Criptovalute e Proof of Work: combinazione insostenibile

Le criptovalute hanno il potenziale di trasformare completamente e radicalmente le nostre vite.

Le criptovalute hanno il potenziale di trasformare completamente e radicalmente le nostre vite dal momento che la tecnologia di cui si avvalgono permette alle persone di poter scambiare denaro direttamente e senza la necessità che intervengano intermediari come le banche ad esempio.

In molte parti del mondo, laddove le persone non hanno accesso ad una banca, con un semplice cellulare potrebbero aprire un portafoglio virtuale, un digital wallet, e gestire i propri soldi in modo sicuro. Con il sistema di validazione e certificazione vengono ridotte le truffe e le frodi, e inoltre senza la necessità di coinvolgere intermediari non ci sarebbero tasse extra da pagare.

Il potenziale economico è grandissimo ma nonostante tutti questi benefici dobbiamo chiederci quale costo avrebbe questo cambiamento e l’impronta ecologica che ne deriva. Questo perchè innovazioni tecnologiche come questa hanno bisogno di una enorme quantità di energia, spesa soprattutto nel mining ma non solo.

Da qualche anno sono iniziate numerose ricerche per identificare qual è la reale impronta ecologica delle criptovalute, quelle che sono più contaminanti e quelle che lo sono meno ed è stato dimostrato che dipendendo dal processo di mining si potrebbero diminuire i consumi energetici anche del 90%.

Criptovalute e ambiente: quando si genera contaminazione

Le criptovalute sono monete virtuali ma questo non significa che non abbiano una componente fisica. Dobbiamo immaginarci l’immagine di un iceberg: ciò che vediamo in superficie è solo quarto del blocco di ghiaccio che rimane sott’acqua.

Non solo dietro ad ogni criptivaluta esistente ma anche dietro ad ogni singola transazione tra criptovalute, ci sono milioni di computer che lavorano incessantemente per validare e certificare i singoli blocchi delle transazioni. Questi si trovano nelle cosiddette miniere di criptovalute o fattorie.

Parlando dei Bitcoin, senza entrare nel dettaglio delle componenti di questi computer, che ovviamente non sono quelli che usiamo noi ogni giorno, vedremo perchè c’è bisogno di una grande quantità di energia per esistere.

Innanzitutto ogni miniera, o fattoria, di Bitcoin nel mondo ha delle caratteristiche comuni:

  • una enorme quantità di computer

  • uno spazio di stoccaggio molto grande

  • una considerevole quantità di strumenti per il raffreddamento

Criptovalute e ambiente: perchè si punta il dito contro il Bitcoin

Riviste internazionali come Joul, ricercatori di fama mondiali usciti dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) e grandi organizzazioni non-governative come Green Peace e l’Environmental Working Group hanno pubblicato studi che dimostrano l’impatto ambientale generato dal mining di Bitcoin.

Essendo una moneta digitale e questo significa che dalla sua nascita fino ad oggi (e per sempre) resterà in formato digitale e si può visualizzare proprio come facciamo con il nostro internet banking: aprendo la piattaforma e vedendo registrate la somma di denaro e le nostre transazioni.

La differenza sta nello scambio della moneta. Se abbiamo bisogno di soldi ci dirigiamo in banca o ad uno sportello e preleviamo mentre con le criptovalute tutto dev’essere registrato e validato solo online, con una serie di numeri che identificano i diversi processi di scambio.

**I Bitcoin sono in un certo senso “stampati” digitalmente in un intervallo di tempo grazie alla tecnologia Blockchain che li raccoglie in gruppi o blocchi. **La formazione di questi blocchi e delle catene che ne derivano è chiamata Bitcoin mining.

Questi blocchi non si generano automaticamente ma hanno bisogno che venga risolto un complesso calcolo matematico per decriptare il blocco. Questo consente di validarlo e certificarlo per evitare che la criptovaluta venga spesa più volte secondo un protocollo chiamato Proof of Work (PoW), il protocollo che inserisce i Bitcoin tra le criptovalute nemiche dell’ambiente.

Criptovalute e ambiente: il protocollo Proof of Work (PoW)

In tutto ciò il “minatore” che svela per primo la soluzione al calcolo e permette di aggiungere un nuovo blocco alla catena riceve una ricompensa. È una sorta di gara per aggiudicarsi un premio che nel caso del Bitcoin è in Bitcoin e sappiamo che al giorno d’oggi hanno un valore di mercato molto alto.

Il Proof of Work è quindi la metodologia usata da Bitcoin come “meccanismo di consenso” indispensabile affinchè vengano validate le transazioni. La contaminazione che genera non è solo dovuta dalla quantità di energia necessaria per processare le informazioni sia come potenza di calcolo che come velocità di calcolo ma anche per il raffreddamento dei computer e il continuo ricambio delle componenti.

Per capire l’entità di queste miniere di Bitcoin puoi guardare questo video di Tech Vision, che ti farà fare un tour virtuale di una delle più grandi del mondo che si trova in Islanda.

Criptovalute e ambiente: cosa dice Green Peace

Diverse organizzazioni non-governative internazionali si sono mosse negli ultimi tempi per denunciare il grande impatto ambientale che stanno generando i Bitcoin e tutte le criptovalute che utilizzano lo stesso protocollo, ossia il Proof of Work (PoW). 

