Bitcoin sposa Mafia e Terrorismo! Ecco i 5 capi d’accusa

Le criptovalute preoccupano gli Stati di tutto il mondo, ma Bitcoin continua a essere un valido asset digitale. Ora analizzeremo le accuse a suo carico.

Bitcoin è stato definito uno dei mezzi con cui le organizzazioni criminali si stanno facendo largo nella nuova era segnata dal digitale.

In particolare il re indiscusso delle criptovalute fa preoccupare gli agenti atti a controllare la legittimità delle transazioni e la sicurezza della rete che lo accusano spesso insieme ai governi di essere un pericolo.

Sappiamo che il Bitcoin è uno strumento molto valido, la cui nascita ha spinto a rivoluzionare il sistema economico con un cambiamento dinamico e ancora in atto, ma spesso accade che anche le buone intenzioni finiscano per assecondare i criminali.

Ricordo un vecchio alert de IlSole24Ore di qualche anno fa in cui si scriveva chiaramente del pericolo che le criptovalute potevano rappresentare per la legalità:

“Saranno anche virtuali ma i danni all’economia e alla lotta al riciclaggio, alla criminalità organizzata e al terrorismo internazionale sono reali.”

Ora la domanda che dobbiamo porci è semplice: il pericolo è stato arginato?

Le risposte sono diverse e spesso cozzano tra di loro. Se poi consideriamo che al Bitcoin sono seguite una miriade di valute digitali non possiamo aspettarci di certo che le cose siano diventate più semplici per le autorità di controllo.

Quello che stupisce è che la quantità di attività illegali non fa che aumentare, preoccupando il mondo intero.

Se leggiamo un articolo di Agenzia Italia notiamo come i numeri delle società specializzate nel monitorare azioni illegali siano in aumento e senza precedenti:

“Nel 2021, oltre 14 miliardi di dollari sarebbero transati tramite account legati ad attività criminali, doppiando i 7,8 miliardi di dollari del 2020. Lo ha calcolato la società di analisi Chainalysis.”

Questo spinge a chiedersi se l’avvento del Bitcoin sia stato un bene o solo una fantastica opportunità rivelatasi un effetto boomerang disastroso per economie e governi.

D’altronde l’utilizzo delle monete digitali per scopi illeciti sembra diffondersi a macchia d’olio e con la crescita del settore rischia d’ingigantirsi sempre più!

Questo solleva un problema non da poco per piattaforme e investitori: le istituzioni potrebbero vedere nelle vantaggiose criptovalute solo un nemico e un alleato dei criminali, decidendo magari di scegliere un ban totale come già successo in Cina a inizio 2021.

Non dimentichiamo infatti che già molti Paesi hanno messo al bando Bitcoin e compagni alla stregua del colosso asiatico, come apprendiamo da CorCom:

“Secondo la Law Library of Congress, nove Paesi nel mondo hanno adottato la stessa drastica misura (tra cui Algeria, Marocco, Egitto). Molti altri applicano un divieto di fatto (come Arabia Saudita, Libia, Turchia, Indonesia) grazie al raggio di azione di leggi che implicitamente includono le valute digitali. La maggior parte delle nazioni dove vige il “ban” si trovano in Africa, Medio Oriente e Asia.”

Ma quali sono le accuse secondo cui il Bitcoin potrebbe essere un’arma pericolosa nelle mani di mafie e associazioni criminali? Le istituzioni di tutto il mondo ne parlano ormai da tempo.

Bitcoin anonimo: è davvero così invisibile?

Per chi se lo stesse ancora domandando, sì lo è, ma non è impossibile da tracciare.

Per l’esattezza, quando si commerciano Bitcoin è d’obbligo aprire un wallet digitale a cui il più delle volte bisogna associare documenti d’identità.

Capite bene, perciò, come apparentemente sia difficile poter omettere il proprio nome o cognome, rendendo completamente anonime le transazioni che abbiamo in mente.

Purtroppo però ci sono due alternative: comprare Bitcoin in contanti e aprire wallet digitale sotto falso nome.

Badate bene, stiamo parlando di pratiche illegali, ma che rendono difficilissimo e molto estenuante risalire all’origine e la natura, lecita o illecita, della transazione in oggetto.

Tra l’altro, bisogna ricordare che gli hacker di tutto il mondo sono anche capaci di rendere molto più complicato rintracciare i possessori di un portafoglio digitale, proprio come spiega un articolo su Fastweb:

“I wallet usati dagli hacker sono tantissimi, cambiano spesso proprietario, vengono aperti e chiusi di frequente, vengono usati per comprare altre criptovalute e vengono sempre usate le piattaforme più “discrete” che esistono per fare i trasferimenti di denaro.”

Riciclaggio di denaro: ecco i “mixer” di Bitcoin

Sappiamo tutti che, anche utilizzando le valute tradizionali, l’economia sarà sempre soggetta ad attività illecite che purtroppo ne intaccheranno la legittimità.

Quando parliamo di Bitcoin, però, dobbiamo sapere che viene spesso accusato di essere usato per riciclare denaro.

Se prima poi le forze dell’ordine avevano i propri grattacapi in proposito, oggi la situazione è solo peggiorata!

Quello che si sono inventati gli agenti del crimine ha dell’incredibile: in pratico ci sono dei siti che fungono da “mixer” in cui gli utenti mettono una quantità di criptovaluta e ne prelevano esattamente la stessa, in modo da rendere praticamente impossibile risalire all’origine del capitale riciclato.

