Bond oggi: cosa vendere per comprare il Btp Futura, sempre che…

L’inizio dell’estate è un ottimo momento per fare il punto sui rendimenti delle obbligazioni in portafoglio e realizzare eventuali messe a punto. Il debutto del nuovo governativo italiano va sfruttato come occasione in tal senso. 

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L’attesa per conoscere i tassi del nuovo Btp Futura è ormai questione di ore. Deluderà o entusiasmerà? Inutile esercitarsi in previsioni poco attendibili. Meglio ipotizzare piuttosto delle “pulizie” di portafoglio per valutare quali titoli vendere in una fase certamente poco interessante per tanti rendimenti allo scopo di fare spazio all’esordiente titolo di Stato italiano, soprattutto nel caso fosse più generoso di quanto il mercato non si aspetti. Un punto di riferimento è inevitabile in questo esercizio: riguarda la profittabilità sotto la quale appare consigliabile vendere bond detenuti. Può essere fissata nell’1% lordo, livello abbastanza elevato, sotto cui si muove un intero mondo.

Quelli da fare fuori

C’è tuttavia un problema: nella fase in corso non poche emissioni soprattutto bancarie appaiono illiquide o poco liquide, impedendo di fatto “switch” facili, fondamentali invece perché margini aggiuntivi dell’ordine già solo del 20-30% possono alzare lo yield medio di un portafoglio non di poco. I primi da valutare nella ramazzata sono i bancari a tasso variabile e quelli denominati “fix-to-float”, ovvero misti con una prima parte a tasso fisso (spesso scaduta) e una seconda appunto a tasso variabile. Un esempio limite riguarda il sempre iper scambiato Cdp 2026 (Isin IT0005374043), che il 28 giugno 2021 si trasformerà da fisso 2,7% in variabile Euribor 3 mesi + 1,94%. Alla quotazione attuale di 102,1 euro garantisce il 2,31% lordo, che è improbabile possa essere avvicinato dal Futura, perfino nell’ottica di un confronto rispetto alla struttura variabile. Qui siamo forse oltre il confine ma sotto c’è tanto da prendere in considerazione, a cominciare dai “fix-to-float” con scadenze a due-tre anni, fra i quali vari quotano sui 99/100 con discreta liquidità. Qualche esempio: l’Intesa Sanpaolo “fix-to-float” Cap&Floor 28fb22 (Isin IT0005161358) quota sui 99,6, mentre sui 99,5 si colloca l’Intesa Sanpaolo “fix -to-float” Cap&Floor 31mz22 (Isin IT0005163677) e sui 99,9 il Bnl Tv 31ge21 (Isin IT0005318628), mentre sopra 100 e talvolta parecchio sopra si trovano non pochi tassi fissi emessi anni fa e dalle cedole generose. Un esempio per tutti quello riferito al Mediobanca 5,75% 2023 (Isin IT0004917842), trattato sui 108-109, con yield lordo sull’1,6%.

Il fisco può molto

Il fattore di cui tenere conto è in effetti quello dell’aliquota cui sono soggetti i vari titoli: tutti quelli appena citati (salvo Il Cdp) lo sono - come noto - al 26% contro il 12,5% dei governativi, differenza non da poco nella valutazione finale, che logicamente dipende dal prezzo di carico di ogni singola operazione. L’ipotizzare quindi – come si diceva – la barriera dell’1% lordo può essere una scelta corretta, considerando però che il Btp Futura ha una scadenza a dieci anni e quindi una rischiosità inevitabilmente maggiore derivante da vari fattori. Al di là comunque della validità o meno del nuovo governativo, l’esercizio di riprogrammare il portafoglio in funzione dei rendimenti medi e di quelli dei singoli titoli è un esercizio imprescindibile, che porta spesso a conclusioni inattese. Anche perché proprio la crisi da Covid ha trasformato l’intero scenario, rendendo necessaria una verifica puntuale e possibilmente ripetitiva nel tempo dell’andamento delle quotazioni. Il Btp Futura quindi è solo un’occasione in tal senso.