Australia: un esempio di quanto sia necessaria una regolamentazione cripto

L'Australia è un Paese aperto alle criptovalute per diverse ragioni ma non ha messo in atto disposizioni specifiche per la loro regolamentazione.

L’Australia è sempre stato un Paese aperto alle criptovalute per diverse ragioni. Primo fra tutte la politica interna che accoglie molto bene le nuove tecnologie nonostante sia ufficialmente una monarchia costituzionale. In secondo luogo il territorio e la geografia permettono all’Australia un’autonomia energetica invidiabile.

Solo negli ultimi anni però l’Australia ha iniziato a prendere più seriamente il mondo cripto perché ci sono sempre più investitori locali e un maggior indice di scambi in monete digitali. Come il resto dei Paesi dovrà agire tempestivamente per non avere ripercussioni sull’economia e l’ambiente.

Una regolamentazione specifica è oramai necessaria perché le criptovalute non rientrano tra le leggi attualmente in vigore. Come mai proprio ora l’Australia ha deciso di itervenire? E come?

Il quadro normativo australiano 

Seguendo la storia delle monete digitali è evidente che dopo la pandemia è inevitabile che i governi inizino ad elaborare una regolamentazione ad hoc. In particolare l’Australia che ha moltiplicato il numero di investitori di criptovalute locali e così anche le loro richieste di essere maggiormente protetti.

Fino ad oggi gli sviluppi normativi più importanti nel settore delle criptovalute australiane secondo The National Law Review sono quattro:

  • “Treasury: Considerando l’introduzione di nuovi requisiti di licenza e custodia per le aziende che forniscono servizi relativi alle criptovalute (come borse e altri intermediari).

  • ACC: Stabilire meccanismi che consentano all’ACCC di agire ai sensi della legge australiana sui consumatori per proteggere i consumatori.

  • APRA: Preparare un quadro prudenziale allineato a livello internazionale sulle criptovalute e sulle attività correlate.

  • ASIC: Continua ad applicare l’attuale regime regolamentare, in attesa di eventuali sviluppi da parte del Tesoro.

  • RBA: Revisione dell’introduzione di una valuta digitale della banca centrale.”

Perchè il governo australiano interviene solo ora

Visto il crescente numero di investitori convolti negli scambi di criptovalute, ii governi mondiali si preoccupano di mantenere un sistema finanziario equo ed efficiente. Nonostante le criptovalute per definizione siano una realtà decentralizzata è chiaro che ci sia una stretta relazione con le monete fiat e con le politiche locali.

Inoltre nel caso australiano, la promozione dell’innovazione e gli investimenti esteri gravano con l’introduzione massiva di monete digitali che se non controllate potrebbero far collassare il sistema o provocare perdite come la fuga dei capitali cinesi.

Secondo il report pubblicato da finder dello scorso anno A report on the state of cryptocurrency in Australia August 2021:

L’Australia ha quindi un grande interesse nel creare una regolamentazione specifica che stabilisca criteri, limiti e sanzioni.

Come hanno reagito le autorità locali

Le autorità che si occupano della regolamentazione dovranno quindi pianificare una crescita sostenibile delle criptovalute considerando anche scenari contrastanti come l’inserimento di queste nei sistemi bancari. Infatti per puntare a raggiungere obiettivi di tutela dei consumatori in termini di truffe e concorrenza sul mercato bisognerà pensare a un piano d’azione nuovo e visionario.

In alcuni casi gli esperti consigliano di astenersi dal rendere legale lo scambio di criptovalute come ha fatto il Consiglio dei Regolatori Finanziari australiano; in altri casi si suggerisce l’inserimento di queste come nuova opportunità di crescita del mercato, ciò che ha fatto la Commissione Australiana per la Riforma della Legge.

Con il numero crescente di australiani a rischio il governo dovrà provvedere tempestivamente perchè non c’è dubbio che le criptovalute ora fanno parte del sistema finanziario tradizionale, anche se probabilmente non come ce lo eravamo immaginato qualche anno fa.

I casi portati nei tribunali australiani

Ci sono alcuni casi di truffe riportati nei tribunali australiani anche se molto pochi rispetto ad altri Paesi. Infatti secondo Cointelegraph l’attività illecita è “compresa tra lo 0,62% e lo 0,65% della complessiva attività crypto del 2020, per poi scendere allo 0,10% e allo 0,15% nel 2021.”

Dallo “Studio di un tribunale australiano: l’uso delle crypto costituisce aggravante” di Cointelegraph la questione di dibattito che emerge non è quindi il numero elevato di truffe bensì il fatto che di fronte ad un giudice tutti i reati relazionati con le monete digitali presentano le stesse sentenze.

Non importa che il truffatore abbia utilizzato crypto exchange centralizzati oppure dei portafogli crittografici anonimi non custoditi, di fronte alla legge verrà giudicato nello stesso modo.

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