari hanno la necessità di presentare l’iscrizione al Comune di residenza, mentre per gli stranieri extracomunitari è necessario presentare il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo.
Reddito annuo: ecco i parametri da rispettare
La documentazione necessaria per presentare domanda non è poi troppo macchinosa, ecco cosa serve: la situazione patrimoniale e reddituale del richiedente relativi all’anno solare e quindi modello Isee 2020, copia di un documento di identità, autocertificazione della residenza e dello stato di famiglia, copia della separazione o del divorzio, dati anagrafici e codice fiscale del coniuge.
Il reddito invece, non deve superare i 5.824 euro l’anno se single o vedovi, se si è coniugati, la soglia da non superare è 11.629,82 euro. L’importo dell’assegno è riconosciuto in misura intera o ridotta in base al reddito, tuttavia la misura della pensione sociale 2020 è pari a 460 euro per 13 mesi. In misura intera spetta quando il soggetto in questione è single o vedovo appunto e non ha alcun tipo di reddito, o se coniugato detiene un reddito al di sotto della soglia minima fissata per legge. È invece ridotto se non è coniugato ed il reddito non supera i 5.824,91 euro, nel caso in cui il soggetto sia coniugato, il reddito non deve superare gli 11.649,82 euro l’anno. Se invece il reddito anno risulta essere di poco sotto la soglia, l’assegno viene ridotto nel suo importo.
Il calcolo dell’assegno sociale tiene conto dei redditi Irpef e di quelli esenti, come per esempio quelli derivati da vincite e premi erogati dallo Stato o da aziende pubbliche o private, redditi terreni e fabbricati, da pensioni di guerra, invalidità, rendite vitalizie INAIL e assegni di mantenimento. Sono esclusi dal calcolo: TFR, casa di abitazione, arretrati soggetti a tassazione separata e dal lavoro dipendente all’estero, assegno di accompagnamento invalidità e vitalizio erogato agli ex combattenti della guerra 1915-1918.
Anche nel caso della pensione anticipata, la domanda deve essere inoltrata per via telematica – se si possiede il Pin – o, eventualmente, ci si può appoggiare a qualche ente tipo Caf, il giorno successivo al compimento del 67°esimo anno di età.
Pensione sociale: ogni anno il rinnovo
Il godimento di tale assegno, è provvisorio. Ogni anno l’Inps andrà a verificare i requisiti di tutti coloro che percepiscono tale assegno proprio per verificare se, le informazioni dichiarate, sono rimaste invariate o meno. Non è reversibile, per cui, una volta che i requisiti non rientrano più nei parametri imposti, l’assegno viene immediatamente revocato, e non può nemmeno essere erogato all’estero. Se il cittadino dovesse allontanarsi dall’Italia per più di trenta giorni, l’assegno verrebbe subito sospeso dall’Inps per poi essere revocato l’anno successivo.
Pensione anticipata
La pensione anticipata 2020 è un trattamento previdenziale erogato dall’Inps che può essere conseguito, a prescindere dall’età anagrafica, dai lavoratori iscritti alla previdenza pubblica obbligatoria. La pensione anticipata è stata introdotta, dalla legge Fornero (art. 24 del Decreto legge 201/2011), a partire dal 1 gennaio 2012.
Sostanzialmente, la pensione anticipata, va a sostituire la pensione di vecchiaia. Si consente quindi al lavoratore che, non ha raggiunto l’età idonea per la pensione di vecchiaia, di ritirarsi dal mondo del lavoro purché abbia maturato un numero elevato di contributi. Per accedere alla pensione anticipata, è obbligatorio, fino al 31 dicembre 2026, aver maturato un’anzianità di 41 anni e 10 mesi per le donne e, 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
Come per la pensione di vecchiaia, la pensione anticipata va presentata all’Inps tramite il loro sito web – se avete il PIN -, attraverso il numero verde gratuito o se preferite, mediante un Patronato.
Se dopo i primi controlli il richiedente risulterà idoneo, l’importo verrà versato dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda. Facciamo un esempio: se la domanda si presenta il mese di luglio, la pensione partirà il primo di agosto.
