Bond oggi: valute emergenti in recupero? L’ipotesi ci sta

In presenza di un dollaro debole e di un oro forte di solito se ne manifesta un rafforzamento. La prudenza però è d’obbligo per gli obbligazionisti. I livelli da seguire dei cinque più importanti cross. 

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Tutto al contrario di quanto ci si aspettava. Di solito la debolezza del dollaro e la forza dell’oro sono favorevoli per le valute emergenti, il che è dovuto a una complessa concatenazione di fattori. Nel 2020 sta succedendo invece l’opposto. L’euro si è consolidato del 46% sul real brasiliano, di quasi il 32% sulla lira turca, del 31,6% sul rand sudafricano, del 25,4% sul rublo russo e del 24,6% sul peso messicano. Da molti anni non si vedeva una simile disfatta, che trova riscontri un po' meno marcati nel confronto invece con il biglietto verde. Ciò è successo mentre i tassi di interesse nei Paesi emergenti scendevano a capofitto, comportando forti rialzi delle quotazioni delle emissioni obbligazionarie espresse nelle relative valute. Il bilancio complessivo è risultato favorevole solo per chi – attivo con conti nelle diverse divise – ha sfruttato inefficienze di prezzo e movimenti delle curve talvolta molto accentuati. Ora la situazione potrebbe però cambiare, poiché un dollaro indebolito assieme a politiche monetarie espansive aiutano lo sviluppo delle economie “emerging”, non impattano più di tanto sulle loro esportazioni e riducono il peso dei rispettivi debiti espressi in Usd. Almeno così fa prevedere la teoria economica. 

Una situazione particolare

Molti analisti e gestori ritengono che un’anormalità così vistosa sia destinata a durare poco e quindi cominciano a riprogrammare nei propri obiettivi futuri di investimento le “currencies” dei Paesi finora bastonati di più. Si tornerà alla normalità? Forse meno di quanto ci si aspetti ma l’avvio di un’inversione è probabile, anche perché dovuta a fattori politici e strategici. L’analisi grafica dei cambi evidenzia in effetti degli eccessi sui cross con l’euro, che prima o dopo dovranno rientrare. Ciò favorirà proprio gli obbligazionisti, in quanto le statistiche dimostrano come i due terzi delle performance (ma purtroppo anche delle perdite) in tale ambito derivino dal fattore valutario. Negli ultimi tempi la relativa onda è stata lunga e penalizzante. Presto potrebbe cambiare direzione. Quando avverrà? Ecco dei valori di cambio con l’euro oltre i quali i “sell” in corso si trasformerebbero in “buy”.

Lira turca – Gli 8,6-8,8 Eur/Try delle ultime sedute potrebbero costituire un picco ma un segnale di inversione scatterebbe solo a un ritorno sotto i 7,9. La distanza è rilevante ma la situazione nettamente debilitata consiglia estrema prudenza. Meglio perdere parte del percorso “riabilitativo” piuttosto che andare a sbattere contro false indicazioni, sebbene la lira sia abbastanza affidabile nei trend tecnici (almeno questo!).

Peso messicano – Qualche timido segnale di rafforzamento c’è già ma l’attuale cross dei 26,2-26,5 necessita di ben altre conferme. Un livello di inversione si può identificare prima sotto i 25,8 Eur/Mxn e poi alla rottura dei 24,4, dove fra l’altro avverrebbe l’incrocio con la media mobile a 200 sedute.

Rand sudafricano – L’aver toccato un doppio minimo storico sui 20,7 può far sperare in un riavvio di normalizzazione, aiutato dall’oro di cui il Paese è esportatore. Solo una ricomparsa sotto i 18,9 riporterebbe però fiato, come conferma ampiamente l’analisi grafica, inequivocabile proprio in quest’ultima area.

Real brasiliano – A quasi 6,58 Eur/Brl ha rotto ogni livello per molteplici fattori, fra cui primario il dilagare del Covid. Anche in questo caso occorre un netto rimbalzo per valutare un posizionamento, a meno che si entri con piccoli lotti su scadenze relativamente lunghe, che però quotano non poco sopra 100. Il fattore divisa è quindi decisivo per sfruttare una situazione mai rilevatasi in passato. Un’inversione? Almeno sotto i 6,2 Eur/Brl.

Rublo russo – Qui è la politica internazionale a condizionare una valuta che aveva ripreso forza nella seconda parte del 2019. Al minimo storico sull’euro di 86,8 è tassativa un’inversione netta, con un recupero almeno degli 80 ma ancor più dei 75.

Simultaneità 

Come la debolezza si è manifestata globalmente su tutte e cinque le valute occorre ora che ciò si manifesti in misura altrettanto netta in direzione opposta. Unicamente così si annuncerebbe in effetti l’inversione di trend di cui si diceva all’inizio. Se soltanto una o due “emerging currencies” riprendessero forza si tratterebbe infatti di vicende distinte senza una sincronia di movimenti, fondamentale per intuire che una fase stia per chiudersi.