La caduta di Terra e UST

Analizziamo cosa significa la caduta della blockchain Terra e della perdita del peg di UST per il mondo delle criptovalute

Oggi è un giorno molto triste per le criptovalute, poiché uno dei massimi esponenti del settore è defunto in un cataclismico crash che verrà ricordato negli annali.

Si perché Terra, la blockchain nata per creare stablecoin, ha fatto l’unica cosa che non si poteva permettere di fare, ha permesso che UST perdesse il peg.

Per chi non lo sapesse, la stablecoin è la valuta che mantiene un rapporto di 1 a 1 con la moneta Fiat che rappresenta, in questo caso col Dollaro americano.

Cosa significa perdere il peg? Che, una moneta che dovrebbe valere un dollaro, smette di essere scambiata 1 a 1 e inizia a fluttuare in preda al mercato.

UST ora è proprio in questa situazione, sta ballando la rumba tra buy e sell con un prezzo randomico che ha distrutto ogni certezza si potesse avere nel progetto.

Questo sta affettando anche Terra ovviamente, la quale aveva come massimo scopo principale quella di dare vita a una stablecoin che fosse decentralizzata e affidabile.

Sulle cause di questo disastro si può parlare per lungo tempo, colpevolizzando chi ha cercato di manipolare pesantemente il mercato, chi puntasse alla perdita del peg o quant’altro ma, almeno in quest’articolo, cercheremo di guardare la Luna e non la mano che la indica.

In questo video Crypto Ita racconta della caduta di UST e cerca di trovare le cause effettive di quanto è accaduto, facendo un discorso generale sulla situazione della blockchain e dell’ecosistema in grande difficoltà e sull’orlo del baratro.

Perché UST ha perso il peg

Fondamentalmente questo è un punto non chiarissimo, in rete si parla di grandi movimenti di bitcoin fatti per manipolare il mercato e shortare alcuni asset.

Sicuramente molto probabile, tutti sanno quanto le crypto siano facilmente influenzabili, ma sarebbe ben poco intellettualmente onesto andare a guardare in questa direzione.

UST ha perso il peg perché il suo sistema era fallace e non ha saputo reggere uno scossone pesante (ma non certo irresistibile) del mercato criptomonetario.

Se basta qualche grossa vendita e un po’ di panico per far crollare tutte le linee di difesa del sistema, allora il sistema stesso è imperfetto e fallace, non ci sono appelli.

Chi è colpevole di questo disastro? Solo e soltanto Terra e il team dietro UST, i quali non hanno saputo mettere in piedi un mondo che sapesse reggere alla volatilità delle crypto.

Questo è l’equivalente di Lehman Brothers che si dichiara insolvente e lascia tutti i suoi clienti in braghe di tela, una caduta che segnerà la storia delle valute digitali.

Si, le banche nel 2008 avevano fatto casini e adottato pratiche suicide per fare profitto, qui forse gli atteggiamenti non sono dolosi quanto più colposi.

Ma davvero a qualcuno importerà se UST è diventata carta straccia per ingenuità o per scarsa attenzione piuttosto che per dirigenti avvoltoi e stupidità cronica?

Assolutamente no, non c’è grazia per nessuno, specialmente quando il tuo unico e più grande obiettivo era quello di creare un punto fermo in questo mondo.

Le conseguenze per Terra e UST

Inutile girarci tanto intorno, questo segna la morte del progetto sotto ogni punto di vista, poco importa se c’era qualcosa di buono in mezzo al disastro.

Luna ha perso ormai il 95% del suo valore in una manciata di ore, UST non si avvicina al dollaro neanche col binocolo e sembra che le riserve di Do Kwon siano ormai finite.

Chi vorrà ancora passare per un Dollaro digitale che si è dimostrato fallace? Questo sempre ammesso che UST torni mai al suo vecchio valore peggato.

Terra, la blockchain delle stablecoin, ha dimostrato di non saper fare stablecoin, o almeno non quelle che poi effettivamente rimangono stabili.

Da questo, per quanto si possa girarci intorno nella speranza di limitare le perdite, non c’è ritorno. Il progetto, allo stato attuale delle cose, è da considerarsi andato e la blockchain defunta.

Si, può ancora essere usata per altri scopi, ma è bene rendersi conto che la concorrenza intorno è forte e agguerrita, non ci sono margini d’errore per nessuno.

Con un Ethereum che non perde un colpo o altre chain emergenti che, seppur non se la passino benissimo, tutto sommato respirano, che senso avrebbe per qualcuno andare a creare progetti su Terra?

Nel mondo delle criptovalute la fiducia è una soltanto, non si torna indietro e non ci sono seconde possibilità per nessuno, quando ti giochi la faccia è per sempre.

Basta vedere tutti i progetti che erano più o meno invischiati con la faccenda Wonderland e Daniele Sesta, i quali stanno affondando da tempo senza vedere uno straccio di appiglio.

Questo sebbene molti di loro non avessero davvero a che fare col progetto, ma i loro nomi fossero solo stati accostati per possibili partnership.

Se Sushi sta scomparendo dopo questo scossone senza aver nessuna colpa, allora quante possibilità ha Terra di sopravvivere? La risposta difficilmente è diversa da zero.

Cosa significa la caduta di Terra per le criptovalute?