Come abbiamo visto questa metodologia non solo implica l’uso di un’enorme quantità di computer ma anche strumenti per il loro raffreddamento. Questi computer devono avere una potenza di calcolo molto alta ed essere veloci… proprio perchè il primo miner che decifra la soluzione si aggiudica una ricompensa.

Rolf Skar, Direttore della campagna di Greenpeace USA, dichiara che per anni dalla sua nascita il consumo di elettricità di Bitcoin è stato relativamente basso ma quando il suo valore di mercato è aumentato anche il processo di mining è cresciuto esponenzialmente.

“il suo consumo di elettricità negli ultimi anni è salito alle stelle. Secondo i ricercatori dell’Università di Cambridge, il consumo di elettricità di Bitcoin è paragonabile a quello di molti Paesi di medie dimensioni, come la Svezia.

In troppi casi, quell’elettricità viene generata bruciando combustibili fossili inquinanti per il clima. Se

questa tendenza continua, questo grosso problema per il nostro clima potrebbe peggiorare molto.”

Criptovalute e ambiente: cosa dice l’EWG 

Da poco non solo Green Peace ma anche l’Environmental Working Group (EWG) è mosso per fare pressione a Bitcoin e alle cripto che funzionano grazie al protocollo Proof of Work, che in un certo senso per come è progettato non può non contaminare.

Dal momento che più o meno ogni 10 minuti viene estratto un nuovo blocco, ogni 10 minuti occorre che venga validato e quindi scoperta la soluzione alle miliardi di combinazioni possibili. La competizione che genera tra i miners per l’alto guadagno è esponenziale e così sarà anche la quantità di impatto ambientale generata.

“Con l’aumento del prezzo delle criptovalute come il bitcoin, aumenta anche l’incentivo a investire in computer sempre più potenti e ad alta intensità di elettricità. L’anno scorso, secondo una stima, il consumo annuo stimato di elettricità della rete bitcoin, ad esempio, è cresciuto da 77,78 terrawattora a oltre 200.”

Criptovalute e ambiente: cosa dicono i ricercatori

Secondo gli studi pubblicati su Science Direct da Joul:

  • il consumo annuale di elettricità, solo del Bitcoin ammonta a 45,8 TWh

  • le corrispondenti emissioni annuali di carbonio vanno da 22,0 a 22,9 MtCO2

Questo livello di consumo può essere paragonato a quello prodotto da nazioni come la Giordania e dello Sri Lanka, e sappiamo che l’uso delle criptovalute nel mondo nonostante sia un argomento in voga è ancora di nicchia per la stragrande maggioranza della popolazione.

Inoltre nello studio di Joul, si mostra che fino ad ora le perdite dovute al raffreddamento e alle apparecchiature IT sono state ampiamente trascurate negli studi precedenti. Il loro consumo è altamente significativo!

Criptovalute e ambiente: la geopolitica delle miniere

Oltre a stimare il consumo energetico totale delle criptovalute è importante determinare “l’impronta geografica” dell’attività di mining in base agli indirizzi IP. Questa impronta geografica consente di avere una stima più accurata delle emissioni di carbonio e dove si concentra.

Infatti le miniere più contaminanti si trovano nei Paesi dove l’elettricità ha un basso costo e dove non ci sono rigide leggi ambientali per la tutelo dell’ecosistema. Le più grandi secondo Sunbird si trovano in Cina, in Islanda, in Russia e negli Stati Uniti.

La maggior parte dell’energia utilizzata nelle miniere di criptovalute proviene da combustibili fossili, ed è quindi energia NON rinnovabile. Inoltre le componenti dei computer che vengono utilizzati hanno bisogno di un riciclo e di una manutenzione continua.

Ancora una volta per evadere al problema della contaminazione ambientale non occorre incentivare delle politiche sostenibili dal momento che il problema si sposterebbe semplicemente verso Paesi che non hanno adottato le stesse regole.

Criptovalute e ambiente: quali sono le soluzioni

La maggior parte delle critiche che si leggono nei confronti delle criptovalute che utilizzano la metodologia Proof of Work (PoW) ci fa capire indirettamente che gli esperti sensibili ai temi ambientali stanno criticando il protocollo utilizzato e non il concetto di criptovaluta di per sè.

Quello che si sta chiedendo è di cambiare i protocolli e permettere che la crescita delle criptovalute e la loro accessibilità possa evolvere senza avere un impatto troppo forte sull’ambiente. Sappiamo anche l’impatto ambientale non è quasi mai isolato ma sarebbe più corretto spostarci verso il termine “socio-ambientale”.

Infatti una delle soluzioni per non uscire dal Proof of Work che è un protocollo molto efficiente, è l’economia circolare che in teoria permetterebbe di riutilizzare in un ciclo chiuso gli scarti per avere nuovi prodotti. Peccato che al giorno d’oggi l’economia circolare non sia così sofisticata da permettere la sua sostenibilità a livello sociale.

L’unica alternativa valida che è stata presentata è proprio il protocollo Proof of Stake che andremo ad approfondire nel prossimo articolo.

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