Bond oggi: confronto fra rendimenti, meglio il 5,1 o il 5,4%?

Dopo l’impazzata primaverile i valori cominciano a scendere. Eppure high yield e CoCo restano ancora sopra il 5%. Un’analisi di due strumenti utili in tal senso. 

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Dato per acquisito che l’utilizzo degli Etf, in ambito obbligazionario, è consigliabile per chi ha un obiettivo di reddito di medio/lungo termine, e che in alcuni casi diventa una scelta obbligatoria per alcune tipologie di strumenti, si tratta di stabilire il livello di yield lordo desiderato: poniamolo per esempio al 5%. Per garantirlo abbastanza stabilmente si può fare ricorso a due sole categorie di sottostanti, gli high yield societari e i CoCo bancari. Mettiamo allora in campo tutte le forze per effettuare un match all’insegna esclusivamente del rendimento. Stabilendo alcune regole:

  1. Nella fase attuale meglio preferire sottostanti a cambio coperto €/$, visto che nella stragrande maggioranza le emissioni più redditizie su entrambi i fronti sono espresse appunto nel biglietto verde.
  2. Altrettanto importante è reperire prodotti a elevati scambi e se possibile a contenuto Ter (costo annuo di gestione), per ottimizzare la redditività cedolare, sebbene occorra tenere conto dell’onere dell’hedge.

Tanti cloni ma due vincenti

Con i parametri stabiliti si ottiene una vasta selezione di Etf, ma fissando poi il livello di yield al 5% la lista si riduce inevitabilmente e porta a due fondi a replica passiva che soddisfano tutti i requisiti. Sono, nel caso degli high yield, il Pimco Us Short Term High Yield Eur Hedged e, per i CoCo bancari, l’Invesco AT1 Capital Bond Eur Hedged. Vediamo come si stanno comportando nella fase in corso.

Il Pimco Us Short Term High Yield Eur Hedged (Isin IE00BF8HV600 – valuta di denominazione Eur – Ter 0,60%) supera di poco nella condizione attuale il livello del 5%, attestandosi al 5,1%. Che deriva dal versamento mensile di un importo di circa 0,30-0,32 euro, sebbene a giugno si vada quasi sempre sopra e a maggio sotto. L’ammontare dipende naturalmente da diversi fattori ma consente una continuità di cash in entrata che può costituire un fattore decisamente positivo per molti risparmiatori. Considerando che i sottostanti hanno scadenze fra 1 e 5 anni – di qui la definizione short term – si evidenzia una volatilità minore rispetto a quella di altri Etf high yield, riferiti a tutta la curva delle vite residue. Forte il “drawdown” (-18%) di marzo ma da allora è iniziata una progressiva ripresa che lo sta riportando sulle quotazioni pre crisi. Bene le dimensioni del fondo, elevate le contrattazioni (sulle 40-50 al giorno) e assolutamente sotto controllo gli spread di mercato.

L’Invesco AT1 Capital Bond Eur Hedged (Isin IE00BFZPF439 – valuta di denominazione Eur – Ter 0,39%) ha come sottostanti le obbligazioni bancarie subordinate di ultima generazione, definite Contingent Convertible, da cui la sigla CoCo. Attualmente il suo rendimento si posiziona sul 5,4% ma era nettamente salito fra marzo e giugno, in presenza della correzione da Covid, che ha colpito molto il debito subordinato bancario. Soddisfa comunque ancora il requisito del 5% lordo, che scaturisce da cedole trimestrali sui 0,27 euro. Se anche le due prossime (a metà settembre e a dicembre) si attestassero su questo importo lo yield scenderebbe al 5,3%, adempiendo comunque alla condizione fissata. Inevitabilmente maggiore la volatilità media dello strumento, che attualmente si aggira sul 19-20% ma che nei mesi scorsi era salita ben oltre. Rilevanti anche in questo caso le dimensioni dell’Etf, mentre sul fronte scambi si registrano valori più bassi rispetto al precedente ma comunque mediamente sui 15-20 giornalieri. Il rimbalzo post Covid ha ormai quasi consentito un ritorno ai livelli di prezzo di inizio anno, grazie all’effetto indiretto delle azioni della Banche centrali, che hanno maggiormente stabilizzato proprio il debito subordinato.  

L’uno o l’altro?

In termini di rendimento il superamento del 5% rappresenta una favorevole linea di arrivo nelle condizioni attuali dei mercati obbligazionari. La vera domanda sta piuttosto se oggi non convenga cominciare a rivalutare le corrispondenti versioni a cambio scoperto, dato il già forte indebolimento del dollaro sull’euro. Forse è presto ma nell’arco di qualche mese un eventuale affiancamento agli “hedge” anche di “non hedge” potrà diventare un motivo per conquistare qualcosa in più come rendimenti, a causa anche di quotazioni che stanno avvicinandosi a quelle di probabile target.