Vaticano: via agli NFT e alle criptovalute

Le criptovalute e gli NFT sono arrivati in Vaticano: opere d'arte storiche in versione digitale, donazioni e progetti umanitari internazionali.

Le criptovalute e gli NFT sono arrivati in Vaticano: opere d’arte storiche in versione digitale, donazioni e progetti umanitari internazionali. L’idea di aprire l’universo della Santa Sede al mondo delle nuove tecnologie è una grande sfida perché rivoluzionare le dinamiche tradizionali e questo sembra molto altisonante rispetto alla retorica della Santa Sede.

Decentralizzazione, anonimato e abbattimento delle gerarchie sono i principi con cui le criptovalute emergono per rompere questi schemi tradizionali e classisti in cui ancora oggi viviamo. Il fenomeno cripto è in espansione e non solo più solo i gamers ad essere i protagonisti.

Considerando le somme di denaro che vengono stanziate dal Vaticano, da un parte ci si immagina una più veloce, efficiente e controllata gestione dei capitali ma dall’altra truffatori attenti ad approfittare di un’opportunità servita su un piatto d’argento.

Come mai il Vaticano ha deciso di aprirsi alle monete digitali? E sono le problematiche che dovrà affrontare?

La posizione del Vaticano sulle criptovalute

Il Vaticano si esprime a favore delle monete digitali, infatti da prima della pandemia la Santa Sede accettava pagamenti ed effettuava scambi in criptovalute. Tuttavia, sulla piattaforma Vatican news si trovano solamente due articoli che trattano il tema delle criptovalute, ed ecco quali sono.

Il primo è del 14 di ottobre dello scorso anno e fa riferimento alle truffe digitali relazionate con il tema dei migranti “L’attenzione della Santa Sede su pagamenti digitali e traffico di migranti”. Il secondo del 26 di gennaio di quest’anno prende come ispirazione un Podcast critico del sistema Bitcoin e delle sue ripercussioni economiche, sociali e ambientali, “Tutta colpa del Bitcoin. Il costo geopolitico dell’innovazione tecnologica”.

Anche se non ci sono dichiarazioni ufficiali sul come verranno gestiti gli scambi in monete digitali, i problemi legati alla decentralizzazione non sembrano preoccupare la Santa Sede. Anzi, non manca tra i piani di marketing una campagna di raccolta fonti per donazioni lanciata lo scorso anno da Papa Francesco con una collezione di opere d’arte digitale tutte sue.

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Le criptovalute e il traffico dei migranti

Come racconta la storia i traffici illeciti legati alla Chiesa Cattolica spesso si basano proprio sui sani principi fondanti che vengono strumentalizzati e aggirati per fini lucrativi. La carità, i poveri e il sostegno ai bisognosi negli ultimi anni si sono accorpati in un unico grande calderone: i migranti.

Le criptovalute potrebbero nascondere più facilmente le attività illegali dal momento che per ora l’anonimato e le poche regolamentazioni non garantiscono alle autorità un facile accesso per la verifica dei dati né misure punitive specifiche.

Questo tema sembra essere un punto cruciale anche per la Santa Sede che scrive su Vatican News:

“I social e il web, sia quello in superficie, sia il dark web, siano strumenti di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) ampiamente utilizzati per facilitare il reclutamento e il trasporto nel traffico di migranti.

Alcuni esperti però sostengono che nonostante gli scambi in criptovalute possano avvenire in forma anonima, ci sono metodologie in grado di risalire ai dati degli utenti dal momento che nel registro digitale qualsiasi cosa viene appunto “registrata”. Il mezzo di scambio più comune in Italia sono ancora i contanti che restano l’unica forma di pagamento non tracciabile. 

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La posizione del Vaticano: un campanellino d’allarme per le cripto

Ogni giorno di più il fenomeno delle monete digitali mostra come le nuove tecnologie si scontrano con la realtà che volente o nolente deve cercare la forma migliore per adattarvisi. La retorica del Vaticano in particolare sembra non centrare nulla con il mondo cripto ma forse solo in apparenza.

È vero che per definizione la blockchain offre la promessa di un mondo decentralizzato, dove le reti di persone comuni possono sfidare le élite, che in questo caso sarebbe quella sacerdotale. C’è allora qualcosa che non quadra se pensiamo che enti e istituzione pubbliche e private stanno prendendo quasi il controllo delle monete digitali.

Come mai banche, governi mondiali e il Vaticano sono a favore delle monete digitali?

Probabilmente ci saranno grandi cambiamenti che definiranno nuovamente l’idea di decentralizzazione. Già oggi possiamo osservare che Bitcoin si è evoluto verso un sistema che possiamo definire “centralizzato” di miniere di bitcoin molto grandi con una capacità di lavoro altissima controllate da poche persone.

Inoltre il valore della criptovaluta è determinato dalla quantità di monete digitali in circolazione e con la crescita a cui stiamo assistendo è difficile sapere se questo valore verrà mantenuto a lungo. Si prospettano sempre dei cambiamenti radicali quando nuovi attori che entrano in gioco!

Leggi anche: Monete fiat e criptovalute: chi contamina di più?

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