Difficile dare una risposta a questa domanda senza perdersi in possibilismo senza fondamenta, ma un minimo di fatti e speculazioni non troppo irrealistiche si possono fare.

Per prima cosa è bene sottolineare che, se doveva cadere, meglio che sia successo ora che in un prossimo futuro laddove UST avrebbe avuto una capitalizzazione ancora maggiore.

Chiariamo, già così il crollo di UST è una sberla che verrà ricordata per anni nel settore, con un numero altissimo di persone che si sono giocati i soldi di una vita.

Ma, se proprio doveva succedere, meglio ora che si trovava ancora molto lontana da USDC e USDT piuttosto che dopo aver raggiunto la vetta.

Certo, nessuno vuole sminuire la tragedia di quanto è successo, quello che si vuole sottolineare è il fatto che è caduta una stablecoin che non era ancora un punto di riferimento, ma lo stava diventando molto rapidamente.

Il crollo della prima o della seconda stablecoin per capitalizzazione, sarebbe una catastrofe ben più grave di quanto non rappresenti la terza.

Detto questo, il fatto di aver perso la prima stablecoin decentralizzata, segna una grande battuta d’arresto verso l’emancipazione dalle banche.

Ora la domanda è se sia davvero possibile o se abbia un senso voler puntare a creare un settore finanziario che sia 100% parallelo e senza punti d’incontro, o se sia meglio un ibrido che si rapporti alla valuta Fiat in qualche modo.

Non sarà certo quest’articolo a dare la risposta a questa domanda, ma è molto probabile che questo disastro faccia perdere in parte la voglia di decentralizzare tutto.

Certo, nel 2008 le persone sarebbero state di tutt’altro avviso, ma allora forse la risposta è un ibrido che prenda il meglio di entrambi e  riesca a creare una solida cintura protettiva contro casini come questo.

Le altre stablecoin?

Adesso il mercato è rimasto con USDT, USDC e Dai nelle prime posizioni, senza andare a contare altri nomi ancora troppo piccoli per avere rilevanza.

Dando per scontato che USDC sia solida e non possa cadere essendo regolamentata dagli enti finanziari americani e collateralizzata a dovere, restano le altre due.

USDT è un grosso punto interrogativo, con la sua sede a Hong Kong e le continue voci sul fatto che sia un mega Ponzi, con un collaterale ben inferiore alla capitalizzazione.

Questo sospetto non è dato sapere se sia fondato, visto che non ci sono ancora state indagini che hanno dato risposte o processi con verdetti, ma è comunque preoccupante.

Giusto un paio di giorni fa proprio USDT ha perso il peg per una manciata di minuti, riprendendolo poi di li a poco e facendo passare i sudori freddi agli investitori.

Nulla di grave alla fine, ma resta il fatto che la stablecoin più capitalizzata al mondo è comunque abbastanza nebulosa nella sua essenza, ben lontana dal potersi considerare un punto fermo.

Se dovesse mai crollare rivelando i sospetti fondati, allora difficile immaginare che il mercato delle criptovalute se la caverebbe con qualche marginale ribasso.

Dai invece è tutt’altra storia, ovvero quella che doveva essere la prima vera stablecoin decentralizzata ad assumere la leadership del settore, superata poi da Terra e un progetto che sembrava migliore.

Questa rimane ora la prima e più grande chance per un Dollaro libero dalle banche e decentralizzato, sebbene non abbia ancora convinto del tutto.

Se anche Dai o le altre stable non centralizzate dovessero dimostrarsi fallaci, allora si potrebbe tranquillamente archiviare il discorso almeno per qualche decennio.

Dispiace aver creduto in Terra

Se si riavvolge il nastro di qualche settimana, allora sarà facile trovare valanghe d’entusiasti nel progetto Terra e in UST, con articoli e video che ne tessono le lodi e la proiettano come punto di riferimento per il futuro.

Cosa che coinvolge anche chi scrive, persona che vedeva in questa blockchain una delle realtà più solide e inamovibili per i prossimi anni, ma che riponeva male la fiducia.

L’idea di Terra e di UST in generale era assolutamente grandiosa, con una stablecoin decentralizzata che dava al mercato quello di cui aveva bisogno, ovvero emancipazione dalle banche.

Purtroppo c’erano fondamenta di sabbia che non erano trapelate, nascoste o ignorate dai fondatori, i quali non hanno saputo prevedere la tempesta.

Questo segna ancora una volta un segnale rosso d’allerta per le criptovalute, che mantengono la loro pericolosità a livelli fuori scala rispetto ad altri settori.

Certo, anche Netflix se la passa male così come il mercato azionario in generale, ma questi crack non sono così violenti e danno agli investitori qualche avvisaglia per salvare il salvabile.

Questo dà ancora una volta credito a Ethereum e Bitcoin i quali, fin’ora, non hanno mai dato ragione per dubitare a nessuno, sperando che le cose si mantengano tali.

Quello che rimane è un invito alla prudenza massima, a non investire mai cifre che non ci si può permettere in monete o asset che, anche se sembra improbabile, potrebbero comunque tradire.

Chissà cosa ne sarà di Terra e delle criptovalute in generale, quello che è certo è che ci si ricorderà per molto tempo di questo disastro, nella speranza che sia l’ultimo di tale entità.

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