Dopo una chiusura d'ottava in deciso recupero per Wall Street (migliore dei tre principali indici newyorkesi ancora il Nasdaq, in rally del 3,82% venerdì), la nuova settimana inizia sui mercati asiatici con una tendenza maggiormente contrastata. Mentre restano i timori per una possibile recessione innescata dalla stretta monetaria della Federal Reserve (Fed), il principale fattore ribassista sono i dati macroeconomici in arrivo da Pechino. In aprile la produzione industriale è scesa a sorpresa in Cina del 2,9% annuo, contro la precedente crescita del 5,0% e il rialzo dello 0,4% del consensus di Reuters. Le vendite al dettaglio sono invece crollate dell'11,1% annuo, dopo il declino del 3,5% di marzo e contro la flessione del 6,1% stimata dagli economisti. Il risultato è comunque di un rialzo intorno allo 0,20% per l'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.
Sul fronte valutario il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è in marginale rialzo ma il parallelo rafforzamento dello yen sul biglietto verde non impedisce a Tokyo di chiudere in positivo: il Nikkei 225 guadagna infatti lo 0,45% (segno opposto per l'indice più ampio Topix, che limita comunque allo 0,05% il suo declino). Sul fronte macroeconomico, in aprile i prezzi alla produzione sono rimbalzati in Giappone del 10,0% annuo, in ulteriore accelerazione rispetto al 9,7% di febbraio e marzo (e all'8,9% in gennaio) e contro il 9,4% del consensus di Reuters. La crescita si attesta sui massimi da quando nel 1981 si era iniziato a elaborare l'attuale statistica.
La People's Bank of China (PboC) mantiene invariato al 2,85% il tasso sulla medium-term lending facility (Mlf) a un anno, lasciando intendere di non avere intenzione di modificare il loan prime rate annuale (che si basa sulla Mlf), fermo al 3,70% dallo scorso dicembre (dopo un taglio di 5 punti base). A meno di un'ora dal termine degli scambi Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 perdono circa lo 0,20% e lo 0,60% rispettivamente, contro uno Shenzhen Composite che si muove intorno alla parità. In positivo invece Hong Kong: l'Hang Seng segna infatti una crescita di circa lo 0,30% (fa anche meglio l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, con un progresso intorno allo 0,50%). A Seoul il Kospi è solo in marginale rialzo, mentre a Sydney è stato dello 0,25% il guadagno dell'S&P/ASX 200 in chiusura.
(RR - www.ftaonline.com)