Bond oggi: Btp troppo tirati. Mercato ora da specialisti

Scendono gli scambi e non è solo colpa dell’estate. Le quotazioni appaiono troppo elevate e i piccoli investitori scompaiono. Intanto la Bce ne acquista negli ultimi due mesi per 25,82 miliardi di euro. 

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Salgono le quotazioni ma scendono i volumi, salvo in poche sedute. I margini di crescita per i Btp si assottigliano, dopo la nuova corsa iniziata a fine giugno. E gli scambi vanno nelle mani soprattutto degli specialisti, che soli possono gestire una situazione tornata a essere molto tesa in termini di potenziali ulteriori allunghi. L’esempio più significativo lo fornisce il 2,8% 2067 (Isin IT0005217390): rispetto agli oltre 35.000 contratti mensili di febbraio è sceso ai 7.500 di luglio e il trend è andato riducendosi di mese in mese. È vero che questo titolo non svolge più il ruolo di benchmark, superato dal 2,15% 2072 (Isin IT0005441883) e dai 2051, sia nella versione a tasso fisso sia in quella inflation linked. Rappresenta però pur sempre uno dei Btp più seguiti da chi opera sui governativi.

Il retail ha fatto marcia indietro

La “vecchia” clientela del trading è diventata marginale negli scambi veloci dei Btp e lo confermano i singoli contratti relativi al 2072, i cui corrispettivi sono cresciuti nettamente, mentre quelli sotto i 10.000 euro risultano sempre più trascurabili. Il quadro generale è certamente condizionato da molti fattori anche tecnici, a cominciare dalla stagionalità, evidente per luglio e agosto ma non giustificabile per i mesi precedenti, quando il fenomeno si era già manifestato. La presenza della Bce appare lampante e i numeri lo confermano: Eurotower ha effettuato acquisti di Btp per 25,82 miliardi di euro nel corso degli ultimi due mesi, in lieve ribasso rispetto ai 26,12 miliardi del bimestre precedente. Intanto però la stessa Bce ha ammesso di recente – per voce del suo vice presidente Luis de Guindos – che gli stimoli potranno essere ridotti appena il ritmo delle vaccinazioni raggiungerà un livello adeguato e l’economia tornerà a stabilizzarsi, il che fa pensare che la mano istituzionale potrebbe presto cominciare a ritirarsi, prima di quanto non dichiari la Lagarde. L’ulteriore marginalità dei Btp è quindi agli sgoccioli e inevitabilmente ciò si traduce in una marcia indietro dei piccoli e medi investitori spaventati anche dalle minacce inflattive.

Future forte? No, fortissimo

La conferma della corsa quasi esagerata dei Btp la fornisce il derivato, che ha rotto al rialzo la resistenza dei 153,3 ed è salito a 155 punti, sempre sostenuto con precisione dalla media mobile a 10 periodi. Con 18 sedute positive e solo 6 negative da inizio luglio, trova però un elemento di incertezza nell’indicatore Rsi a 14 periodi, attestato a 81,5: troppo alto! Nel caso delle scadenze lunghe dei singoli Btp graficamente la fase rialzista ha ancora qualche modesto margine di crescita. Una dimostrazione? L’1,7% 2051 è prossimo ai livelli già toccati a dicembre 2020, nonché a gennaio e febbraio 2021. Un quarto massimo da record è ipotizzabile ma per arrivarci saranno necessarie alcune sedute. 

La controprova del decennale

Intanto il rendimento del dieci anni si è attestato ieri sera allo 0,56%, non molto sopra i minimi storici, realizzatisi tuttavia in condizioni molto diverse da quelle attuali. La compressione esagerata allontana ora perfino coloro che hanno riacquistato Btp a maggio (sull’1,12%) e a giugno (sullo 0,92%), in corrispondenza di due massimi dello yield che solo chi conosce bene le regole dei mercati poteva individuare. Ai più acquistarli in quelle fasi appariva invece una sfida e così pochi hanno saputo coglierla con precisione.