Binance, la SEC indaga per vendita di titoli non registrati!

Una bomba esplode nel mondo delle criptovalute! L’exchange Binance è sotto indagine da parte della SEC per vendita di titoli non registrati.

Il noto exchange di criptovalute Binance, a quanto riportato da Bloomberg, è sotto indagine da parte della SEC (Securities and Exchange Commission), con l’accusa che il suo utility token BNB sia un titolo non registrato.

Le vicende su cui la SEC indaga risalgono al 2017 quando Binance ha messo in vendita la sua criptovaluta in Initial Coin Offering (ICO).

La differenza tra un titolo e una criptovaluta è fondamentale per le implicazioni legali, poiché se le prime non sono ancora regolamentate i secondi lo sono. I titoli possono essere venduti solo se conformi alla normativa SEC e se si hanno le autorizzazioni per farlo, cosa che Binance non ha.

Se quindi la vendita di criptovalute del 2017 fosse equiparata ad una vendita di titoli non registrati, allora l’exchange e i suoi BNB si troverebbero nella stessa situazione in cui venne a trovarsi Ripple Labs contro cui la SEC ha intentato causa proprio per la vendita di titoli non registrati, cioè i token XRP.

Per adesso nessuno dei vertici di Binance compreso il suo CEO, Changpeng Zhao (CZ), ha rilasciato dichiarazioni non ritenendo consono esprimersi mentre l’indagine è in corso.

La SEC indaga su Binance in merito alla vendita dei BNB in Initial Coin Offering (ICO)

La Initial Coin Offering di una criptovaluta consiste in una prevendita che avviene nelle fasi iniziali di vita, quando i token vengono offerti agli utenti prima del listing sugli exchange.

Al momento di lanciare la criptovaluta BNB Binance, come da prassi, pubblicò un whitepaper in cui spiegava le caratteristiche del token e anche come sarebbero stati utilizzati i fondi raccolti durante la ICO.

Il whitepaper illustrava che la criptovaluta avrebbe avuto una fornitura massima di 200 milioni di BNB, di cui 100 milioni venduti con la ICO, fase in cui i BNB potevano essere acquistati su più di una piattaforma.

Dei restanti 100 milioni di token, 80 milioni sono stati riservati al team di sviluppo dell’exchange Binance.

Sempre nel documento si dice anche che, dei fondi raccolti con la Initial Coin Offering, una parte sarebbe stata usata per l’implementazione dell’exchange. Ancora, nei piani iniziali il 20% dei profitti ottenuti dalla vendita di criptovalute su base trimestrale sarebbe stato reinvestito per comprare altri BNB.

Tuttavia, il progetto è stato modificato rispetto al whitepaper e nel 2020 CZ sul suo blog personale spiegò alcuni cambiamenti proprio come esigenze legali. L’azienda non avrebbe più reinvestito il 20% dei profitti per riacquistare BNB, perché questo avrebbe potuto causare problemi legali facendo sì che la criptovaluta fosse in alcuni Paesi identificata proprio come un titolo non registrato.

La Securities and Exchange Commission (SEC) dichiara guerra agli exchange di criptovalute

Ad aprile 2021 alla guida della SEC si è insediato per volere di Biden Gary Gensler, il quale non ha mai nascosto la sua opinione secondo cui tutte le ICO di criptovalute dovrebbero essere regolamentate dall’agenzia perché tutte vendono titoli non registrati.

Secondo Gensler la gran parte delle risorse crittografiche rientra nelle sfere di competenza della Securities and Exchange Commission, perciò gli exchange dovrebbero registrarsi presso l’agenzia che è la loro autorità di regolamentazione.

Il mese scorso in un’intervista con Bloomberg Gensler ha espresso preoccupazione per il modo di agire di tutti gli exchange di criptovalute, accusati di fare trading ai danni dei loro clienti. La preoccupazione del presidente della SEC si allarga anche al gruppo degli stablecoin spesso ritenuto nel mondo crypto investimenti meno rischiosi delle criptovalute classiche.

In particolare, non sarebbe un caso, prosegue il presidente della SEC, che dietro lo sviluppo di tutti i principali stablecoin si nasconda uno degli exchange di criptovalute. 

Tether, che tra gli stablecoin ha la più grande capitalizzazione di mercato pari a 83 miliardi di dollari, ha collegamenti con i vertici dell’exchange Bitfinex, nel consorzio che ha creato USDC c’è anche Coinbase, ancora, Binance ha il suo stablecoin BUSD.

