Bond oggi: un bel taglio dei titoli di Stato? Tremate gente!

A livello mondiale! Il problema del debito, se esplosivo per l’Italia, non è da meno per molti altri Paesi, a cominciare dagli Usa. A qualcuno piacerebbe quindi un netto “haircut” su cui gli economisti cominciano a esercitare le proprie fantasie. 

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Per ora la discussione è limitata al mondo degli economisti ma presto potrebbe passare al tavolo della politica. Il debito globale e non solo nei Paesi occidentali sta viaggiando ad alta velocità, con l’aggiunta di quello delle famiglie e del sistema produttivo. Per esempio negli Usa si calcola che proprio la componente “privata” sia fuori controllo, con il relativo rapporto sul Pil cresciuto dal 55% del 1950 al 168,5% del 2007 per poi scendere al 150% del 2018, dopo l’azione di “deleveraging” post crisi Lehman. Se si somma al debito pubblico si giunge a livelli da default del sistema. La situazione non è migliore in Europa: in Francia, caso significativo, il valore del debito/Pil ha ormai superato il 100% contro il 67% del 2007. Dell’Italia meglio non parlare!

Ipotesi a confronto

Il quadro sarà terribilmente aggravato dalla pandemia in corso. E’ inevitabile allora che ci si chieda quali strade possano essere percorse per intervenire drasticamente su una bolla destinata a esplodere se non si fa qualcosa. Le proposte avanzate sono molte e in alcuni casi radicali. Le analizziamo una per una.

  1. possibilità – Un taglio a livello mondiale del monte titoli di Stato di una percentuale che potrebbe variare dal 5 al 15%: la soluzione non sarebbe risolutiva ma eliminerebbe quanto meno l’incremento di nuovo debito dovuto al coronavirus, calcolato appunto dell’ordine di un 10% circa rispetto a quanto già accumulato fino al 2019. L’alluvione di credito destinato a rilanciare l’economia sarà infatti sopportabile solo da una ristretta cerchia di Paesi. La soluzione avrebbe il vantaggio di mettere tutti sullo stesso piano.
  2. possibilità – Più radicale rispetto alla precedente consisterebbe in una moratoria dei tassi, cioè in una specie di ridimensionamento di quelli nominali riconosciuti negli anni ai detentori di governativi. In Italia, per esempio, si va dal 9% di una scadenza 2023 allo 0,05% di una 2021. Perché non unificare il tutto su un livello unico? Un’ipotesi fra le tante potrebbe consistere in un 1%. Il costo globale del debito scenderebbe in misura rilevante senza penalizzare gli investitori riguardo al capitale detenuto. La Germania però non accetterebbe di sostenere un peso identico a quello della Grecia, così come gli Usa rispetto al Messico!
  3. possibilità – E’ estrema. Si tratterebbe di cancellare completamente il debito pubblico mondale ma l’impatto sarebbe devastante per fondi pensione, assicurazioni vita e mille altri prodotti finanziari. Arricchirebbe i Paesi ma impoverirebbe i cittadini, imponendo fra l’altro maggiori sacrifici a quelli delle nazioni virtuose, con il timore che spingerebbe probabilmente alla successiva creazione di altro debito.
  4. possibilità – Riguarda un’ipotesi da vera e propria repressione socio-finanziaria. Prevederebbe di alimentare inflazione per ottenere nel tempo un minore rapporto fra debito e Pil. In teoria funzionerebbe con il passare degli anni imponendo però duri sacrifici alle classi sociali più esposte all’aumento del costo della vita.
  5. possibilità – Introdurrebbe una specie di Chapter 11, norma del diritto fallimentare statunitense in base alla quale si può ristrutturare una società in dissesto finanziario con una forma di amministrazione controllata, tale da non impedire il proseguimento dell’operatività. In sintesi realizzerebbe un “haircut” del debito senza uno schema unico ma in base alle diverse situazioni.
  6. possibilità – Punirebbe solo chi ha investito sui Paesi più spendaccioni e quindi più generosi in termini di rendimenti: per esempio Italia, Grecia, Spagna e molti di quelli emergenti. A loro sarebbe imposto un taglio in relazione al livello di debito/Pil, con scalarità proporzionate all’attuale monte debito.

Mille battaglie e tanti feriti

Qualunque sia l’ipotesi più realistica da avanzare (sempre che attuabile concretamente!) si scatenerebbe comunque una guerra dai mille interessi che nessun protagonista della scena mondiale potrebbe portare a termine. Non certo le Banche centrali, inette e in parte responsabili della situazione in corso con le loro vecchie ricette monetaristiche; non certo i governi, condizionati dalla politica; non certo gli organismi sovranazionali – quale la Banca mondiale – inefficienti perfino nel risolvere i problemi dei singoli Paesi. La discussione, che sta per aprirsi, appare quindi più teorica che empirica ma porta a un consiglio: non esagerate nel gonfiare i portafogli – piccoli o grandi che siano – con titoli di Stato. I tempi del sono “comunque garantiti” apparteranno presto al passato.