Bitcoin: in Trentino centrale idroelettrica per il mining

Scelte politiche e interessi economici dietro la trasformazione di centrali idroelettriche in mining farm per Bitcoin.

In Trentino un piccolo comune di 2.500 anime ha ridato vita a una centrale idroelettrica del 1925 trasformandola in un mining farm che estrae Bitcoin e altre criptovalute.

La storia della centrale idroelettrica in Trentino

Costruita nel 1925 a Borgo d’Anaunia, sui monti della Val di Non, per fornire elettricità alla valle sottostante. Passata a Enel nel 1972, è rimasta fuori uso per molti anni. Nel 2007 la centrale è stata rilevata e riattivata dal Comune con una produzione media di 3,2 milioni di kWh ogni anno. 

Ora è stata riqualificata con un costo di 70mila euro per ospitare 20 supercomputer che verranno usati per estrarre criptovalute.

Il Comune delibera l’estrazione di Bitcoin

La Giunta comunale, in accordo con il sindaco Daniele Graziadei, ha infatti deliberato un piano per trasformare il piccolo borgo del Trentino nella prossima capitale italiana di Bitcoin

Con un costo di 132mila euro per l’acquisto dei 20 supercomputer dall’Idm di Trento, si ottiene una potenza di calcolo di 100 terahash, che sarà poi rivenduta a 0,10 centesimi per terahash al secondo. Il costo del noleggio del centro per il mining è di 2,78 euro al giorno, con un guadagno stimato mensile di circa 600 euro in bitcoin. 

Bitcoin e la crisi dell’energia

Sin dagli esordi, l’estrazione di bitcoin ha attirato sempre molte persone nel mondo, ma con il passare del tempo il costo per validare le transazioni sulla blockchain, in cambio di criptovaluta, è diventato sempre più alto.

L’enorme quantità di energia assorbita dai centri di supercalcolo solleva le obiezioni degli ecologisti (e non solo). La crisi dell’energia degli ultimi mesi, che ha portato anche il governo italiano a varare ingenti misure per contrastare il caro-bolletta, ha colpito anche tanti altri Paesi.

Nel mondo le operazioni di mining assorbono circa 130 miliardi di kWh all’anno. Per fare un confronto, in Italia si consumano annualmente 320 miliardi di chilowattora.

Di recente il Kosovo ha vietato l’estrazione di criptovalute sul suo territorio a causa dell’eccessiva energia sottratta alla rete nazionale che ha causato diversi blackout. Allo stato di emergenza dovuto alla pandemia, le autorità kosovare hanno imposto anche uno stato di emergenza per l’energia, imponendo tagli a famiglie e aziende e sequestrando centinaia di supercomputer per l’estrazione di criptomonete. 

Criptovalute e mining sono banditi anche in molti altri Paesi, come in Cina, Vietnam, Bahrain, Bangladesh, Iraq, Quatar, Marocco, Algeria, Tunisia, Kuwait e Camerun.

Dalla Cina al Kazakhstan per estrarre Bitcoin

Dalla Cina, le mining farm hanno trasferito circa 90mila apparecchiature per l’estrazione di Bitcoin in Kazakhstan, dove i costi dell’energia erano bassi e le condizioni ambientali ottimali.

In pochi mesi il Kazakhstan è diventato il secondo paese al mondo per l’estrazione di bitcoin con una quota pari al 18% della produzione mondiale.

Ma le conseguenze sono stata catastrofiche per i cittadini che, oltre a subire diversi blackout, si sono visti lievitare il prezzo delle bollette dell’energia, dando poi origine alle proteste non ancora risolte.

Dietro al crollo di Bitcoin

Facile dunque intuire quali siano le ragioni dietro al crollo di Bitcoin negli ultimi mesi. La stretta al mining in diverse regioni del mondo e le barriere alzate contro le criptovalute hanno fatto scivolare Bitcoin fino a 40/42.000 dollari.

In molti considerano salutare questa discesa: i prezzi hanno infatti raggiunto importanti supporti, in corrispondenza dei minimi di settembre e a contatto con la trend line che sale dalla fine del 2020, entrambi passanti in area 42.000 dollari.

Dalla tenuta o meno di questi sostegni si potranno dunque definire le sorti della criptovaluta: sotto i 40.000 dollari si aprirebbero spazi di discesa verso area 29.000/30.000. Al contrario, reazioni dai livelli attuali potrebbero favorire un balso verso 52.000/53.000 dollari.

(Claudia Cervi)

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