Bond oggi: Btp, cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno!

Davanti alla negatività degli ultimi giorni tentiamo di valutare i margini di reazione, che esistono, seppur sempre più marginali. Meglio impostato il derivato, peggio le scadenze a due anni.

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Che il segnale rosso sia scattato per i nostri titoli di Stato è ancor più evidente dopo la pessima seduta di ieri. Proviamo allora a ribaltare la situazione e ad andare contrarian, cioè a verificare se ci sono spazi di recupero. Lo facciamo naturalmente utilizzando solo gli strumenti dell’analisi tecnica. 

Future con qualche margine

La pesante caduta di un altro martedì nero (-1,58%) non esclude qualche segnale di speranza prima del tracollo. L’arresto sui 134 trova riscontro in alcuni indicatori tuttora rivolti sul buy ma occorre che: 1°) il future long term non entri nell’area 132 – 128,2, dove si individua l’anticamera di un triangolo delle Bermude: lì infatti si romperebbe all’ingiù prima una trendline moderatamente ribassista, che sta sostenendo da settimane le oscillazioni del derivato, e poi il supporto di 128,2, oltre il quale scivolerebbe verso i minimi del 2018; 2°) che la media mobile a 200 sedute, già infranta dal 30 marzo, non assuma una spiccata inclinazione discesista. 

Btp 2067, ci vuole audacia!

Il classico benchmark di chi fa trading ha girato pesantemente sul rosso. Cerchiamo allora qualche indicazione positiva: 1°) i 94,7 euro della chiusura di ieri sono il frutto di un'esasperata giornata avversa con una variazione massimo-minimo del 7,12%, che si allinea a valori di altre sedute dopo le quali si sono manifestati dei rimbalzini; 2°) la distanza dal supporto chiave degli 86,1 è ancora rilevante; 3°) la volatilità media delle ultime tre settimane è risultata abbastanza modesta, con la riconferma del ruolo chiave dei 103,5, che costituisce ancora una possibile area di attrazione in presenza di un rialzo. Nel caso del 2067 gli spazi di reazione appaiono però più contenuti rispetto al derivato. 

Il decennale conferma il future

Eventuali disallineamenti di trend fra scadenze a dieci anni e il future long term portano a valutazioni particolarmente sfavorevoli. Ciò non sta avvenendo. Per esempio il Btp 3,5% 2030 (111,25 euro alla chiusura di ieri sera) dà questi segnali di provvisoria tenuta: 1°) è sopra due importanti e attigui supporti, soltanto infranti i quali (a 109,4 e a 107,8), se il ribasso proseguisse, la situazione diventerebbe effettivamente molto negativa; 2°) le medie mobili veloci non hanno ancora piegato brutalmente all’ingiù.

Per il due anni è un altro discorso

Si conferma il vero termometro da seguire, poiché le tensioni più violente vengono anticipate dalle scadenze corte, in base all’esperienza degli ultimi anni. Su questo fronte le indicazioni positive sono poche prendendo in considerazione, per esempio il Btp 5,5% 2022 (chiusura ieri a 110,25): 1°) è ancora sopra un supporto importantissimo (109,7); 2°) alcuni indicatori grafici individuano una possibile attenuazione della fase ribassista. 

Quell’asta fa sperare

L’emissione tramite sindacato di 16 miliardi ieri di nostri titoli di Stato contro una domanda di 110 miliardi è certamente la notizia più positiva, confermata da vari report di importanti banche mondiali che sostengono un “buy” per i Btp. Il quadro è tuttavia fragile e solo un preciso intervento della Bce può ricomporlo, sebbene il vero brutto segnale delle ultime settimane stia proprio nel fatto che le azioni di Eurotower non sono risultate finora risolutive, come era invece successo negli anni scorsi. Il tentativo quindi di vedere il bicchiere mezzo pieno può facilmente capovolgersi nel bicchiere mezzo vuoto ma qui si entrerebbe in considerazioni che nulla hanno a che vedere con l’analisi puramente tecnica delle quotazioni.