Bond oggi: yield del 10 anni Usa quasi all’1% ma non è Orso

Intanto il dollaro rompe la barriera degli 1,20. Il doppio indebolimento riavvicina livelli di entrata sull’obbligazionario Usa. Con uno “switch” però dai tassi fissi agli “inflation”. 

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Le ultime quarantotto ore sono state tutte all’insegna di un forte movimento rialzista per il rendimento del decennale Usa, che ha addirittura toccato lo 0,964%. È seguito poi un ritracciamento verso lo 0,93%, con successiva elevata volatilità. Si tratta di un segnale tutt’altro che marginale, visto che è avvenuto con una certa violenza, confermando un trend rialzista – e quindi ribassista per le quotazioni - in atto da agosto. Se si fosse trattato soltanto di una fiammata momentanea la tendenza poteva essere imputata a qualche improvvisa svolta da “risk on”. Si è manifestata invece con una progressività abbastanza regolare, seppur in presenza di alti e bassi. 

L’evoluzione del Future

Il derivato sul Us 10 Year T-Note ha ovviamente confermato il cambiamento di direzione. Occorre però segnalare che se su periodicità quotidiana è sceso ai minimi da aprile, su quella settimanale ha sì evidenziato debolezza ma in un contesto di quotazioni ancora alte, che solo la rottura dei 131,8 contro la chiusura ieri a 137,65 stravolgerebbe. Ce n’è davvero tanto di percorso da fare perché il governativo Usa torni nella tana dell’Orso. Intanto il Future si trova sul supporto dei 137,44 ed è sceso – relativamente all’Rsi - per la prima volta da settimane sotto la linea di ipervenduto. Importante osservare adesso i 137,09, valore che riporterebbe il derivato a livelli inesplorati da marzo, mettendo alle spalle l’accentuata forza del Toro estivo e autunnale.

Andare short? Non ancora

In questo contesto potrebbe essere legittima la tentazione di passare su uno strumento short, nel caso specifico a leva 2, data l’assenza su Borsa Italiana di un Etf a replica lineare. Il Lyxor 10 years Us Treasury Daily -2 (Isin FR0011607084) non dà però avvisaglie di una reale inversione né di un aumento degli scambi, come se il mercato non credesse a quanto sta avvenendo da alcuni giorni. Si trova tuttavia su un supporto da cui si è in genere mosso al rialzo, sebbene la tipologia del prodotto porti a inefficienze di breve periodo che vanno solitamente superate con variazioni ben più rilevanti.

Il dollaro, altro motivo di debolezza

La parallela debilitazione del dollaro, che ha rotto quota 1,20, salendo oltre gli 1,21, è un secondo motivo di tensione per l’obbligazionario Usa, il quale addensa ciò nondimeno condizioni interessanti per un rientro futuro, soprattutto se il Treasury passasse la quota dell’1% di rendimento e il biglietto verde si muovesse verso 1,23/1,25. La contemporaneità delle rispettive perdite di vigore costituirebbe un segnale per un primo “buy” su un piano di acquisti da strutturare su più livelli, adeguando il tutto alle singole capacità di investimento. Attenzione tuttavia a ipotizzare un “sell-off” di Treasury e corporate in $ nel breve e medio periodo. Non bisogna dimenticare che il governativo Usa è reduce da un trend trentennale di corsa al rialzo delle quotazioni e quindi al ribasso dei rendimenti. Una forza storica così rilevante porta inevitabilmente a escludere spallate violente.

Tutti convinti di una sola opzione

Torna piuttosto d’attualità la raccomandazione sentita più volte sul mercato negli ultimi tempi, quella cioè di trasferire parte delle posizioni detenute su tassi fissi in dollari verso gli “inflation linked”. È una scelta che ha già dato soddisfazioni ma che potrebbe darne ancor più se si considera che il cosiddetto break-even inflation rate, consistente nella differenza tra rendimento di un’obbligazione a tasso fisso e ritorno reale di un bond “linker” (indicizzato appunto all’inflazione) è salito all’1,84% per il decennale e al 1,95% per il trentennale. Su questo fronte una prima spallata c’è e lo ammettono anche coloro che non credono in un violento risveglio inflattivo. Il quadro si sta quindi muovendo e occorre tenerne conto perché sulla doppia linea di fuoco – risveglio del costo della vita e dollaro debole – si individua un tema potenzialmente vincente nel 2021.