Bond oggi: follie da yield! Azionari contro obbligazionari 10:1

Il crollo delle quotazioni ieri sta stravolgendo i rapporti di mercato, con una corsa dei rendimenti azionari oltre ogni limite. Sono sostenibili? 

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Verrebbe voglia di dire: stiamo zitti! Davanti al dolore di tante persone che muoiono, che soffrono e che combattono per la vita degli altri solo il silenzio avrebbe un senso. Anche questa mattina però i mercati aprono (per quanto ancora?) e milioni di piccoli e medi investitori si preoccupano dei propri risparmi che rischiano di andare in fumo. Facciamo allora il punto giornaliero, questa volta un po’ diverso. Occorre infatti segnalare una gigantesca anomalia che potrebbe portare a stravolgimenti: il rapporto fra dividendi azionari e yield obbligazionari ha rotto i livelli di guardia. Ai vecchi tempi allineato all’incirca attorno all’1:1, poi sceso verso il già atipico 4/5:1, ora ha raggiunto livelli semplicemente assurdi. Perché se ieri debolezze improvvise hanno colpito Btp e molti “colleghi” europei, con francesi e spagnoli in prima linea, confermando una volta di più come le Banche centrali siano un covo di incapaci e soprattutto di gente lontanissima dalla realtà dell’economia di tutti i giorni, quanto è successo sul fronte azionario ha alzato i rendimenti da dividendi verso quote strabilianti, ancorché irragionevoli. Numeri alla mano ecco qualche confronto.

Intesa Sanpaolo: 13% contro 1% circa

Sulla base dei numeri di ieri sera il “dividend yield” della maggiore banca italiana è salito al 13,1% (0,192 euro con pagamento previsto il 20/5 rapportato alla quotazione di 1,4628 euro). Lo yield medio delle scadenze obbligazionarie 2020-2023 si aggira sullo 0,80-0,90% con punte al rialzo solo per i Tier 2 dove si supera il 2%, sebbene con l’incertezza di spread altalenati.

Unicredit: 9% contro una media del 2%

L’altro maggiore istituto italiano registra questa situazione: “dividend yield” all’8,9% (0,63 euro con pagamento previsto il 22/4 rispetto a 7,066 di quotazione). In tale caso la forchetta dei rendimenti obbligazionari si allarga dallo 0,80-0,90% delle senior corte al 3% di lunghe e subordinate, con l’eccezione delle Tier 2 extralunghe (2032-2034) in dollari salite oltre il 5%, per quanto simili valori siano penalizzati da scambi inesistenti. Una media attendibile si colloca quindi sul 2% considerando l’intera curva delle scadenze. 

Enel: 6,3% contro al massimo 0,66%

La rilevante corsa del titolo nel 2019 aveva ridotto il rendimento azionario, che ieri è tuttavia risalito al 6,3% (0,16 euro già pagato a gennaio più presumibile 0,17 euro a luglio rispetto alla quotazione di 5,226 euro della chiusura di ieri). Le emissioni obbligazionarie in euro si muovono fra 0,33% e 0,66% di yield, con uno scatto solo per quelle in dollari e comunque lunghe, collocate sul 2,7-2,9%, sebbene un confronto – date le due diverse valute – non sia corretto.

Bmw: 7,9% contro 0,5%

Usciamo dai confini nazionale ed entriamo in quello delle corporate. Il “dividend yield” del costruttore automobilistico tedesco si colloca al 7,9% (stime del dividendo versato nel 2020 3,5 euro – benché non ancora ufficializzato – rispetto alla quotazione di 44,4 euro). Le emissioni obbligazionarie tutte in euro presenti su Tlx non riescono a superare l’1% di yield e nella maggioranza dei casi sono nettamente sotto, aggirandosi fra 0,30% e 0,70%. Indichiamo allora come valore medio lo 0,5%. 

Tutto questo ha senso?

E’ evidente la forzatura, destinata a non reggere perché o si assisterà a forti ridimensionamenti dei dividendi (forse già nel 2020!) o a rimbalzi delle quotazioni azionarie. Sul fronte invece dei bond un po’ le “gaffe” della Lagarde e un po’ le forti preoccupazioni dell’economia hanno stravolto ancor più il mercato, frazionandolo in due: da una parte i “super solidi”, ampiamente sotto l’1%, e dall’altra i più o meno rischiosi, che ieri hanno registrato in alcuni casi rilevanti rialzi dei rendimenti, da attribuire però a quotazioni rese casuali da un mercato sempre più illiquido.