Asia-Pacific ancora in negativo. Il Nikkei 225 perde l'1,39%

Dopo una seduta di arretramento per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi ancora il Nasdaq, deprezzatosi dell'1,21% martedì), alla riapertura degli scambi in Asia la tendenza si è fatta maggiormente contrastata, per quanto ancora complessivamente in negativo.

Dopo una seduta di arretramento per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi ancora il Nasdaq, deprezzatosi dell'1,21% martedì), alla riapertura degli scambi in Asia la tendenza si è fatta maggiormente contrastata, per quanto ancora complessivamente in negativo. In vista della decisione sulla politica monetaria della Federal Reserve (attesa in giornata), gli investitori metabolizzano le trimestrali della Corporate America, che hanno date buone indicazioni per il settore tecnologico (le Big Tech Apple, Microsoft e Alphabet hanno tutte fatto meglio del consensus), mentre continuano le pressioni per la stretta di Pechino su diversi settori. Il risultato è un ulteriore calo di circa il 30% per l'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.

Sul fronte valutario il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è poco mosso come lo è lo yen sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 perde l'1,39% (fa meglio l'indice più ampio Topix, deprezzatosi comunque dello 0,95%). Sul fronte macroeconomico, l'indice anticipatore del Giappone è calato in maggio a 102,6 punti dai 103,8 punti di aprile, quando si era attestato sui massimi dai 104,5 punti segnati nel febbraio 2014. Il dato è in linea con la lettura preliminare comunicata a inizio mese. L'indice di coincidenza, che sintetizza lo stato attuale dell'economia, è invece sceso a 92,1 punti dai 95,3 punti precedenti, contro i 92,7 punti del dato flash.

Parziale recupero per le piazze cinesi dopo le pesanti perdite registrate nelle due precedenti sessioni. A meno di un'ora dal termine degli scambi Shanghai Composite e Shenzhen Composite sono ancora in declino di circa lo 0,60% e lo 0,80% rispettivamente, contro il rialzo intorno allo 0,20% dello Shanghai Shenzhen Csi 300. In positivo Hong Kong: l'Hang Seng guadagna infatti circa lo 0,70% (fa meglio l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, il cui progresso è ampiamente superiore all'1%). Contrazione intorno allo 0,30% per il Kospi di Seoul, mentre a Sydney è stata dello 0,70% la flessione dell'S&P/ASX 200 in chiusura. L'indice dei prezzi al consumo è cresciuto in Australia del 3,8% annuo nel secondo trimestre 2021, contro l'1,1% del precedente periodo. Il dato, che si confronta con il 3,7% del consensus di Bloomberg, si attesta sui massimi dal 2008.

(RR - www.ftaonline.com)