Su The Fortune ecco come si descrive il fenomeno che ha fatto la fortuna della piattaforma Tornado Cash:

“Un utente può depositare il proprio Ether, attendere un po’ e quindi prelevare Ether diversi, a condizione che forniscano la chiave casuale generata da Tornado per dimostrare di essere il depositante originale.”

Incredibile vero?

La criminalità organizzata è riuscita a portare con Bitcoin & Co. il riciclaggio di denaro su un altro livello, nuovo e problematico.

Bitcoin sì, ma ecco quando la decentralizzazione diventa pericolosa!

Al contrario di asset legalizzati, dipendenti da enti privati e istituzioni governative, o valute fiat regolamentate dalle banche centrali, le criptovalute non hanno nessuno che le controlla.

La Defi, a cui si relaziona in modo perfetto il re assoluto del mondo crypto, Bitcoin, ha come caratteristica principale quella di essere a disposizione di tutti, senza differenze o particolari pregiudizi.

Questa peculiarità così liberale la rende un bersaglio perfetto per tutti coloro che vogliono superare i controlli del governo sulla movimentazione del proprio denaro, creando una vera e propria anarchia finanziaria che con il tempo rischia sempre più di sfuggire agli Stati legati da sempre alle istituzioni bancarie.

E cosa succederebbe se le lo Stato non potesse più porre sotto il suo controllo l’apparato economico e finanziario? Disordine, caos e probabilmente la prolificazione di truffe e lestofanti all’interno del circuito finanziario.

E proprio di questo si stanno nutrendo mafie e criminalità organizzata, consapevoli dello strumento utilissimo che hanno tra le mani.

In fondo basta immaginare di poter usare le criptovalute come Bitcoin per realizzare scambi sul web che non devono che essere autorizzati da mittente e destinatario, nessuna terza parte.

Rapido ed efficace: ecco perché il Bitcoin piace tanto alle mafie!

In uno degli articoli del Giornale di Sicilia leggiamo di quanto l’attenzione dell’antimafia sia alta a causa delle criptovalute e del re incontrastato del mercato, BTC:

“La tecnologia blockchain trasferisce nel mondo digitale lo stesso principio. Ma senza regole certe ed efficaci sistemi di controllo, è l’allarme della Direzione antimafia, c’è il rischio che la criminalità possa insinuarsi in un mercato destinato ad ingigantirsi sempre più nei prossimi anni.”

Le forze dell’ordine puntano il dito su tutta l’industria, compresi anche gli NFT che si stanno rivelando molto più indomabili del previsto.

Chi conosce la blockchain, infatti, sa che una volta dato il via alla transazione è possibile tracciarla per chi ha le competenze, ma la rapidità e la mancanza d’intermediari come banche o istituti finanziari facilita molto le compravendite criminali.

Per questo tutta l’antimafia sta cominciando a sottolineare sempre più il problema diffusosi non solo in Sicilia, ma nel mondo!

Finanziamenti in Bitcoin sostengono il terrorismo

Una delle attività su cui i fari delle istituzioni sono puntati è sicuramente il terrorismo.

Nessuno può permettere che una qualsiasi forma di pagamento faciliti e finanzi gruppi di estremisti che hanno già messo a ferro e fuoco Stati di tutto il mondo.

Potrebbe sembrare banale ricordarlo, ma per molti governi non lo è, specialmente quello indiano come riportato da Bitconomist:

“Nirmala Sitharaman, ministro delle finanze indiano, ha presentato martedì un argomento convincente a favore della regolamentazione globale delle criptovalute al fine di limitare il rischio di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo.”

Sicuramente le valute digitali avranno un impatto sull’economia globale, infatti l’India ha dato il via alla rupia digitale proprio nel febbraio 2022, ma questo non vuol dire lasciare a piede libero tutte le altre.

Nessuno può permettersi di favorire una strada più rapida alla prolificazione dei terroristi e delle loro operazioni finanziarie, nemmeno Bitcoin, urgono regolamentazioni e sanzioni rigide.

Non solo Bitcoin, ma tante altre criptovalute preoccupano. Un esempio? Monero!

Oltre alle criptovalute più conosciute, infatti, abbiamo molte altre che vengono utilizzate per truffe in grande stile e su larga scala, o che rischiano di diventare sempre più strumento della criminalità organizzata.

Se leggiamo fonti affidabili sulla rete e sui crimini che riguardano le criptovalute finiremo per imbatterci in Monero, tanto per rendere l’idea.

Questa moneta digitale usa lo stesso Proof-of-Work di Bitcoin, ma aggiunge una sicurezza in più: permette la visibilità dell’importo solo ai due componenti della transazione.

Come riportato su Cointelegraph infatti, Monero è stato preferito al re delle crypto per gli scambi criminali:

“La nuova ricerca ha rilevato che l’anno scorso sono aumentate le richieste di pagamento di riscatti in Monero (XMR), con gli aggressori che hanno aggiunto premi per i pagamenti effettuati in Bitcoin (BTC) che vanno dal 10 al 20%.”

Insomma, Monero si fa preferire per la maggiore privacy.

A questo punto bisogna fare attenzione perché le crypto come Bitcoin, che ne è la bandiera, rischiano di essere eccessivamente limitate o bandite se le istituzioni finiranno per averne più timore che vantaggio.

E a chi peserà se non a tutti gli investitori appassionati del settore?

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