L'inflazione spaventa l'Asia e il Nikkei 225 perde il 2,49%

Dopo una sessione in deciso arretramento per Wall Street (i tre principali indici newyorkesi hanno tutti segnato contrazioni intorno al 2% mercoledì), la tendenza in negativo è stata confermata alla riapertura degli scambi sui mercati dell'Asia.

Dopo una sessione in deciso arretramento per Wall Street (i tre principali indici newyorkesi hanno tutti segnato contrazioni intorno al 2% mercoledì), la tendenza in negativo è stata confermata alla riapertura degli scambi sui mercati dell'Asia. Principale fattore ribassista restano i timori sulla ripresa dell'inflazione. Timori confermati dal dato sull'indice dei prezzi al consumo Usa diffuso mercoledì. La Federal Reserve ribadisce che l'aumento dovrebbe essere temporaneo, ma come nota Tai Hui, analista di Jp Morgan Asset Management, la credibilità dell'istituto centrale di Washington è oggi messa significativamente alla prova. Il tema dell'inflazione si unisce alle preoccupazioni sullo sviluppo della pandemia, con Taiwan che potrebbe essere costretta a un lockdown, quanto meno parziale. Il risultato è un declino intorno allo 0,40% per l'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, a fronte per altro della chiusura per festività di molte piazze, da quella di Mumbai a quella di Singapore.

Sul fronte valutario il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è poco mosso come lo è lo yen sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 perde un netto 2,49% (fa meglio l'indice più ampio Topix, deprezzatosi comunque dell'1,54%). Sul fronte macroeconomico, l'Economy Watchers corrente (sondaggio che determina la fiducia tra i lavoratori in Giappone in relazione all'attività economica e permette di anticipare la spesa dei consumatori) è calato in aprile a 39,1 punti dai 49,0 punti di marzo. Il surplus delle partite correnti del Sol Levante ha invece segnato in marzo un rimbalzo del 37,3% annuo, dopo il declino del 4,7% di febbraio, nell'ottantunesimo mese consecutivo di avanzo. In aprile i prestiti erogati dagli istituti di credito nipponici sono saliti del 4,8% annuo, contro il progresso del 6,2% di marzo.

In aprile le banche hanno erogato in Cina prestiti per 1.470 miliardi di yuan (188 miliardi di euro al cambio attuale), quasi dimezzati rispetto ai 2.730 miliardi (250 miliardi di euro) di marzo. I prestiti in essere sono invece cresciuti lo scorso mese in Cina del 12,3% annuo, contro il 12.6& di marzo (12,9% in febbraio) e il 12,5% atteso dagli economisti. A meno di un'ora dal termine degli scambi Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 perdono oltre l'1% entrambi, contro un ribasso intorno allo 0,70% per lo Shenzhen Composite. Male anche Hong Kong: l'Hang Seng è infatti in calo di circa l'1,30% (fa peggio l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, con un declino intorno all'1,50%). Flessione ampiamente superiore all'1% per il Kospi di Seoul, mentre a Sydney l'S&P/ASX 200 segna una perdita dello 0,88% in chiusura.

(RR - www.ftaonline.com)