Pensione anticipata: ecco chi potrà richiederla
La pensione anticipata è prevista per gli iscritti: all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) che include il Fondo pensioni lavoratori dipendenti; le Gestioni speciali per i lavoratori autonomi; alla Gestione separata Inps; alle forme sostitutive dell’AGO come ad esempio il Fondo Volo e la Gestione sport e spettacolo; alle forme esclusive dell’AGO come ad esempio le Gestioni dei dipendenti pubblici.
E come proprio per la pensione di vecchiaia, verranno verificati tutti i requisiti richiesti, anagrafici e contributivi, prima di accettare la domanda. Sono necessari per capire se, la pensione, dovrà essere calcolata sul sistema contributivo, retributivo o misto.
Calcolare l’importo della pensione anticipata non è proprio semplicissimo. Il calcolo non è standard per tutti, ma bisogna in primis capire la data di inizio dell’attività lavorativa.
Riforma pensioni
La Riforma pensioni 2020 del Governo Conte ricalca la Riforma Fornero del 2012, la quale aveva apportato profondi cambiamenti al nostro sistema pensionistico causando non pochi malumori di carattere sociale. Nel 2021 è prevista una nuova riforma previdenziale che introdurrà nuove formule di pensione anticipata che andranno a sostituire la famosa Quota 100, che rimane invece confermata per il triennio 2019-2021. Di quest’ultima, fino alla sua scadenza, salvo poi eventuali proroghe, possono beneficiarne i lavoratori con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi.
Per il 2020 il Governo ha intanto previsto anche il rinnovo di Opzione Donna e APE Sociale.
Tagli alle pensioni: è ufficiale, ci saranno
Partiamo però, con una notizia amara: dal 1 gennaio 2021 gli assegni pensionistici saranno decisamente più leggeri, almeno secondo quanto ha stabilito il decreto ministeriale del Ministero del lavoro datato 1 giugno e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n°147 dell’11 giugno sulla revisione triennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo. Il taglio delle pensioni è pressoché ufficiale. Gli assegni pensionistici avranno una limatura in basso, e quest’ultima oscillerà da un minimo dello 0.3% ad un massimo dello 0.7%. La firma del Ragioniere dello Stato e del Direttore Generale delle Politiche Previdenziali del Ministero del Lavoro, non sono tardate ad arrivare, così come la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Cosa ha portato a tutto ciò? Un piccolo incremento sulla speranza di vita e la variazione demografica è stata insufficiente per far scattare un incremento del requisito d’età per le pensioni di vecchiaia, ma ha bensì prodotto una limitata variazione dei parametri impiegati per il conteggio retributivo delle pensioni.
Chi andrà in pensione nel 2021 deve sapere che la quota contributiva del proprio assegno pensionistico sarà leggermente inferiore rispetto a chi ha lasciato il lavoro quest’anno. L’impatto sulle pensioni sarà maggiormente evidente per chi ha lavorato con il sistema contributivo puro o misto.
Quota 100 e pensioni per i giorvani
Anche Quota 100 dovrà essere ripresa in mano. Verrà abolita? È presto ora per parlarne. Sicuramente sappiamo che è stata un successo e, il suo ideatore Matteo Salvini, continua a difenderla con le unghie e con i denti. Sostiene infatti che, grazie proprio a Quota 100, 300 mila italiani hanno potuto andare in pensione lasciando, ad altrettanti giovani, la possibilità di ottenere un lavoro.
Altra tematica in ballo è il ricalcolo contributivo, tanto che i sindacati sono già sul piede di guerra. Le parti sociali vorrebbero preservare la quota retributiva maturata. Questo per evitare penalizzazioni troppo pesanti a tal punto da arrivare perfino al 30%.
Un’altra novità sono le pensioni dei giovani. Lo scopo è cioè quello di assicurare un assegno adeguato e dignitoso a tutti quei giovani che devono subire carriere discontinue o che hanno stipendi molto bassi.
Da rivedere anche il tema del reddito dei pensionati e della pensione complementare.
Il dibattito non è che all’inizio e sarà parecchio lungo. L’obbiettivo è quello di arrivare ad avere una proposta condivisa di Riforma Pensioni da poter inserire nella legge di Bilancio 2021.
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Scontro Renzi Conte: a saltare sarà la pensione. Ecco come
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