Asia-Pacific contrastata ma il Nikkei 225 guadagna lo 0,59%

Dopo una seduta di deciso arretramento per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi ancora il Nasdaq, deprezzatosi dell'1,66% mercoledì), alla riapertura degli scambi in Asia la tendenza si è fatta maggiormente contrastata.

Dopo una seduta di deciso arretramento per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi ancora il Nasdaq, deprezzatosi dell'1,66% mercoledì), alla riapertura degli scambi in Asia la tendenza si è fatta maggiormente contrastata. Principale fattore ribassista rimane il rimbalzo dell'inflazione in Usa, su livelli mai toccati dal 1990. L'impennata dei prezzi al consumo ha spinto in rialzo i rendimenti dei Treasury mentre i mercati scommettono che la Federal Reserve dovrà ricorrere a un aumento del costo del denaro ben prima di quanto previsto. Mentre la reazione degli investitori all'inflazione Usa è puntare su oro (sui massimi degli ultimi cinque mesi) e Bitcoin, il clima contrastato viene confermato da un indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, che si muove intorno alla parità.

Sul fronte valutario il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è poco mosso come lo è lo yen sul biglietto. A Tokyo il Nikkei 225 guadagna lo 0,59% (fa peggio l'indice più ampio Topix, apprezzatosi comunque dello 0,32%). Sul fronte macroeconomico, in ottobre i prezzi alla produzione sono rimbalzati in Giappone dell'8,0% annuo, contro il 6,3% di settembre e il 7,0% del consensus. La crescita si attesta sui massimi addirittura dal gennaio 1981. Su base sequenziale l'indice è invece aumentato dell'1,2% dopo il rialzo dello 0,3% di settembre.

In ottobre le banche cinesi hanno erogato prestiti per 826 miliardi di yuan (112 miliardi di euro al cambio attuale), dimezzati rispetto ai 1.660 miliardi (226 miliardi di euro) di settembre. I prestiti in essere sono invece aumentati lo scorso mese in Cina dell'11,9% annuo, come in settembre: la crescita si attesta sui minimi dall'11,6% del maggio 2002. Rialzi dell'1,15% e dell'1,61% rispettivamente per Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen, contro il progresso dell'1,14% dello Shenzhen Composite. In positivo anche Hong Kong: a meno di un'ora dal termine degli scambi l'Hang Seng guadagna infatti circa l'1% (fa anche meglio l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, con un rialzo intorno all'1,50%). Flessione dello 0,17% per il Kospi di Seoul, mentre a Sydney l'S&P/ASX 200 ha segnato una perdita dello 0,57% in chiusura.

(RR - www.ftaonline.com)