Anche Ripple Labs (XRP) coinvolto in una causa con la SEC per la vendita di titoli senza registrazione

Aspettando cosa accadrà a Binance, fino adesso la causa più grande intentata dalla SEC contro un’azienda crittografica accusata di vendere titoli non registrati è quella che inizia nel 2020 e coinvolge Ripple Labs e la sua criptovaluta XRP.

La SEC ha denunciato Ripple per aver raccolto fondi attraverso la vendita della criptovaluta XMR, con un’offerta che rappresentava una vendita di titoli non registrati, e di aver distribuito i token non in cambio di contanti, ma per prestazioni di lavoro e attività di marketing.

La causa è attualmente in corso, ma un aggiornamento c’è stato a marzo 2022 quando sono state respinte le istanze di rigetto degli imputati.

Le autorità accendono la miccia e anche l’exchange di criptovalute Coinbase va in tribunale 

L’indagine della SEC contro Binance ha un precedente che vede coinvolto un altro exchange, Coinbase, contro cui hanno fatto causa a marzo tre utenti accusando la piattaforma proprio di vendere titoli non registrati.

I tre querelanti chiedono un risarcimento di 5 milioni di dollari per conto di chi ha acquistato criptovalute su Coinbase.

A quanto sostiene l’accusa la piattaforma di scambio di criptovalute sta vendendo titoli e come tale dovrebbe registrarsi presso la SEC ed essere regolamentata da quest’ultima.

I 5 milioni di dollari sono richiesti a titolo di risarcimento per le perdite subite a causa degli investimenti in criptovaluta attraverso l’exchange.

La causa fa comunque preciso riferimento proprio alle parole di Glenser, presidente della SEC, a proposito di come la gran parte degli asset crittografici rappresenti un titolo non registrato.

Come si stabilisce se una criptovaluta sia un “titolo” o meno

Diciamo subito che sotto attacco, in quanto “titoli non registrati, non ci sono tutte le criptovalute. La SEC si è espressa con chiarezza su questo punto in passato specificando per esempio che le più antiche monete digitali cioè Bitcoin ed Ethereum non hanno le caratteristiche di titolo.

Un “titolo” in campo finanziario è un impiego di capitale al fine di finanziare un’impresa o un ente. Secondo la SEC perché una criptovaluta sia un titolo deve rappresentare un “contratto di investimento”.

Bitcoin ed Ethereum in quanto semplice sostituto della valuta fiat non rispondo alla caratteristica di un contratto di investimento e non sono quindi un “titolo”.

Non solo le criptovalute, anche gli NFT (Non Fungible Token) possono essere un “contratto di investimento”

Ad essere in bilico e vicini all’essere dei titoli non sono solo molte criptovalute, ma anche altri asset crittografici ad esempio gli NFT (Non Fungible Token).

La SEC ha infatti avvertito che anche queste risorse, con particolare attenzione agli NFT frazionari, possono considerarsi titoli se soddisfano i requisiti necessari, cioè se passano quello che è il “test di Howey”.

Il test di Howey è uno standard normativo utilizzato negli Stati Uniti che serve a stabilire se una determinata transazione può essere considerata un “contratto di investimento”.

A questo proposito l’anno corso è stata intentata una causa contro Dapper Labs ed i suoi NFT realizzati per NBA Top Shot, accusati anche in questo caso di rappresentare titoli non registrati, venduti senza l’autorizzazione della SEC.

Dapper Labs ha però risposto che il valore degli NFT di NBA Top Shot è pari a quello delle figurine dei calciatori più che a quello dei titoli finanziari. Anche in questo caso la causa è in corso.

Ad ogni modo, la vicenda legale che potrebbe coinvolgere Binance, se la SEC decidesse dopo l’indagine di intentare una causa, sarebbe di proporzioni gigantesche e ben più grandi delle precedenti, visto che questo è l’exchange con il più alto volume di scambio in assoluto.

Alda Moleti
Alda Moleti
Collaboratrice di Redazione, classe 1984. Ho una laurea Filologia Classica e ho conseguito un dottorato in Storia Antica, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, con una tesi sull'opera frammentaria di Asclepiade di Tragilo. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche sul mondo classico e coeditrice di due volumi accademici internazionali. Dal 2015, mi sono trasferita in Inghilterra dove ho lavorato come copywriter freelance e come croupier al casinò.Il mio motto è? Naples is the flower of paradise. The last adventure of my life"."
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